Morte di un volontario napoletano

il: 17 Luglio 2020

La notizia della morte di Mario Paciolla, che lavorava come volontario Onu in Colombia, ci stordisce e fa tornare indietro di molti anni, a quando nel Paese andino era pericoloso sempre: come guerrigliero, come contadino, e come accompagnatore delle comunità per la costruzione della pace nei territori.

Negli anni Novanta parlare di Colombia era parlare di morte, di uccisioni violente, di milioni di sfollati, del paramilitarismo più feroce. Nel Paese latinoamericano dove sopravviveva la più longeva guerriglia marxista – mezzo secolo di conflitto interno devastante e che ha mosso ingenti forze economiche e militari statunitensi per cercare di sedare la resistenza degli eserciti di FARC ed ELN – prendere posizione anche in maniera pacifica significava diventare obiettivo di morte per qualche fazione.

Ci viene in mente un nome, quello di Terry Freitas: era stato uno dei fondatori del Gruppo di Lavoro in Difesa degli U’wa (UDWG), lavorava al fianco di coloro che sono poi diventati nostri amici anni dopo: il popolo indigeno U’wa, protagonista di una straordinaria battaglia in difesa del proprio sacro territorio contro una multinazionale petrolifera statunitense, la Oxy, che li stava spodestando, ben appoggiata dall’esercito colombiano, dal governo e dal FMI.

Terry – il suo nome risuonava ancora forte, quando andammo a trovare Daris e Berito, rappresentanti U’wa che erano stati in visita in Italia qualche mese prima – a Cubarà, cittadina all’entrata del resguardo Sacro U’wa, nel NOrd est colombiano.

Terry aveva dedicato gli ultimi due anni della sua vita ad appoggiare gli U’wa nella loro campagna di opposizione al progetto petrolifero della Occidental. Insieme as Ingrid Washinawatok e Lahe’ane’e Gay stava aiutando gli U’wa a costruire un programma educativo per il mantenimento della loro cultura tradizionale. Nell’aprile 1999, l’Udwg, una coalizione di organizzazioni non governative per l’ambiente, i diritti umani e i diritti dei nativi, preparò una “Settimana internazionale di azione per gli U’wa”, che prevedeva proteste presso i quartieri generali della Oxy, conferenze stampa e la partecipazione di alcuni leader U’wa al convegno annuale degli azionisti Oxy. Il Wall Street Journal fece alcune considerazioni sull’efficacia delle azioni delle ONG nel porre la Oxy in una situazione difficile.

Terry Freitas, poco più che ventenne, venne ucciso brutalmente poco dopo insieme alle altre due attiviste che facevano visita agli U’wa.

Tragedie di questo tipo non erano una rarità in America Latina.

E non lo sono, purtroppo ancora oggi: la Colombia attraversa una fase fra le peggiori della sua storia, in termini di violenza e violazione di diritti umani ed ambientali: sono centinaia le ed gli attivisti, leaders comunitari ed ex guerriglieri, ammazzati dalla firma egli accordi di pace, nel 2016 – si parla di quasi un migliaio.

La morte di Mario ci fa ripiombare nell’epoca più oscura. Aspetteremo senza pazienza risultati di indagini che non siano tanto sbrigative da liquidare come mero suicidio la morte violenta di un giovane volontario napoletano.

Associazione Yaku Onlus

Trento, 17 luglio 2020

di seguito alcuni degli appelli che stanno in queste ore girando per stampa e giornali.

“Abbiamo appena saputo con dolore della tragica fine di Carmine Mario Paciolla, un ragazzo di Napoli di 33 anni. Molti di noi hanno conosciuto Mario diversi anni fa, al centro storico, ai tempi dell’Onda. Ci confrontavamo sulla situazione degli atenei, sulla mobilitazione studentesca che in quegli anni riempiva le strade del Paese, su mille altri tentativi di migliorare la nostra città.

Mario poi è partito, si è messo al servizio dell’altro in mezzo mondo, come prima aveva fatto a Napoli. È morto in Colombia in circostanze oscure, mentre lavorava in un progetto ONU di vigilanza sull’accordo di pace fra guerriglieri rivoluzionari delle FARC e governo colombiano. Parlano di suicidio, ma la madre non crede a questa ipotesi. I tagli sul corpo, l’inquietudine degli ultimi giorni, il sospetto che avesse visto qualcosa che non doveva… In un Paese in cui il processo di pace è stato boicottato fin dalla prima ora da Governo e paramilitari non si può escludere alcuna pista.

