Approvata alla Camera la risoluzione sui Difensori dei Diritti Umani

il: 1 Febbraio 2017
Approvata alla Camera la Risoluzione per i difensori dei Diritti Umani. Fra i casi emblematici, quello del colombiano Miller Dussen, portavoce delle istanze delle popolazioni sfollate per la costruzione della diga “El Quimbo” da Enel-Endesa. Miller Dussen è stato ospite a Trento e a Bolzano nel 2012 e 2013 in occasione delle conferenze sul caso del Quimbo, e del “Cammino dell’Acqua – Dalle Ande alle Alpi, Genti di Montagna in Difesa dell’Acqua”, con gli studenti dell’Istituto scolastico “L.Guetti” nel Parco Adamello Brenta.
Yaku sarà di nuovo in Colombia dal 9 di febbraio al 12 di aprile per monitorare insieme alle associazioni colombiane le violazioni dei diritti umani ed ambientali nei territori in transizione per l’applicazione degli Accordi di Pace fra FARC – Forze Armate Rivoluzionarie e Governo di Manuel Santos. Solo nel 2016 sono stati almeno 76 i difensori dei diritti umani uccisi in Colombia.

Roma, 31 gennaio 2017

La Commissione Esteri della Camera dei Deputati approva la risoluzione sui Difensori dei Diritti Umani che riprende le richieste di una rete di organizzazioni della società civile italiana fra cui l’associazione trentina Yaku Onlus, per la protezione degli attivisti impegnati nella tutela dei diritti umani nel mondo. “Un importante passo in avanti”: così commenta Francesco Martone, responsabile advocacy dell’organizzazione “Un ponte per…”, l’approvazione della risoluzione sui Difensori dei Diritti Umani avvenuta oggi alla Commissione Esteri della Camera e presentata a prima firma dall’On. Marietta Tidei (PD).

“La presa di posizione del Parlamento giunge in una fase di grave acutizzazione dell’attacco alle donne a agli uomini impegnati nella difesa dei diritti umani nel mondo, e ad un mese dalle iniziative per ricordare Bertha Caceres, attivista indigena honduregna uccisa per essersi opposta ad un progetto di diga nella sua terra”, spiega Martone. 
La risoluzione riflette infatti le proposte e le richieste formulate da un’ampia coalizione di oltre 20 associazioni ed organizzazioni della società civile italiana impegnate nella difesa dei diritti umani, nella tutela ambientale, per la libertà di espressione e di stampa, per il sostegno ad attivisti/e ed avvocati/e minacciati nel mondo a causa del loro lavoro. Nell’ottobre scorso la coalizione aveva inviato una prima lettera, all’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, e poi organizzato il Convegno internazionale “Difendiamoli!”, ospitato alla Camera il 28 novembre 2016, cui erano stati invitati difensori e difensore dei diritti umani da ogni parte del mondo.Tra gli obiettivi dell’iniziativa quello di fare pressione sulla Farnesina affinché si doti di strumenti di protezione degli attivisti e delle attiviste minacciate, sulla scia di quanto fatto da altri paesi dell’Unione Europea, dando così seguito agli orientamenti della stessa Ue in materia.

In seguito, dovranno essere anche messe a punto diverse modalità di concessione di visti temporanei per coloro che sentano la necessità di lasciare momentaneamente i propri paesi.  La rete italiana, inoltre, sta lavorando per coinvolgere gli Enti locali nella creazione di “città rifugio”, che possano dare protezione e accoglienza temporanea. “Adesso ci aspettiamo azioni concrete, prima fra tutte l’attuazione degli orientamenti UE in maniera trasparente, attraverso l’elaborazione e la pubblicazione di linee guida per il personale diplomatico italiano, al fine di permettere un monitoraggio del loro lavoro e agli/alle attivisti/e di essere informati delle possibilità di sostegno”, prosegue Martone. “Chiediamo che l’Italia che presiederà il prossimo anno l’OSCE, organismo che ha delle linee guida eccellenti sul tema, metta la questione dei difensori e delle difensore dei diritti umani al centro dell’agenda politica internazionale”.

