In cerca della verità, nel mezzo di una guerra

il: 27 Febbraio 2020

Dopo due anni, torniamo in Cacarica – nella regione colombiana del Chocò – per l’evento organizzato da Justicia y Paz Colombia in occasione dell’anniversario della Operacion Genesis, una delle più grandi tragedie della Colombia. L’evento riunirà organizzazioni nazionali ed internazionali per i diritti umani ed ambientali e le comunità indigene ed afrocolombiane, nella comune richiesta di giustizia e attenzione da parte dello Stato per la grave crisi umanitaria che nel mezzo del conflitto interno del Paese, sta soffrendo la popolazione civile.

“Il Bajo Atrato chocoano è militarizzato, e le continue incursioni del Ejército de Liberación Nacional – che si macchiano di continue violazioni dei diritti umani – si mescolano alla recrudescenza della violenza perpetrata dai gruppi criminali del Clan del Golfo, i Caparrapos e la Mafia, così come organizzazioni criminali che vengono da fuori del Paese, per il controllo dei corridoi della droga”. Così Alberto Brunori, rappresentante Onu per i diritti umani, alla presentazione del report annuale, questa mattina. “Continuiamo ad osservare un persistente livello di violenza e gravi violazioni di diritti umani, nonchè l’utilizzo – in aumento – di bambine e bambini negli eserciti irregolari. Durante l’anno passato abbiamo registrato 36 massacri, la cifra più alta negli ultimi 6 anni”.

In particolare, si registra la difficile situazione umanitaria del Chocò, in particolare nella zona Nord, per gli scontri fra Eln e i gruppi paramilitari Autodefensas Gaitanistas de Colombia, Agc, sta mettendo in seria difficoltà la vita delle persone civili.

“Abbiamo incontrato numerose violazioni a danno delle comunità locali- racconta il rappresentante della Defensoria del Pueblo, Carlos Alfonso Negret – ” fra cui sfollamenti forzati, confinamento coatto delle popolazioni indigene che non possono più nutrirsi, pescare o cacciare, per la paura di finire in mezzo al conflitto armato in corso”

Per questo assume un’importanza particolare, la missione d’appoggio e la partecipazione di organizzazioni e comunità – fra cui Yaku – che si riuniranno nella zona umanitaria – uno dei meccanismi di protezione che vengono messi in atto per proteggere la popolazione civile nel mezzo del conflitto – di Nueva Vida, da venerdì 28 febbraio a domenica1 marzo.

L’occasione sarà – come ogni anno – la giornata della memoria dedicata alla famigerata operazione Genesis, che vide esercito colombiano operare in concomitanza con i paramilitari nel 1997, per uno dei più violenti sfollamenti forzati della storia del Paese: migliaia di persone furono cacciate dal loro territorio – intere comunità afro e indigene – alcune centinaia vennero ammassate durante la notte in uno stadio nella città di Turbo e costrette per giorni senz’acqua, nè cibo sotto la minaccia delle armi dell’esercito. Ci furono morti e violenze, ma emblematica rimase la macabra esecuzione contro un contadino, che venne decapitato, ed i paramilitari giocarono a calcio con la sua testa davanti al resto della sua famiglia e della comunità. Così era la Colombia vent’anni fa, ma quella violenza cieca e disumana sembra tornare, per terrorizzare e piegare la gente.

Con una sentenza storica, la Brigada 17 dell’Esercito Cacarica, e i gruppi paramilitari de las Autodefensas Campesinas de Córdoba y Urabá vennero condannati il 20 noviembre del 2013, dalla Corte Interamericana de Derechos Humanos, che per la prima volta riconosceva l’alleanza criminale fra stato e mercenari.

Nel febbraio del 2017, ai vent’anni esatti dall’Operacion Genesis, insieme a molti rappresentanti nazionali ed internazionali partecipavamo con speranza ad una quattro giorni di iniziative e presenza nella Zona Umanitaria di Santa Esperanza en Dios.

QUI IL RESOCONTO E LE FOTOGRAFIE DELLE GIORNATE DEL 2017

A tre anni di distanza torniamo in Cacarica, ma la situazione è peggiorata:

Il conflitto chocoano ruota attorno ai tre grandi fiumi che attraversano la regione: il primo è il rio San Juan, controllato da Eln e gaianistas. Il Rio Baudò è il secondo, dove nello scontro fra i due gruppi armati prevale la forza paramilitare AGC, in particolare in Puerto Meluk. Il terzo fiume è il più importante: è il Rio Atrato. Molta parte della guerra interna colombiana si annoda attorno ai suoi affluenti : controllare il bacino del Atrato è avere un potere strategico importante.

In mezzo a tutto questo, la popolazione civile grida la sua necessità di protezione, e non viene ascoltata. La recrudescenza del conflitto si porta dietro un aumento di morti, violenza sessuale, estorsioni, sfollamenti e reclutamento di minori.

Sarebbe urgente che il Governo faccia sentire la sua presenza attraverso accordi umanitari e la ripresa del dialogo con l’Eln, interrotto unilateralmente dal presidente Duque l’anno scorso, all’indomani di un sanguinoso attentato nella città di Bogotà. E che vengano applicati gli accordi di pace, così come deciso all’Avana ormai quattro anni fa.

Ecco perchè l’evento della Memoria organizzato dalla Commissione di justicia y Paz è fondamentale per visibilizzare la situazione in cui versano le comunità, per denunciare l’assenza della forza pubblica, e per rinforzare i meccanismi di protezione ed autoprotezione della popolazione, unica soluzione in questo momento per trovare un respiro di vita.