Al FSM di Tunisi: Lo sfruttamento di gas e petrolio: strategie di lotta e costruzione di una rete di resistenza"

il: 28 Marzo 2013

Con una manifestazione molto partecipata, che ha riempito per tutto il pomeriggio le strade di Tunisi, si è aperto ieri il Forum Sociale Mondiale. Gli attivisti che si battono contro ogni forma di mercificazione e finanziarizzazione dell’acqua, arrivati nella capitale tunisina dai cinque continenti, hanno sfilato fianco a fianco al Forum contro le Grandi Infrastrutture Inutili e Imposte guidato dal movimento NO TAV, che raduna comitati che resistono alla devastazione del territorio in Italia, Francia e Germania.

Ma già nella giornata di lunedì, fino a tarda sera, la città è stata animata da riunioni e assemblee preparatorie delle diverse reti che si sono date appuntamento al Forum. Fra queste il Water Justice Day, promosso dal  Forum Italiano dei Movimenti per l’acqua e dal Movimento Europeo, proprio in questi giorni impegnati in un rush collettivo, attraverso l’Iniziativa dei Cittadini Europei (www.acquapubblica.eu), per bloccare la furia privatizzatrice della Commissione Europea.

Da Tunisi si leva l’appello degli attivisti greci per fermare la vendita delle società di gestione dell’acqua di Salonicco e Atene. Si chiamano EYATH e EYDAP e sono tra i tanti beni pubblici finiti nell’inquietante fondo ellenico per la valorizzazione degli asset statali, che sta vendendo l’intero paese pezzo per pezzo a prezzi da discount.

Vedere per credere: www.hradf.com. Significativa anche la partecipazione degli attivisti indiani, che continuano a battersi contro la costruzione delle dighe sul fiume Narmada, dei sudafricani, che da anni lottano contro l’installazione dei contatori prepagati nei quartieri più poveri di Johannesburg e dal Cile, dove il 22 aprile si svolgerà una grande marcia per l’acqua.

Dai luoghi più disparati del paese latino americano ci si incamminerà per assediare la Moneda, il palazzo del potere del paese che ha l’acqua più privatizzata al mondo. Un modello che speculatori, banchieri e faccendieri vorrebbero vedere esteso su scala globale, per creare un vero mercato mondiale dell’acqua.

Poca, e limitata al sindacato Tunisino UGTT, la presenza locale. Eppure l’acqua è un problema enorme nel paese. Un problema destinato a peggiorare senza l’affermazione di movimenti locali in grado di fermare la potenziale futura privatizzazione del servizio idrico, in una fase di transizione politica in cui continuano a voler svolgere un ruolo cruciale tutte le banche multilaterali. Istituzioni da sempre in prima fila nell’imporre l’apertura dei mercati al settore privato, in cambio di sostegno finanziario.

Ma durante il corrotto governo di Ben Ali l’acqua è già stata sottratta e indirizzata verso un modello agricolo ed economico di impronta liberista. Bacini idrici e condutture sono state costruite per irrigare monoculture di datteri e olivi destinati all’esportazione e realizzati con investimenti privati. In poco più di vent’anni, nel sud della Tunisia, la quota di pescaggio dell’acqua è scesa da quota 70 fino a 200 metri.

Questo processo ha progressivamente distrutto l’agricoltura familiare, creando insicurezza alimentare e costringendo in tanti a ripiegare sul lavoro salariato nelle piantagioni, dove una giornata è pagata 5 euro, o nelle miniere di fosfato della regione di Gafsa, 500 chilometri a sud dalla capitale.

È proprio da questo remoto bacino minerario che nel 2008 sono iniziate le rivolte dei lavoratori che hanno contagiato tutto il paese. Sollevazioni nate per reagire l’impoverimento e dalla marginalizzazione di intere regioni depredate delle risorse naturali necessarie alla sopravvivenza. La gente di questi luoghi guarda con diffidenza a questo forum ed è scarsamente rappresentata. Un nodo cruciale sul quale riflettere per decidere il futuro dell’FSM.

http://www.recommon.org/dal-world-social-forum-di-tunisi-lappello-internazionale-contro-la-privatizzazione-dellacqua/