Verso un'altra visione del mondo. L'intervista a Mattei.

il: 12 Novembre 2015

“Il pesce persico del Nilo è tra i più grandi pesci d’acqua dolce, in grado di raggiungere una lunghezza di 6 piedi e un peso di 400 chili. Originario del sub-Sahara è stato introdotto dall’uomo nel lago Vittoria ed ha causato la scomparsa della maggior parte delle specie endemiche nel lago,  creando conseguenze sociali ed economiche disastrose. È difficile trovare una metafora migliore per l’impatto del moderno paradigma economico e giuridico su una comunità locale”. Così si apre “The Ecology of Law” [Berrett-Koehler Ed], il libro scritto a quattro mani dal giurista Ugo Mattei e da quel Fritjof Capra che fu autore di uno dei libri che si possono definire spartiacque nella cultura occidentale moderna, “Il Tao della Fisica”, oltre un milione di copie vendute quarant’anni fa, che esplorava per primo il rapporto tra fisica moderna e le tradizioni filosofiche e religiose dell’ Oriente.

“The Ecology of Law: verso un sistema giuridico in armonia con la natura e comunitario” verrà presentato venerdì 13 novembre all’interno di un seminario che associazione Yaku e Scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento presenteranno a partire dalle 16.00 presso la stessa Scuola di Studi Internazionali (Via Tomaso Gar, 4 – aula 118), con la presenza di uno dei due autori, il professor Ugo Mattei. Una prima nazionale che Trento ha l’onore di ospitare, e addirittura una “seconda” europea, essendo stato presentato solo a Varsavia qualche giorno fa.

L’incontro di venerdì, a titolo “Ecomigrazioni e disastri naturali: fra diritti delle persone e diritti della Natura”, cercherà di fare un focus su uno degli argomenti più attuali che la nostra società sta vivendo, ovvero quello delle eco-migrazioni. Lo spostamento coatto di decine di milioni di persone costrette dalla mancanza di risorse naturali con cui sopravvivere sono ormai una realtà: acqua, cibo, terra, sottratte alle popolazioni abitanti da disastri naturali – la cui impronta antropica è ormai accertata – ma ancora di più dalle conseguenze letali del sistema economico, creeranno nel prossimo futuro secondo dati forniti  dall’UNU-EHS, l’istituto delle Nazioni Unite per l’Ambiente e la Sicurezza Umana, fino a 200 milioni di “rifugiati del clima”; ecco il mezzo miliardo di “migranti della sete” che fuggiranno dall’Africa; ecco gli sfollamenti forzati in Colombia, dove lo strapotere delle corporation si gioca in borsa fiumi e petrolio, sfollando forzatamente intere comunità. Il seminario è infatti parte del programma “Il Rifiuto della terra”, che molte associazioni trentine con il Gioco degli Specchi stanno portando avanti in vari luoghi della città; ma è anche il terzo incontro della Scuola dell’Acqua e dei Beni Comuni di Yaku, partita il 23 ottobre scorso e che con cadenza settimanale fino al 4 dicembre analizza i vari aspetti della cooperazione internazionale sotto la lente dei beni comuni.

Ugo Mattei, si diceva, e il pesce persico: “La metafora di un lago morto ci spinge ad immaginare la situazione in cui versa la nostra società, non è esagerato dire che la civiltà umana, insieme a molte forme di vita, può scomparire dal pianeta a meno che non siamo in grado di invertire il sistema estrattivista. Ecco perché il libro: una sorta di manuale di alfabetizzazione ecologia e giuridica che mettendo sotto luce critica il nostro sistema giuridico, cerca di creare le condizioni perché si possa agire in maniera trasformativa”. Professore di diritto internazionale all’Hastings College of the Law dell’Università della California a San Francisco, e di diritto civile all’Università di Torino, Mattei ci spiega la gestazione del libro:” Con Capra abbiamo iniziato 8 anni fa a ragionare sul concetto di legge: c’è quella scientifica, di Newton ad esempio, e c’è quella giuridica. Un concetto trasversale che ci faceva riflettere su quanto la dinamica meccanicistica avesse di fatto determinato la nascita di scienze sociali e scientifiche e pervaso il nostro immaginario. Solo che nel tempo la contrapposizione fra soggetto e oggetto positivista, nella meccanica quantistica non ha più tenuto, nelle scienze sociali è rimasto. Un paradigma antico ed obsoleto che doveva favorire la trasformazione dei beni comuni in capitale, e che oggi, in una situazione opposta, ovvero di sovrabbondanza di capitale, dovrebbe invertire la rotta, aiutandoci a recuperare i beni naturali. Ma l’impronta capitalistica del nostro sistema non ce lo permette, naturalizzando l’idea di una crescita illimitata che di fatto l’ecologia ha abbandonato da tempo”. Dunque anche il nostro sistema giuridico si deve responsabilizzare su quello che è il crash ambientale a cui stiamo andando incontro:” Noi giuristi dobbiamo recuperare il nostro ruolo di costruttori di un immaginario collettivo di valori e sentimenti, restituire il diritto alle comunità, invece che avvallare l’idea di un individuo proprietario”. Ed ecco il virtuoso dialogo con la scienza: ”Si, una volta scienziati e giuristi dialogavano o a addirittura, erano la stessa persona – pensiamo a Becon, padre del metodo scientifico e cancelliere: dalla scienza naturale recuperiamo l’idea di insiemi: dobbiamo tornare ad essere in armonia con la Natura, come collettività, con un apparato giuridico rigenerativo”. Tornando al nostro stagno e alla sua metafora: se siamo in una fase biocida, è vero che non è un lago del tutto morto: esistono forme di creatività e proposizione da parte della società che fanno ben sperare: “E’ vero, lo stagno ha zone che possiamo isolare per ricreare la vita: lo possiamo fare col Diritto, lo stanno facendo movimenti e collettivi con forme di mutualismo, autorganizzazione, partecipazione. Ma dobbiamo stare attenti alla capacità mimetica del capitalismo, che si appropria di forme di sussidiarietà della società”. Mattei è anche parte del movimento per lacqua bene comune che ha portato al referendum del 2011. In un altro suo libro, il recente “ Benicomunismo e i suoi nemici” [Ed. Einaudi] – che verrà presentato sempre il 13 novembre al Cafè de la Paix (dalle ore 20.30), con la moderazione di Paolo Manovan caporedattore di questo giornale – si delinea un apparato pubblico che ormai è sotto scacco delle logiche della finanziarizzazione dell’economia e si comporta come il privato. In questa fase, che ruolo ha il conflitto sociale?:” E’ fondamentale. Non c’è avanzamento sociale che non passi dal confitto. Anche le istituzioni hanno la stessa capacità mimetica di appropriarsi delle idee delle parti reattive della società, di fatto annullandole. Lexpo ne è un esempio”. Tornando al focus del seminario “Ecomigrazioni e diritti della Natura” al quale parteciperà – insieme ai professori Petrella, Turrini e Gatti – quanto il Diritto è partecipe in questo scenario?:” La contrapposizione fra legale ed illegale – il profugo siriano è riconosciuto, quello ecologico no – è anacronistico, sono entrambi conseguenze di fenomeni ecologici. II riconoscimento dei diritti della natura è uno strumento ancora debole ma è un modo di palesare un disagio. Ora c’è bisogno di una rivoluzione profonda, copernicana”.

Articolo de Il Trentino del 12 novembre ’15