Aveva confidato ai genitori di voler tornare in Italia, aveva il biglietto per rientrare a Napoli il 20 luglio.

Serve fare luce, cercare la verità, perseguire la giustizia. È importante farsi sentire in queste ore perché sono quelle decisive anche per l’autopsia, per evitare insabbiamenti e manipolazioni.Facciamo pressione sul Ministro degli Esteri Di Maio, sulla stampa, sulle autorità… Sottoscriviamo la petizione che sta girando. Devono farci capire cosa è successo veramente!

Qui il link per sottoscrivere la petizione https://bit.ly/3jel5VsQui le parole della madre di Mario https://bit.ly/30kueT

Morte di un volontario italiano dell’ONU in Colombia

Ieri alle 19.40 ora italiana, è stata data notizia alla famiglia della morte di Mario Carmine Paciolla, 33anni, viveva da mesi in una località a 650km da Bogotà, apparteneva ad una organizzazione ONU per la verifica dei risultati dei progetti ONU sul campo. Da giorni il dott.Paciolla si sentiva con la famiglia confessando la sua apprensione per strani comportamenti di gente a lui nota che lo facevano sentire minacciato. Era chiuso in casa per le misure del contenimento del contagio Covid, aveva appena comprato il biglietto aereo per tornare in Italia ma i sicari lo hanno raggiunto prima. La scena è stata ricostruita come suicidio per impiccagione. Più di un elemnto smentisce questa ricostruzione. Per favore indagate su questa ennesima morte di un giovane italiano all’estero per mano di criminali.
https://www.facebook.com/1406122892803241/posts/3184596311622548/

La morte di Mario non resti impunita, diamo visibilità da subito a questa ennesima ingiusta tragedia.

#iostoconMarioPaciolla

Qui l’appello della Rete Accademica per la Pace in Colombia

Verità sulla morte di Mario Paciolla

Mario Paciolla lavorava in Colombia come osservatore delle Nazioni Unite per il rispetto degli Accordi di Pace, e aveva precedentemente lavorato in altri paesi come la Giordania e l’India

La Rete Accademica Europea per la Pace in Colombia (Europaz) esprime il proprio dolore e sgomento per la morte di Mario Paciolla e si unisce alle richieste di accertamento della verità su quanto accaduto al collaboratore delle Nazioni Unite a San Vicente del Caguán, nel dipartimento colombiano del Caquetá.

La Rete Europaz, nata a sostegno degli Accordi di Pace e del lavoro del Sistema Integral de Verdad Justicia, Reparación y No Repetición, e per promuovere reti di ricerca e di interscambio accademico tra studiose e studiosi di tematiche colombiane, manifesta la propria preoccupazione per il futuro della pace in Colombia.

I ripetuti episodi di violenza in varie zone del paese; le persecuzioni contro attivisti, leader sociali ed ex-guerriglieri, denunciate da organismi nazionali e internazionali; il clima di ostilità e delegittimazione del lavoro della Commissione della Verità rischiano seriamente di compromettere i tanti sforzi sinora compiuti per la costruzione di una pace duratura con verità e giustizia sociale.

L’impegno e la mobilitazione della comunità internazionale hanno fino a questo momento svolto un ruolo importante in difesa e a sostegno del processo di pace.
Mario Paciolla lavorava in Colombia come osservatore delle Nazioni Unite per il rispetto degli Accordi di Pace, e aveva precedentemente lavorato in altri paesi come la Giordania e l’India. Da Napoli, città natale di Paciolla, è subito partita, appena giunta la notizia della sua morte, una forte mobilitazione per chiedere giustizia.

Europaz si unisce alla richiesta e auspica un intervento deciso da parte delle autorità italiane e colombiane affinché venga fatta chiarezza sull’accaduto, svolgendo le opportune indagini e pronunciandosi in favore dei diritti della persona, della sicurezza di tutte-i coloro che sono impegnate-i a vari livelli nella costruzione della pace.

Il Comitato:

Giovanna Martelli, Silvia De Munari, Maria Rosaria Stabili, Juan Camilo Zuluaga, Alessandra Ciurlo, Francesca Casafina, Chiara Lorentini, David Dattilo.