Santiago Maldonado: cronaca di un assassinio annunciato?

il: 20 Ottobre 2017

Dopo 79 giorni di ricerca, è giunta la conferma  in Argentina del ritrovamento di un corpo senza vita che potrebbe appartenere a Santiago Maldonado, il ragazzo argentino di 28 anni scomparso il 1 agosto durante una manifestazione a favore della popolazione Mapuche nella provincia del Chubut, in Patagonia.

L’ufficio del procuratore argentino della cittadina di Esquel, nella Patagonia argentina, ha dichiarato 48 ore fa il ritrovamento di un corpo nel fiume Chubut,  a circa 300 metri dal luogo dello scontro del 1 agosto, che aveva visto la polizia antisommossa argentina disperdere violentemente la manifestazione sulla ruta 40, cui aveva preso parte il giovane attivista Santiago Maldonado, che da allora risulta disperso. 

Il corpo è stato ritrovato nella zone di Pu Lof, nel dipartimento chubutense Cushamen, già perlustrata in precedenza con l’aiuto di droni e unità cinofile, ma che secondo il procuratore non era stato ispezionato in maniera adeguata ed approfondita. Fonti non ufficiali dichiarano che si tratti proprio del giovane attivista che da tempo stava al fianco dei membri della comunità mapuche, impegnati nelle ultime settimane nelle manifestazioni per la richiesta di liberazione del leader mapuche Facundo Jones Huala,  incarcerato con l’accusa di terrorismo.  

In tutto il mondo e in Argentina la notizia è arrivata come una bomba,  amici e compagni che gridavano a gran voce a eventi e manifestazioni, chiedendo “donde està Santiago?” aspettano con ansia la dichiarazione ufficiale sulla reale identità del cadavere ritrovato, così come le migliaia di persone che via social avevano aderito alla campagna “Aparicion con vida de Santiago Maldonado”.

Sul fiume Chubut erano state eseguite già tre perizie  sotto suggerimento della Squadra Forense, con l’utilizzo di unità cinofile specializzate nella ricerca di corpi in acqua. La famiglia, l’Assemblea Permanente per i Diritti Umani e la Commissione Provinciale per la Memoria, avevano presentato richiesta di habeas corpus, presa ora in considerazione.

I resti devono ancora essere esaminati, motivo per cui non c’è ancora un comunicato ufficiale sull’identità del cadavere.

“Il ritrovamente è stato possibile grazie al lavoro nella zona della Prefettura Navale Argentina e della Polizia Federale Argentina. È stato consentito l’accesso alla zona ai familiari di Santiago Maldonado, ai membri dell’Assemblea Permanente per i Diritti Umani e al personale del tribunale federale” comunica la procura.

“ La comunità è desolata e vive un momento di profonda tristezza, accompagnato da un senso di impotenza. Abbiamo potuto vedere il corpo dopo l’annuncio del ritrovamento, e tutti abbiamo pensato la stessa cosa: è impossibile che sia stato il fiume a portarlo fino a qui. Abbiamo perlustrato il fiume diverse volte dopo l’accaduto”. Dichiara un portavoce.

La dichiarazione della procura afferma che è un corpo di maschio, con indumenti che corrispondono alla descrizione dei testimoni, molti dei quali hanno affermato di aver visto Santiago venir colpito dalla polizia e inseguito, caricato a forza sul furgone.

Nel frattempo la comunità mapuche si muove con discrezione e nelle ultime ore della giornata di ieri, alcuni membri si sono riuniti davanti al tribunale di Esquel: “Stiamo solo aspettando una reazione alle informazioni che stanno circolando da parte della gente della comunità, per rispetto alla famiglia e anche perchè dal governo non ci aspettiamo nulla, abbiamo perso qualsiasi tipo di fiducia”, ha dichiarato Daniel Loncon, nativo del Cushamen. Sergio Nahuelquir, portavoce mapuche, ha dichiarato “il luogo dove è stato ritrovato il cadavere è un posto dove i giovani peñi (fratelli della comunità), passano gran parte del tempo.”La famiglia ha organizzato una conferenza stampa per chiedere prudenza rispetto all’identificazione del cadavere, e rispetto per il proprio dolore.

Mentre si aspettano notizie più certe, non si può non pensare come a poco più di trent’anni dalla fine della dittatura dei generali, e il triste lascito dei 30.000 desaparecidos, in Argentina si stia riaffacciando l’orrore delle sparizioni politiche.

[traduzione e composizione di Melisa Agostino Ninone]