Le belle storie di natale che salvano i fiumi e riaccendono le speranze

il: 23 Dicembre 2015

“L’acqua  arriverà fino a li’”, mi diceva Jose’Luis, indicando la chiesa bianca ai margini dello zòcalo, la piazza del paese. “Tutto verrà sommerso – spiegava il contadino con lo sguardo vuoto –  campi, case, botteghe”. L’immagine della chiesa annegata in effetti faceva impressione. Forse per molti non era certo la cosa più grave – sarebbero stati oltre 8000 gli ettari di fertile terreno a sparire sotto l’acqua – e per altri nemmeno la più sacra – c’erano asientos indigeni lì intorno, e anche un piccolo bosco dove si riproduceva una rara specie di pappagallo. Ma sembrava la più indifesa, quella chiesa di paglia e mattoni, tinteggiata a calce e il campanile con la cupola azzurra. 708328225862341

Era la mattina del 12 ottobre del 2013 ed eravamo a La Jagua, Nel piccolo villaggio colombiano lungo il Rio Magdalena, il fiume più importante della Colombia, raccontato tante volte da Garcia Marquèz, si erano dati appuntamento  in tanti. C’erano i contadini del luogo, i pescatori, gli studenti della vicina università di Neiva con il professor Miller Dussen che aveva fondato con gli altri la piattaforma Asoquimbo; c’erano anche gli indigeni Nasa con il loro lieder Feliciano Valencia – che ora sta in carcere per una dubbia condanna a 192 mesi per sequestro di persona. E c’eravamo noi insieme all’associazione Recommon dall’Italia, e a rappresentanti di Brasile, Spagna, Francia, Argentina e di tanti movimenti, associazioni e comunità colombiane. Una carovana internazionale per dire no alla diga El Quimbo.

La megadiga alta 150 metri e lunga 635 che stava strozzando il fiume aveva già sfollato migliaia di persone. Tutt’intorno c’erano soldati e mezzi militari, ed i lavori andavano avanti anche di notte, illuminando il cantiere con dei grandi fari da stadio: il panorama era surreale, e desolato.

La Colombia è uno dei Paesi con il maggior numero di desplazados (sfollati interni) del mondo. La causa principale è la violenza paramilitare che segue progetti come questo; o coltivazioni intensive, estrazioni minerarie, pozzi petroliferi: il dna del sistema economico iperestrattivista prevede devastazione ed armi.el quimbo

Il Quimbo, lo scempio che aveva già inficiato economia ed ecosistema di questa parte delicata del Sudoccidente colombiano, è un’opera targata Italia, con Enel e la controllata Emgesa. I cantieri erano partiti nell’ottobre 2011 con un investimento di 837 milioni di dollari e la costruzione della centrale per conto di un’altra impresa italiana, la Impregilo. L’energia prodotta era destinata all’esportazione o al settore minerario interno. Ancora una volta a rimetterci erano le comunità locali, sfollate, depauperate ed imbrogliate. L’Esmad, il corpo della polizia colombiana antisommossa, aveva più volte fatto vedere i muscoli con minacce, militarizzazione e gassificazioni. Pensavano di poter piegare con facilità la netta resistenza della gente. Ma in Colombia la capacità di organizzarsi e preparare alternative ai megaprogetti forma ormai un’interlocuzione molto valida. Contro il Quimbo era nata Asoquimbo.

Quell’ottobre di due anni fa eravamo lì per una settimana di incontri e seminari organizzata proprio da Asoquimbo, che riuniva i rappresentanti di movimenti e cittadinanza e coinvolgeva gli studenti universitari. Il 12 ottobre – giornata della “scoperta dell’America” – c’era stata la marcia “NO al Quimbo” fino a Garzòn, uno dei centri cittadini di quella parte della regione del Huila, nel Sud Occi707181115977052dente della Colombia. Sotto lo sguardo irritato dell’esercito, un corteo di tante nazionalità e comunità, ma con la stessa idea di giustizia ambientale, aveva sfilato contro la repressione e nel nome dei tanti caduti contro i megaprogetti in Colombia, l’ultimo dei quali era allora l’attivista dell’associaizione Rios Vivos, Nelson Giraldo, volto della lotta contro la diga Hidroituango sul fiume Cauca.

fuera enel_romaIn Italia si faceva pressione su Enel, e per tre anni di seguito le associazioni italiane si erano date appuntamento a Roma sotto la sede della multinazionale italiana, in occasione della riunione dei soci. I rappresentanti di tanti territori danneggiati da Enel – da Civitavecchia alla Bielorussia, da Porto Tolle al Guatemala, dal’Amiata fino ai Balcani e la Colombia, appunto – avevano cercato di prendere parola durante il consiglio d’amministrazione.

mapuche_brenta

BERITO_CAREALTOIn Trentino si camminava insieme in montagna: dal 2011 al 2014 Yaku ha portato rappresentanti delle popolazioni indigene Ixiles del Guatemala, Mapuche della Patagonia, U’wa della Colombia. E il professor Miller Dussen, docente universitario ed instancabile rappresentante della lotta contro la diga El Quimbo. Insieme ai ragazzi del Guetti a Tione, alla Sat, ai rappresentanti delle istituzioni locali, “I cammini dell’acqua” per le nostre Dolomiti servivano per informare, denunciare, ma soprattutto per sentirsi uniti nella difesa del fragile equilibrio delle madri delle acque, le montagne.

E proprio a ridosso dei sorrisi ignoranti del nostro premier Renzi, che in visita ufficiale quest’autunno elogiava l’“eccellenza mondiale dell’idroelettrico e delle rinnovabili” di  Enel  in Colombia – tralasciando le conseguenze dei cosiddetti certificati verdi, che permettono ad Enel di fare quelo che fa in giro per il mondo – la Consulta Colombianaha ordinato la sospensione dei lavori:facendo seguito anche al giudizio espresso dal Tribunale Amministrativo del Huila, ha dichiarato eccessivo il danno ambientale e sociale, eccessivo l’inquinamento del fiume. Asoquimbo non ha mai mollato, denunciando sistematicamente le violazioni dei diritti umani, il lento morire delle acque, la follia di un progetto dedicato solo alla mercificazione della vita. L’estate scorsa in Cile dopo sei anni di lotta, con campagne nazionali e internazionali, era stato bloccato il mega-progetto di Endesa, società spagnola controllata da Enel, che prevedeva invasi sui fiumi Pascua e Baker.

Quest’anno è El Quimbo a dover chiudere i rubinetti e lungo il Rio Magdalena si riaccende la vita.

Le favole di Natale esistono, soprattutto quando le lotte resistono. Adelante.