Idroelettrico: tanto tuonò che non piovve

il: 11 Gennaio 2016

Proclami quasi quotidiani, titoli roboanti, comunicati stampa dell’assessore regionale Bottacin hanno annunciato a tutti noi che la Regione ha varato la stretta sulle centraline: “priorità agli aspetti ambientali, i Comuni chiamati a decidere, le competenze alla Provincia di Belluno”.

In realtà quella che si vuol far apparire come una svolta politico/amministrativa della Regione altro non è che un malcelato e confuso tentativo di dare parziali ed ambigue risposte alle proprie inadempienze e alle sempre più estese e consapevoli proteste di cittadinanza, cercando, nel contempo, di parare i colpi dei ricorsi alla Commissione Europea, al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, all’ISPRA, attivati dal Comitato ABC, dalle Regole, dal WWF.

Tutte le innovazioni strombazzate da Bottacin, (salvo il limite di captazione su bacino pari o inferiore a 10 kmq), sono obblighi di normative datate e, ad oggi, non compiutamente applicate dalla Regione Veneto: dalla partecipazione dei comuni alla Conferenza dei Servizi, all’obbligo di screening VIA per impianti superiori ai 100 KW, dalle valutazioni ambientali nella fase della concorrenza alla classificazione ecosistemica dei corpi idrici, alle competenze sul Demanio Idrico assegnate alla Provincia di Belluno.

Provvedimenti di adeguamento normativo (compresi quelli sui siti non idonei) che devono valere su tutte le centocinquanta (!) domande in itinere e non solo sulle nuove richieste di concessioni: altrimenti ci troveremmo di fronte alla perversione di normare inadempienze in itinere.

In questo quadro consideriamo contraddittorio anche l’atteggiamento della Provincia di Belluno che si è affrettata a dire che le competenze sulle procedure di richiesta di concessione già attivate rimarranno in capo alla Regione, rivendicando a sé solo quelle che verranno attivate a partire dal 1 gennaio 2016.
Un pessimo segnale di subalternità e debolezza nel cammino verso il potenziale e rivendicato autogoverno della specificità della montagna bellunese. Ambivalenza simile a quella di quei comuni che hanno votato alcuni giorni fa il Piano Industriale 2016/2018 di Bim Infrastrutture (un solo voto contrario e cinque astenuti) nel quale si anticipa e si auspica un ulteriore espansione dell’idroelettrico come propria ragione sociale: ambiguità di comuni di “lotta e di governo” che votano queste scelte politiche di Bim Infrastrutture per poi invocare mobilitazioni contro le centrali che i privati vorrebbero realizzare nei propri territori.
Se queste sono le scelte della democrazia rappresentativa anche per il 2016 come comunità territoriali dovremmo prenderci cura dei beni comuni e, in questo mondo capovolto, mobilitarci affinché le istituzioni rispettino le leggi….

Comitato Bellunese Acqua Bene Comune

IDROELETTRICO: TANTO TUONO’… CHE NON PIOVVE!