La coalizione italiana sui difensori dei diritti umani è composta e sostenuta  da: AIDOS, Amnesty International, Associazione Antigone, Centro di Ateneo per i Diritti Umani, Università  di Padova,  Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, AOI, ARCI, ARCS, Associazione Articolo 21, CGIL , Comitato Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, COSPE, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Giuristi Democratici, Greenpeace Italia, Legambiente, Libera. Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Non c’è Pace senza Giustizia, Operazione Colomba, Radicali Italiani, Rete per la Pace, Terra Nuova, Peace Brigades International – Italia, Progetto Endangered Lawyers/Avvocati Minacciati, Unione Camere Penali Italiane, Un ponte per…, Yaku Onlus

CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 31 gennaio 2017
758.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Risoluzione n. 7-01051 Tidei: Sulla tutela dei difensori dei diritti umani.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

  La III Commissione,
   premesso che:
    la tutela dei diritti umani fondamentali rappresenta una delle principali innovazioni normative della cultura giuridica occidentale. Dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani sono valori conclamati e sanciti con forza nella nostra Carta costituzionale, nella Carta dei diritti fondamentali e nei Trattati dell’Unione europea, nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nonché nella Dichiarazione universale dei diritti umani;
    come riportato da numerose organizzazioni non governative, in ogni parte del mondo esistono ancora violazioni dei diritti fondamentali; secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International sono almeno 113 i Paesi nei quali la libertà di espressione e di stampa viene limitata, mentre in almeno 36 Paesi del mondo si sono registrate violazioni dovute alla presenza di gruppi o milizie armate e in 122 Paesi ci sono stati episodi di tortura documentati;
    anche in alcuni Paesi membri dell’Unione europea, vanno diffondendosi politiche e azioni tese a violare i diritti umani e le libertà fondamentali;
    i difensori dei diritti umani sono persone, gruppi di persone od organizzazioni che promuovono e proteggono i diritti umani attraverso mezzi pacifici e non violenti;
    il riconoscimento giuridico dei difensori dei diritti umani è avvenuto con la «Dichiarazione sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti», più nota come «Dichiarazione sui difensori dei diritti umani». Questo atto, dall’indiscutibile autorevolezza morale, ha il pregio di riconoscere formalmente la «difesa» dei diritti umani come un diritto in sé e di riconoscere gli individui che agiscono in difesa dei diritti umani come « Human Rights Defenders». A seguito di questo notevole riconoscimento giuridico, nel 2000, è stato compiuto un altro importante passo in avanti quando la Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto al segretario generale di nominare uno «Special Rapporteur on human rights defenders» con il compito di monitorare e di concretizzare l’attuazione della Dichiarazione;
    la suddetta Dichiarazione, adottata per consensus dall’Assemblea generale, pur non avendo valore vincolante, gode di un’indiscutibile autorevolezza morale sul piano internazionale e nazionale, costituendo, al tempo stesso, un impegno da parte degli Stati membri a mettere in atto le sue disposizioni;
    non soltanto a livello internazionale, ma anche a livello europeo, l’azione a tutela dei diritti umani riveste un’importanza centrale. L’Unione europea, sin dalla sua nascita, è annoverabile fra i soggetti internazionali maggiormente impegnati nella protezione dei diritti fondamentali, accanto alle Nazioni Unite. Invero, il rispetto dei diritti umani e delle Pag. 22libertà fondamentali, oltre al consolidamento della democrazia e dello Stato di diritto, costituiscono alcune tra le finalità dell’azione esterna dell’Unione europea (articoli 3 e 21 Trattato sull’Unione europea). In tale quadro si ricollega l’azione europea di sostegno ai Difensori dei diritti umani, che è dal 2004 un elemento stabile dell’azione esterna dell’Unione europea per quanto concerne le politiche di sostegno ai diritti umani;
