Diritti umani: Trento sceglie di proteggere difensori minacciati

il: 5 Febbraio 2018

La Provincia autonoma di Trento è il primo ente locale in Italia ad approvare un programma di protezione per i difensori e le difensore dei diritti umani. Persone che sono sempre più sotto attacco e già riconosciute ufficialmente anche dalle Nazioni Unite

Per la prima volta in Italia, un ente locale s’impegna ufficialmente nella protezione dei difensori dei diritti umani. Il 31 gennaio, infatti, il consiglio della Provincia autonoma di Trento ha approvato una mozione che si muove proprio in questo senso. La prima firmataria è Violetta Plotegher, che è anche vicepresidente del Forum trentino per la Pace e per i diritti umani.

Non era mai successo nel nostro Paese che un’amministrazione locale si impegnasse a sostenere chi difende i diritti umani con un documento del genere. Mettendo così le fondamenta per un percorso di accompagnamento agli attivisti minacciati, con la proposta di sviluppare una città rifugio per l’accoglienza temporanea.

Chi sono i difensori dei diritti umani per le Nazioni Unite

Secondo le Nazioni Unite, i difensori e le difensore dei diritti umani sono coloro che cercano di promuovere o proteggere, in modo non violento, i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu.

L’attacco a chi difende i diritti umani, del resto, è ormai un’emergenza globale. Secondo l’ultimo report dell’organizzazione non governativa irlandese Front Line Defenders, nel 2017 ne sono stati assassinati almeno 312.

L’approvazione della mozione è il primo frutto di un intenso percorso dedicato dall’associazione locale Yaku alle donne difensore dei diritti umani ed ambientali, sviluppato negli ultimi mesi attraverso la rassegna Donne In Difesa Di, a cui hanno partecipato sul territorio trentino attiviste, scrittrici, rifugiate politiche, ecologiste italiane, colombiane, tunisine, etiopi e basche.

diritti umani

Una delle conferenze tenute dall’associazione Yaku di Trento

La serie di conferenze è culminata il 24 novembre 2017, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne (qui l’articolo pubblicato in occasione della ricorrenza da Osservatorio Diritti sulle vittime di stupro in Messico) con un incontro internazionale, promosso anche dal Comitato interministeriale per i Diritti Umani, presso il Centro per la cooperazione internazionale di Trento insieme all’assessora alla cooperazione e pari opportunità Sara Ferrari e una tavola rotonda organizzata con la rete In Difesa Di, insieme al Forum della Pace e dei Diritti Umani del Trentino.

Un primo passo contro la violazione dei diritti

Dice l’associazione Yaku in un comunicato: «Consideriamo questo un risultato eccezionale ma anche il primo passo di un cammino molto lungo, che se da una parte deve prevedere l’assunzione e la condivisione delle responsabilità in difesa delle e dei difensori dei diritti umani ed ambientali minacciati nel mondo, dall’altra deve attuare concretamente nei Paesi dove le minacce e le uccisioni si stanno verificando in maniera tra l’altro sempre più preoccupante».

L’associazione fa dunque un’analisi delle radici dell’attacco in corso contro i difensori dei diritti. «Sappiamo che la violenza selettiva ed i conflitti contro le comunità indigene e contadine in resistenza, rappresentano la faccia efferata di un sistema di economie estrattive che basano i loro guadagni sull’accaparramento e la finanziarizzazione delle risorse e delle terre. In questo panorama, chi si oppone fisicamente e moralmente, a costo anche della propria incolumità, deve necessariamente essere posto sotto tutela, e considerato una compagna o un compagno della stessa lotta in difesa dell’acqua, dei beni comuni e dei diritti, che anche noi insieme ai nostri referenti colombiani, boliviani e di tante altre parti del mondo, portiamo avanti. Per questo, la mozione n. 638, sottoscritta da tutti i Capigruppo di maggioranza, dà un senso più completo al concetto di solidarietà e strumenti efficaci alla cooperazione internazionale, così come da sempre la intendiamo noi».

