“Mujeres adelante liberación! Juntas haremos la historia vámonos!”

il: 27 Febbraio 2019

“Le donne non avranno altri diritti di quelli che si saranno conquistati”, ritorno dalla Colombia con tanta consapevolezza in più

 Michela Lonardi e Marzia Deflorian sono due studentesse trentine che assieme alla delegazione di Yaku sono state in Sud America nell’ambito del Progetto di Interscambio “Donne per una Pace Bene Comune fra Italia e Colombia”. Ecco il bilancio di un viaggio straordinario che le ha messe a confronto con il nuovo femminismo 

Pubblicato il – 25 febbraio 2019 – 19:27 Condividi

TRENTO. Si è concluso il nostro viaggio in Colombia. Rientrate in Italia è giunto il momento di tirare le somme dell’esperienza e guardare in avanti, cercando di costruire percorsi di condivisione e di iniziativa politica. Abbiamo già avuto il piacere di riportare parte del nostro viaggio davanti a delle classi delle superiori nell’Università di Trento durante la settimana di alternanza scuola-lavoro all’interno del progetto “Trentino per la difesa dei difensori dei diritti umani”, altri appuntamenti ci aspettano invece a Bolzano nel mese di marzo e l’OltrEconomia festival ci attende dal 29 maggio al 2 giugno nel parco Santa Chiara di Trento mentre martedì 26 febbraio alle 18.30 alla Libreria l’Ancora in via Santa Croce ci sarà l’incontro “Acqua rubata: dialogo su espropriazione di terre e risorse tra Colombia e Palestina“.

Viaggiando per le regioni del Cauca, Valle del Cauca e Putumayo e tuffandoci nella vita e nelle sfide quotidiane delle comunità locali, abbiamo imparato molto. Teoria, pratiche, sensazioni ed emozioni nuove. In parte anche la nostra prospettiva di donne e giovani è cambiata. Abituate alla città, al mondo cosiddetto sviluppato, all’ambiente universitario, interfacciarci con realtà contadine ha inevitabilmente modificato la nostra concezione del significato di essere femministe e di femminismo nel 2019.

Magola e Nidiria, le partecipanti con noi al progetto di interscambio “Donne per una pace bene comune” organizzato da Yaku, sono state fondamentali in questo cambio. Dopo la loro visita in Italia nel maggio 2018, immergerci nel loro mondo, nella loro quotidianità e nelle loro problematiche anche solo per poco tempo ci ha permesso di interrogarci, per esempio, sul rapporto urbano-rurale, sulle differenze e le affinità che intercorrono fra questi due spazi.

Ovviamente essere donne nella Colombia dei campi o della montagna è diverso che esserlo nell’Italia delle città, anche piccole come Trento.Qualcosa però ci lega tutte, in maniera trasversale, ci unisce nelle necessità e nei sogni. Diversi saranno i modi di organizzarsi, diverse le tematiche di fondo, uguali le battaglie contro patriarcato e per una libertà ed eguaglianza di tutte e tutti. Non importa se la discussione riguardi la costituzione di una cooperativa mineraria o l’attuazione di un progetto di incubazione per polli o la difesa dell’ambiente, le donne colombiane ce lo hanno insegnato e dimostrato chiaramente, non esistono ruoli maschili o femminili. Il bene comune, qualsiasi esso sia, è obiettivo di tutti i membri di una comunità.

L’organizzazione, l’unione, le relazioni sociali rappresentano la chiave per iniziare e consolidare la lotta per i nostri diritti di donne, persone, membri di una comunità. Ci hanno insegnato che solo il potere collettivo ha infatti la capacità di raggiungere obiettivi sociali di cambiamento. Noi rappresentiamo la resistenza, abbiamo un ruolo politico importante all’interno dell’umanità, ma solo uniti come compañeros y compañeras possiamo vincere. Grazie ai racconti di donne contadine, afro-discendenti, indigene, e molte altre ancora e alla condivisione di esperienze di lotte comunitarie, la distanza geografica si è ridotta ad un mero dato quantitativo. La solidarietà supera ogni confine e raggiunge le più remote comunità del mondo, ci rende forti e ci sostiene come donne, generatrici di vita e protettrici dell’umanità.

Citando un caso specifico, nel Bajo Naya abbiamo assistito alla costituzione di una cooperativa mineraria “ancestrale”, dove le donne in prima linea hanno gestito la discussione riguardo alla necessità di trovare un nuovo approccio all’estrattivismo dell’oro. Un metodo diverso per permettere il sostentamento della comunità, il rispetto della natura ed il mantenimento delle antiche tradizioni. I diritti delle donne e la tutela dell’ambiente sono gli elementi di svolta di questo periodo storico, ed il protagonismo delle prime nella lotta per il secondo non è casuale, bensì è una condizione rinforzante e rigenerante: “né le donne, né la terra sono territorio di conquista”, gridano le compagne argentine di Ni una menos.

Tutte le donne che abbiamo incontrato in questo percorso sono grandi guerriere in tutto ciò che fanno. Sono donne che sostengono la famiglia, mamme che si prendono cura dei figli e degli anziani, cuoche che preparano il pranzo e che vanno a prendere l’acqua al fiume. Sono donne che sostengono la comunità, lideresas che difendono i territori, compagne che si oppongono ai narcotrafficanti, pianificatrici che creano alternative per la sopravvivenza che il governo non offre. Sono donne consapevoli, capaci, instancabili.

Fonte d’ispirazione per un nuovo femminismo, un femminismo che deve riemergere nel grido di liberazione di tutte le donne: “Mujeres adelante liberación! Juntas haremos la historia vámonos!” (tradotto: Donne andiamo avanti, liberiamoci! Insieme scriveremo la storia, andiamo! – Associazione Ainì Fiori di Primavera, Bajo Naya)

Da questo viaggio portiamo con noi il coraggio di Nidiria e Magola, e la forza di tutte le lideresas e mujeres colombiane che lottano quotidianamente per la vita, la pace, i diritti umani e ambientali. Un’energia che l’8 marzo porteremo nelle piazze di tutta Italia insieme a moltissime altre donne per dire no alla violenza, per dire basta ai femminicidi, agli stupri, alle molestie. Scioperiamo per dare voce a tutte le donne, scioperiamo per dare valore ai nostri diritti, alla nostra vita. Scioperiamo per le donne di tutto il mondo, scioperiamo per le donne di oggi e di domani. È ora di dire basta.

Le donne non avranno altri diritti di quelli che si saranno conquistati, non godranno altra libertà di quella che si saranno difesa giorno per giorno…” (Anna Maria Mozzoni, pioniera del femminismo italiano)