    la cornice giuridica onusiana e relativa alla tutela e alla protezione dei difensori dei diritti umani è stata accolta favorevolmente anche a livello europeo. In tal senso gli «Orientamenti dell’Unione europea sui difensori dei diritti umani» costituiscono un solido quadro per i lavori comunitari volti alla promozione e alla tutela dei diritti umani nell’azione pratica della politica estera. Tali «Orientamenti» permettono di avere una visione completa del ruolo e delle aspirazioni dell’Unione europea in tale ambito e ne costituiscono uno strumento pratico di attuazione, elaborato per produrre un concreto impatto sulla protezione dei diritti umani nei Paesi terzi;
    un contributo fondamentale alla protezione delle tematiche legate alla salvaguardia dei diritti umani viene fornito dal gruppo di lavoro «Diritti umani» (COHOM) creato nell’ambito del Consiglio dell’Unione europea, nel 1987. Tale gruppo è deputato alla individuazione delle situazioni nelle quali l’Unione europea è chiamata a intervenire;
    l’attenzione verso i difensori dei diritti umani si è manifestata anche a livello di singoli Paesi. Normative innovative e buone pratiche nazionali rappresentano importanti presidi volti alla protezione e difesa dei difensori e degli attivisti in pericolo nei loro Paesi d’origine;
    Paesi come la Finlandia, la Norvegia, la Svizzera, gli Stati Uniti, l’Irlanda, la Spagna, i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e la Repubblica Ceca hanno tutti adottato strategie efficaci per la tutela dei difensori dei diritti umani;
    esistono interessanti esempi, come:
   a) i «visti umanitari» proposti dal Governo irlandese. Dal 2006 l’Irlanda ha un processo accelerato per le procedure di ingresso degli Human Rights Defenders in pericolo, attraverso il rilascio facilitato di un visto Schengen di tre mesi su basi umanitarie, con lo scopo di fornire un approccio rapido al processo di richiesta di un visto, in modo da permettere ai difensori, in momentaneo pericolo, di viaggiare in Irlanda per brevi periodi di tempo;
   b) le «Shelter Cities» (città rifugio) olandesi. Il Governo olandese prevede in alcune città la disponibilità di offrire rifugio temporaneo, dai tre ai sei mesi, ai difensori dei diritti umani quando questi sono seriamente minacciati a causa del loro operato da attivisti. Il programma fornisce per ogni difensore: alloggio, una persona di riferimento locale in ogni città aderente, la copertura totale delle spese di viaggio e vitto, l’assicurazione sanitaria, l’opportunità di forse dei training per incrementare il livello di preparazione del suddetto;
   c) la normativa nazionale della Spagna. Il programma spagnolo per la tutela e la salvaguardia dei difensori dei diritti umani, inizialmente indirizzato ai Paesi dell’America latina, attualmente aperto a tutte le nazionalità, anche se tuttora rimane utilizzato principalmente per gli Human Rights Defenders provenienti dall’America Latina. In concreto, l’identificazione degli Human Rights Defenders in pericolo è effettuata dalle organizzazioni non governative sul campo, dagli attori statali oppure dagli stessi Human Rights Defenders che si rivolgono ad un’ambasciata. Conseguentemente, l’ambasciata provvede a verificare i casi prima di riferirli, attraverso un canale sicuro, all’Ufficio per i diritti umani del Ministero degli affari esteri spagnolo. La Spagna è organizzata anche a livello regionale, attraverso la creazione di «Shelter Cities Programme»;
   d) il programma europeo denominato ProtectDefenders.eu. Esso consiste in un meccanismo di protezione per gli Human Pag. 23Rights Defenders, ed è stato creato affinché l’Unione europea provveda a fornire un supporto stabile, omnicomprensivo e gender-sensitive agli individui e/o agli attori locali che combattono per promuovere e per difendere i diritti umani nel mondo. Tale meccanismo si prefissa di raggiungere tutti gli Human Rights Defenders, anche quelli che lavorano nelle aree più remote e in Paesi nei quali è particolarmente pericoloso lavorare in difesa dei diritti umani. Ha un particolare focus sui difensori maggiormente vulnerabili, vale a dire: donne protettrici dei diritti umani, difensori dei diritti dei LGBT, ambientalisti, difensori per i diritti sociali ed economici, difensori delle minoranze, avvocati e tutti quelli che combattano per la libertà di espressione e di associazione;
    ci sono molte organizzazioni non governative che offrono un sostegno straordinario ai Governi nella protezione degli attivisti che operano in scenari complessi, di guerra e non solo;
    anche nel corso della presente legislatura sono state depositate in ambi i rami del Parlamento alcune proposte di legge volte all’istituzione della Commissione nazionale per la promozione e la tutela dei diritti umani, il cui percorso d’esame e d’approvazione deve essere sostenuto e accelerato,