Dichiarazione universale dei diritti: l’esempio di Modena

Quello trentino è un secondo esempio di come le istitutzioni locali italiane possano agire sul fronte dei diritti umani, a pochi mesi dalla decisione del Comune di Modena che a fine novembre ha sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti dell’umanitàelaborata a margine della Cop21 di Parigi.

Questo impegno è condiviso da istituzioni come l’Onu, l’Osce, l’Unione europea e diversi governi nazionali, che hanno sviluppato strumenti e meccanismi per la tutela dei difensori dei diritti umani, tra cui linee guida che indicano in che modo si può e si deve proteggere chi difende i diritti umani.

dichiarazione universale dei diritti dell'umanità

Modena vista dall’alto – Foto: sito del Comune di Modena

Dal 2016 anche in Italia questo tema è arrivato all’attenzione dell’opinione pubblica, grazie anche al lavoro della rete In Difesa Di.

Un altro passo è stato fatto nel gennaio 2017, quando la commissione Esteri della Camera ha approvato una risoluzione “sulla tutela dei difensori dei diritti umani”, che impegna il Governo a sostenere le iniziative a favore della tutela e protezione di chi difende i diritti umani.

Città rifugio: un nascondiglio per i difensori dei diritti

Tra i vari strumenti a disposizione, a cui ricorrere solo in extrema ratio, c’è la cosiddetta “temporary relocation”, cioè la possibilità per un difensore o una difensora di lasciare per un breve periodo (dai 3 ai 9 mesi) il suo Paese in un momento di particolare rischio e trovare rifugio in un Paese terzo.

L’Unione europea ha creato una Piattaforma di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani, a cui hanno aderito vari governi, istituzioni e organizzazioni non governative. Iniziative di “città rifugio” sono state avviate a livello locale, regionale, nazionale e internazionale, come l’iniziativa “Shelter Cities” del governo olandese e dell’ong Justice and Peace, o il programma dei Paesi Baschi in collaborazione con l’ong Cear-Euskadi.

Con questa mozione, il consiglio impegna la giunta ad attivare come Provincia di Trentosul proprio territorio programmi di protezione temporanea e training per difensori dei diritti umani minacciati, a partire da un approfondimento e scambio di esperienze tre enti locali e organizzazioni della società civile sul ruolo degli enti locali nella protezione dei difensori dei diritti umani e le città rifugio.

La mozione sarà inviata anche all’Anci e alla Conferenza Stato-Regioni, al fine da diffonderla presso altri enti locali, sollecitandone l’impegno per la protezione dei difensori dei diritti umani e la creazione di opportunità di rifugio temporaneo per attivisti a rischio.

Martone: «Un segnale verso la protezione dei difensori»

Dice a Osservatorio Diritti Francesco Martone della rete In Difesa Di: «Questo atto segna l’inizio di un percorso che vedrà gli enti locali italiani in prima linea. E sulla base di questa mozione parleremo con Anci ed altri sindaci che sappiamo essere sensibili al tema dei difensori dei diritti umani. Cercheremo di capire come coinvolgere la rete degli enti locali per la pace. Questo però è intanto un primo segnale della possibilità di agire concretamente per la protezione dei difensori, attraverso il programma di “città rifugio”, che è in linea con la nostra strategia più ampia, che prevede di rafforzare il protagonismo della diplomazia italiana, di immaginare forme di sostegno da parte della cooperazione internazionale e anche di rafforzare i meccanismi di monitoraggio del settore privatoper quanto riguarda la difesa dei difensori».

Più attenzione nel 20° anniversario Dichiarazione Onu

La mozione approvata a Trento si inserisce in un contesto di maggiore attenzione e impegno delle istituzioni italiane sul tema. In occasione della presidenza italiana dell’Osce 2018 e il 20esimo anniversario della Dichiarazione Onu sui Difensori dei Diritti Umani, secondo In Difesa Di, «è fondamentale che i diversi settori e le diverse istituzioni italiane (enti locali, parlamento, governo, rappresentanze diplomatiche all’estero, il mondo della cooperazione e le imprese private) si impegnino per tutelare chi rischia la vita per difendere i diritti umani».

 

 

 

 

 

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