La finanziarizzazione della Natura

il: 2 Aprile 2013

Il Forum Sociale Mondiale di Tunisi è entrato nel vivo delle discussioni tematiche previste affrontando il tema del “clima e della finanziarizzazione della natura”. Nello spazio Clima, il secondo giorno si è tenuta la sessione “False soluzioni ai problemi del cambiamento climatico: agrocombustibili, industria biogenetica, energia nucleare e geoingegneria” e la sala era gremita di persone per ascoltare interventi e dibatti sui tanti problemi legati alla gestione e alla conservazione delle risorse e ai cambiamenti climatici: “la tecnologia biogenetica, la geo ingegneria, l’energia nucleare – dicono i diversi rappresentanti delle reti internazionali “La via campesina”, la “Global forest Coalition” Focus on the global south e le altre associazioni – non sono le risposte da mettere in atto per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, né per fermarlo”.

Secondo gli ultimi studi le soluzioni tecnologiche stanno infatti aumentando la vulnerabilità dei territori in diversi modi: se da una parte si cambiano le coordinate genetiche delle materie prime che possono, in alcuni casi, essere riprodotte ormai in un semplice laboratorio e diminuendo così la biodiversità locale e globale, dall’altra stanno anche togliendo la capacità di gestire e utilizzare le proprie terre alle comunità locali, e ai popoli indigeni che le vivono e che dalle stesse traggono sussistenza e garanzia per il futuro delle generazioni.

Dal Brasile alla Colombia – come racconta la via Campesina – le esperienze di coltivazione di agrocombustibili dal mais alla canna da zucchero, hanno causato in prima istanza lo spostamento forzato delle popolazioni locali che hanno perso le terre, e quindi la fonte di sostentamento primaria e la biodiversità connessa poiché si sono installate monoculture che molto spesso lasciano i terreni infertili. Oltre al danno poi la beffa perché molte delle produzioni alimentari tra cui lo zucchero non saranno lasciate al mercato interno ma la gran parte viene trasformata in bio-carburante. In ultimo, ma non meno importante, si verifica la perdita dei diritti connessi alla proprietà della terra, che molto spesso rimangono sulla carta, ma di fatto, non sono più riconosciuti alle popolazioni locali. Ma nonostante questo le battaglie per il riconoscimento dei diritti al cibo, all’acqua e quelli della natura stessa, sono all’ordine del giorno e i modelli alternativi di sviluppo locale e sociale esistono e per questo ci vuole massimo impegno nel portarli avanti e nel sostenerli e rafforzarli. Questo è anche l’obiettivo del Comitato Italiano per il contratto mondiale sull’acqua e di COSPE che sono presenti al Social Forum per sostenere i movimenti del Sud del mondo e con loro pensare a nuove modalità di costruzione di alternative territoriali sui temi dell’acqua, dello sviluppo e del riconoscimento dei diritti in particolare. In questo ottica nel corso dei seminari che si sono svolti all’interno del Forum social, dedicati all’acqua, il Contratto Mondiale ha avanzato alle Reti dei Movimenti la proposta di dar vita ad un Autorità mondiale sull’acqua, una istituzione che si faccia carico di concretizzare il diritto umano all’acqua, di salvaguardia l’acqua come “bene comune e diritto della natura”, di indirizzare le politiche complessive sull’acqua e sia dotato di poteri di sanzionamento con cui colpire le violazioni da parte delle grandi imprese multinazionali.

Proposta strettamente connessa alla problematica della finanziarizzazione delle risorse, tema di cui si è discusso al Forum: dal dibattito è emerso con forza che è questo il framework , lo scenario in cui si inseriscono le nuove politiche di promozione delle grandi infrastrutture, di creazione di nuove merci e beni, come l’acqua da commercializzare, patrimonializzazione e mercificazione, la gestione delle risorse come asset che non stanno più nei mercati tradizionali ma hanno bisogno di nuove soluzioni, di bolle finanziarie per poter essere commercializzati e scambiati in un ambito di speculazione complessiva della finanza, lo sviluppo della cosiddetta “green economy”. La nuova finanziarizzazione, include dunque le natura stessa: bacini, fonti, ghiacciai sono i nuovi asset del mercato finanziario mondiale, sui quali si stanno creando fondi che, “renderanno nei prossimi 10 anni molti di più di quanto non abbiano fatto gas e petrolio – come sottolinea Andre Abreuil della Rete Europea dei movimenti per l’acqua citando City Group. Sono infatti le banche i soggetti maggiormente implicati in questo processo e come dice nella sua seguitissima relazione Antonio Tricarico di ReCommmon “ oggi serve la creazione di nuovi mercati globali, serve la creazione del concetto di scarsità delle risorse da cui deriva poi il principio della competitività e del prezzo e conseguentemente della finanziarizzazione dei beni”.

Il Social forum dà l’opportunità ai movimenti di cittadini, ong e organizzazioni sociali dagli Stati Uniti, all’Europa all’America Latina, e all’Asia e Africa, di confrontarsi sulle strategie di resistenza, sulle campagne globali da mettere in atto per fermare i processi a livello locale e internazionali e per diffondere le pratiche alternative tra cui quelle dell’agricoltura a piccola scala e della nuova spesa pubblica nazionale. Le indicazioni che vengono da questi confronti sono chiare e serviranno da bussola per le azioni da portare avanti nel prossimo futuro: ri-regolare i nostri sistemi legislativi che sono iper regolati ma fondati su leggi che non proteggono le risorse ma favoriscono la mercificazione, organizzare la difesa dei territori in modo nonviolento, difendere coloro che si battono per il riconoscimento dei diritto e che molto spesso pagano in prima persona per le azioni di protesta e anche solo di denuncia che mettono in atto per smascherare le false idee dello sviluppo tecnologico. Ancora una volta, e lo vediamo a Tunisi, i Movimenti dimostrano di avere competenze, saperi e proposte per costruire un modello di sviluppo diverso dalla mercificazione e finanziarizzazione della natura, fondato sulla salvaguardia e condivisione dei beni comuni.
Per ulteriori approfondimenti sui lavori del Forum Sociale di Tunisi www. acquabenecomune.org