impegna il Governo:

   a dare attuazione, in linea con quanto già fatto da altri Stati membri, agli orientamenti dell’Unione europea in materia di salvaguardia dei difensori dei diritti umani;
   a definire le modalità per assicurare un coordinamento per la tutela dei difensori dei diritti umani che, mediante il coinvolgimento di tutti i Dicasteri competenti e sulla base delle necessarie risorse finanziarie, valuti le migliori modalità di accoglienza e protezione, inclusa la possibile definizione di apposite modalità di ingresso e soggiorno per il ricollocamento temporaneo;
   a sostenere le iniziative a favore della tutela e protezione dei difensori dei diritti umani discusse nel competente gruppo di lavoro del Consiglio dell’Unione Europea anche in attuazione del Piano d’Azione UE sui diritti umani e la democrazia 2015-2019;
   a sostenere iniziative volte alla promozione di un coordinamento con organizzazioni non governative ed enti religiosi disposti a creare una rete di protezione nei Paesi di provenienza degli attivisti;
   a sostenere ogni iniziativa finalizzata al coordinamento delle iniziative del MAECI con quelle simili adottate dagli altri Stati membri e a livello europeo.
(8-00219) «Tidei, Quartapelle Procopio, Nicoletti, Fedi, Monaco, Chaouki, Garavini, Censore».

articolo su caso Miller Dussan per ARCS-AOI

Miller Dussan è un professore universitario colombiano presidente dell’ONG Asoquimbo. Assieme a Elsa Ardila, ex-presidente di Asoquimbo è al centro di una campagna di intimidazione e criminalizzazione a causa del suo impegno per la protezione del Rio Magdalena ed il rispetto dei diritti delle comunità locali. Su quel fiume, nel dipartimento di Huila nella parte meridionale del paese sta infatti operando la ENEL-EMGESA,  con un cantiere per la costruzione della megadiga di El Quimbo. Oggi Miller rischia 12 anni di detenzione qualora venisse condannato in seguito all’accusa formulata dall’impresa, di aver bloccato strade pubbliche e quindi causato una turbativa all’ordine pubblico. A questi 12 potrebbero aggiungersi altri 8 anni per l’accusa di aver istigato l’occupazione di terre private. Nei prossimi giorni, precisamente il 6 febbraio la corte municipale di Garzon, a Huila dovrà decidere se accogliere o meno le istanze di archiviazione avanzate dagli avvocati della difesa. Il caso di Miller Dussan e Elsa Ardila è  uno dei tanti  casi  di criminalizzazione  ed attacco ad attivisti dei diritti umani.  Solo in Colombia dal gennaio al novembre dello scorso anno  sono stati uccisi 57 tra attivisti e attiviste. A gennaio di quest’anno sono stati registrati altri omicidi, in un paese tra quelli con il più alto numero di uccisioni di attivisti nel mondo. Questo caso   ci tocca da vicino perché la diga di El Quimbo, è costruita da un’impresa collegata all’ENEL, E’ un progetto inizialmente abbandonato nel 1997 per gli alti costi sociali ed ambientali, però poi ripreso 10 anni dopo con una decisione del governo di Alvaro Uribe. Da allora almeno 1500 persone sono state cacciate via dalle loro terre, e migliaia di ettari di terra coltivabile distrutti. Tre anni di resistenza popolare hanno portato all’istituzione di un tavolo di lavoro che dovrà rivedere le leggi regionali che disciplinano il settore minerario. L’energia generata servirà infatti per alimentare il settore minerario, dove operano imprese multinazionali quali la Drummond e la Anglogols Ashanti.   Inoltre solleva una serie di interrogativi sulla coerenza degli  impegni presi dall’impresa sul rispetto dei diritti delle comunità locali, e la portata dei regimi volontari di responsabilità sociale d’impresa. Va ricordato al riguardo che l’Italia di recente s è dotata di un Piano di lavoro nazionale su imprese e diritti umani, che contiene anche dei riferimenti ai difensori dei diritti umani. Resteranno  lettera morta?