Cumbre de Los pueblos e COP 20: cambiare il sistema non il clima

il: 15 Dicembre 2014

Si è conclusal’11 dicembre Lima la “Cumbre de los Pueblos”, la tre giorni dedicati alle più urgenti tematiche ambientali. Organizzata da movimenti sociali ed organizzazioni, è “uno spazio di riflessione ed azione aperto, orizzontale e democratico”, che si sviluppa nelle stesse giornate e a poca distanza della Ventesima Conferenza delle Parti sul Clima, la COP 20, la Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sul Cambio Climatico.

Un dialogo importante fra piattaforme con posizioni politiche ed economiche distanti e a volte contrapposte: da una parte governi e grandi organizzazioni sotto l’egida dell’Onu, che si prefiggono  l’elaborazione di un documento da discutere alla COP21 di Parigi il prossimo anno e che dovrebbe – secondo quanto detto anche dal presidente di casa, Ollanta Humala – costruire “l’opportunità di creare l’alleanza più grande della storia contro un nemico comune che è il cambio climatico”; dall’altra esponenti di comunità, sindacati, cittadinanze, che da fuori i palazzi denunciano le dinamiche dell’ingiustizia ambientale e sociale e fanno nomi e cognomi fra le grandi corporations. Ma che partendo dalle critiche ai meccanismi della finanziarizzazione della Natura, elaborano le proprie ricette: il biologico, le energie alternative, ma soprattutto “Cambiare il sistema, non il clima”,. A Lima ci sono i ragazzi dell’Agenzia di Stampa Giovanile, una dozzina di giovani trentini che attraverso un progetto targato Trento – Associazione Jangada, Assessorato alla Cooperazione Internazionale, BIM Adige e Comunità della Val di Non – si stanno mettendo alla prova come freelancer, e sul sito stampagiovanile.it ci tengono informati dell’andamento dei lavori del forum ufficiale e di quello alternativo.

Noi abbiamo raggiunto via skype Daniele Saguto, sociologo palermitano entrato a far parte dell’Agenzia nel 2012, e che nel gruppo si è preso il compito di seguire la Cumbre de los Pueblos. “Ieri [9 dicembre, ndr] la giornata è stata entusiasmante – ci racconta, stanco ed emozionato –  la marcha indigena dedicata alla salvaguardia dell’acqua ha attraversato Lima fino alla storica Plaza de San Martin. Al grido de El agua no se vende, se defiende, l’assemblea nazionale dei popoli indigeni ha alternato musica ed interventi mirati a sottolineare il rapporto fra miniere, estrattivismo e consumo idrico. Sul palco sono intervenuti anche i sindaci di Lima e di Bogotà, e questo è stato l’unico momento in cui la piazza si è scaldata. Per il resto si respira un clima stupendo: ogni giorno ragazzi di tutto il mondo si alternano in workshop, incontri, scambi di esperienze. Qui alla Cumbre de Los Pueblos la critica alla green economy e alle cosiddette false soluzioni è forte. Ma i lavori procedono costruttivamente. E noi come gruppo dell’Agenzia lavoriamo senza sosta, decidendo insieme ogni passaggio”.

Chiediamo a Daniele la sua personale percezione sulle differenze fra i due spazi d’incontro internazionali: “E’ complicato comprendere i processi interni all’Onu – risponde – è un grande mostro burocratico. Rispetto a Varsavia [sede della COP19 ndr] ci pare ci sia una migliore disposizione”. Daniele e gli altri sono andati a visitare anche alcuni progetti di cooperazione internazionale sia nella zona amazzonica del Perù che sulle Ande, e questo è stato importante per capire che pensa la gente su cambio climatico e i grandi eventi: “Il fatto che la COP 20 abbia scelto il Pentagonito come sede dell’incontro, non ha aiutato”.

Il Pentagonito infatti è nella memoria dei peruviani il quartier generale dove l’esercito ha torturato prigionieri politici fino all’epoca del presidente Fujimori. E se nelle intenzioni degli organizzatori, dare appuntamento ai 15.000 delegati di 190 paesi per la COP 20 voleva essere un riappropriarsi di un luogo dalla storia infausta, il risultato non gli ha dato del tutto ragione: troppe le contraddizioni anche dello stesso paese ospitante in fatto di cambio climatico e difesa ambientale, con oltre un quinto del territorio dato in concessione all’industria mineraria e decine di megadighe. Le conseguenza sugli equilibri ecosistemici sono devastanti, a partire dall’inquinamento delle risorse idriche. Le ripercussioni sociali si traducono in aumento delle conflittualità e delle repressioni verso le comunità locali. A questo proposito –il 9 dicembre la Conferenza delle Parti ha ospitato il 3° Gender Day – ci piace ricordare la storia di Máxima, la contadina peruviana messa in carcere per usurpazione di terre e costretta al pagamento di un’ammenda a favore della stessa società mineraria – la Yanacocha – che ha cacciato lei e i suoi figli dalla sua casa. Su Maxima è nata una campagna mondiale che forse le sta salvando la vita. Campagne mediatiche che viaggiano fuori dai circuiti tradizionali. Così come il lavoro dei nostri giovani reporter trentini che da Lima ci regalano notizie ed il loro sguardo. Senza cartellino dell’Ordine, senza un giornale di carta sottobraccio, ci raccontano un’informazione che cambia, che denuncia, a partire dalla difesa dell’ambiente.

LEGGI L’ARTICOLO IN PDF DE L’ADIGE DELL’11 DICEMBRE 2014