In Cile i Mapuche vincono Enel

il: 11 Gennaio 2016

Ci aveva già pensato la presidenta del Cile Michelle Bachelet nel 2014 a stupirci con la storica decisione di bloccare il progetto “Hidroaysén” in Patagonia, stracciando il contratto con le multinazionali Colbún ed Endesa, di proprietà dell’italiana Enel. Una vittoria straordinaria per i movimenti e le organizzazioni sociali della campagna “Patagonia sin represas” (Patagonia senza dighe) che per otto anni non avevano mai mollato la presa, difendendo con le unghie e con i denti il prezioso ecosistema e la vita dei suoi abitanti. Oggi tocca ai Mapuche festeggiare una vittoria per loro vitale: quella contro il progetto idroelettrico del Lago Neltume. Yaku ha ospitato per due anni i Mapuche ed i rappresentanti di Patagonia Sin represa, all’interno della campagna Stop Enel, portata avanti con molte realtà italiane e internazionali. Per ripensare al modello energetico. Per rispettare i diritti delle popolazioni indigene. Che ci stanno insegnando il rapporto con la terra che noi abbiamo dimenticato.

Ritirato il progetto della centrale idroelettrica del lago Neltume

Nel marzo scorso Francesco Starace,amministratore delegato e direttore generale di Enel, aveva ammesso una donazione di Enel di $ 3,5 milioni da politici impegnati nelle campagne elettorali del 2013 e avvertito che avrebbe riesaminato il sistema delle donazioni ai politici vigente in Cile (vedi articolo). Fine delle donazioni, fine del progetto, evidentemente. E’ una storia tutta italiana quella che, in Cile, ha come protagonista Enel-Endesa impegnata in un progetto di produzione di energia da fonti rinnovabili. Fiori all’occhiello, le rinnovabili sudamericane con cui Enel abbassa e maschera le emissioni di CO2 prodotte dalla combustione del carbone.  Enel ha infine dovuto ritirare il suo più grande progetto idroelettrico in Cile.

 

“Abbiamo vinto una battaglia e vinceremo la guerra con la forza di tutti e la convinzione di voler vivere in armonia e benessere. La convinzione di essere una comunità che cerca un progetto di società e di paese senza imprese predatrici dei nostri beni e delle risorse di madre terra. Dopo tanti sacrifici riusciamo a espellere Endesa Enel, di capitale Italiano, dal nostro territorio”.

E’ questo il comunicato diramato dalla comunità Mapuche all’indomani del ritiro da parte di Enel Endesa del suo più grande progetto idroelettrico in Cile, che non avrebbe superato la Valutazione di Impatto Ambientale. E così Valter Moro, fino all’autunno scorso direttore della centrale a carbone Enel della Spezia e in seguito rappresentate generale di Endesa in Cile, ha chiesto la sospensione della VIA.

La consultazione con le comunità locali è durata 703 giorni. Una consultazione “fraudolenta, impositiva, dittatoriale” – così l’ha definita Jorge Weke, segretario del parlamento mapuche di Koz Koz – “perché è stato il servizio di Valutazione Ambientale che ha imposto le modalità di gestione della consultazione senza averle concordate con la comunità”.

L’internazionalità della battaglia in difesa della Patagoni “Patagonia sin represas” e del popolo mapuche, aveva toccato anche il Trentino: per due anni di seguito – nel 2012 e 13 –  esponenti delle popolazioni indigene Mapuche hanno partecipato ai “Cammini dell’Acqua” (v: yaku.eu) nelle nostre montagne. In Brenta, insieme ai gruppi locali della SAT, a Mountain Wilderness, a molti cittadini e a volte anche ai ragazzi dell’Istituto Guetti di Tione, si erano attraversati i boschi e le cascate di Vallesinella, ascoltando le testimonianze di queste comunità originarie della Patagonia che da una parte raccontavano le lotte per creare alternative economiche per la propria regione – la costruzione delle dighe naturalmente prometteva posti di lavoro – dall’altra difendevano la propria cultura ancestrale: quando Jorge Weke, rappresentante spirituale della comunità mapuche Panguipulli, ha fatto sedere nella radura all’ombra dello Spinale i partecipanti raccontando il modo in cui i mapuche sentono la Madre Terra, non è stato difficile unire Alpi ed Ande nella comune difesa del ciclo idrogeologico montano.

Prima di tutti però, “Patagonia sin represas” era arrivata a Trento con Juan Pablo Orrego, nel 2011. Biologo, insignito di numerosi premi per le sue battaglie fra cui il Premio Goldman nel’97, referente di Ecosistemas, associazione ambientalista cilena molto attiva, Juan Pablo è il volto più noto della campagna. Ci aveva descritto la situazione cilena: “Le nostre risorse idriche sono per il 73% nelle mani delle agroindustrie, per il 12% dell’apparato industriale pesante, per il 9% in quelle delle imprese minierarie, il restante è delle multinazionali per lo più europee (Suez, Aguas de Barcelona etc), che ci rivendono la nostra acqua a prezzi altissimi: per assurdo, siete più voi padroni della nostra acqua qui in Italia attraverso Enel – che per il 31% è del Governo – che noi cileni”. Orrego ci parlava degli impatti sociali ed ambientali del progetto Hidroaysèn, “che produrrà energia elettrica spedita a Santiago del Cile, ad oltre 1000 chilometri di distanza, per rifornire le multinazionali straniere: l’energia costa più agli abitanti della Patagonia che nella capitale, con un consumo idrico di 1000 metri cubi al secondo e la devastazione di flora e fauna dell’ecosistema patagonico. Ma la nostra forza – raccontava – è l’unione fra cileni, e con organizzazioni di tutto il mondo: abbiamo avvocati, tecnici, persino artisti, che lavorano per noi gratuitamente, e l’appoggio di associazioni che si sono unite a noi da ogni parte del mondo”. Ecco perché nasceva anche in Italia la piattaforma Stop Enel, che unisce vertenze italiane e straniere in contrasto con le megadighe in America latina, ma anche, ad esempio, le centrali a carbone di Civitavecchia

Ora Enel deve impegnarsi a presentare nuove opzioni, insieme alle comunità indigene e nel rispetto della convenzione 169.

Il progetto della centrale idroelettrica, 490 MW di potenza, è attualmente il più grande di Enel in Cile, con un investimento previsto di 781 milioni di dollari. Ora Enel cambierà il progetto proponendo di scaricare le acque nel Rio Fuy e non nel lago Neltume come previsto: nuovi studi e nuova consultazioni all’orizzonte. Mapuche batte Enel 1-0.

articolo scritto anche grazie a :

http://speziapolis.blogspot.it/2015/12/enel-ritira-progetto-idroelettrico-in.html