Perché fermare il TTIP: per dire no a un'Europa senza democrazia

il: 30 Maggio 2016

“Il Parternariato di libero commercio e gli investimenti – il tratto internazionale TTIP  in discussione tra Europa e Usa – è l’ennesimo passo per svuotare l’Europa di qualsiasi valore e principio democratico” così sintetizza Alberto Zoratti di Fairwatch, i motivi di una campagna, STOP TTIP, di cui è uno dei portavoce, e che lo scorso 7 maggio ha visto sfilare per le strade di Roma circa 30 mila persone. “Una piazza plurale, allegra e determinata, che riassumeva in sé l’ampia composizione sociale che, in oltre due anni di lavoro nei territori, si è aggregata intorno a questa battaglia”.  C’erano i produttori agricoli e le piccole imprese, i sindzorattiaci di diversi Comuni, le reti dell’altra economia, del commercio solidale e del consumo critico, le associazioni ambientaliste e di movimento, i sindacati e le forze politiche. Una delegazione proveniente anche da Trento e Bolzano. E, soprattutto, tantissime donne e uomini da tutta Italia che hanno deciso di scendere in campo per fermare un trattato che mette a repentaglio diritti e democrazia. Alberto Zoratti concluderà il 4 giugno l’ultima conferenza dell’OltrEconomia Festival di Trento 2016 “Senza Confini” tirando le fila di un’elaborazione complessiva che partendo dalle guerre e i conflitti vuole concludersi con il rilancio di una battaglia della società civile che può concludersi vittoriosamente: fermare il TTIP. “Perché insieme è possibile e necessario, perché il trattato si prefigge l’abbattimento di tutte le barriere non tariffarie, che – a detta delle multinazionali e delle lobby finanziarie –  ostacolano la piena libertà d’investimento tra le due sponde dell’Atlantico. Peccato che le barriere non tariffarie siano esattamente tutte le leggi, normative e regolamenti attualmente esistenti che tutelano i diritti del lavoro, la salute, l’ambiente, la sicurezza alimentare, i servizi pubblici, la sanità e l’istruzione. Molti piccoli produttori agricoli sperano di sfondare nel mercato statunitense. Ma è solo demagogia mediata dalle lobby internazionali. Solo un sesto dei prodotti Igt italiani saranno riconosciuti dagli USA e in cambio di cosa? Il mercato italiano sarà invaso da prodotti a basso costo statunitensi spazzando via larga parte delle produzioni locali e artigianali che caratterizzano il nostro Paese”. Perché di questo si tratta. Il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP) è un negoziato tra Unione Europea e Usa, avviato nel luglio 2013 nella più totale segretezza e opacità, che solo l’azione dei movimenti e della società civile ha potuto in qualche modo rompere, rivelando a tutti la vera posta in gioco. Sono quindi oggetto di negoziazione tanto l’esistenza del contratto collettivo di lavoro quanto il principio di precauzione ambientale, nonché tutte le norme di sicurezza alimentare che vietano gli Ogm, l’uso massiccio di pesticidi, la clorinatura dei polli, la carne agli ormoni. E sono sotto attacco il sistema pubblico scolastico e sanitario, nonché tutti i servizi pubblici locali.

Culmine di tutto questo processo, è la possibilità per ogni impresa transnazionale di citare in giudizio uno Stato o qualsiasi autorità pubblica, presso corti private di arbitrato commerciale internazionale (ISDS), ogni volta che queste ritengano che una legge o una normativa approvata nuocia alle aspettative di profittabilità del proprio investimento.

“Si tratta, a tutti gli effetti, di un attacco alla democrazia e del tentativo di passare dallo stato di diritto allo stato di mercato: se fino ad oggi è infatti la democrazia a definire i vincoli del mercato, con il TTIP sarà il mercato e definire i vincoli della democrazia” e questa battaglia secondo Zoratti può essere vinta anche per le incertezze che attualmente serpeggiano tra i governi e incalzati dalle mobilitazioni della società civile di Germania, Francia, Inghilterra e stati Uniti. Per molto tempo le istituzioni europee e il governo italiano hanno accusato la campagna Stop TTIP di allarmismo e di dietrologia, cercando di rassicurare l’opinione pubblica in merito al fatto che mai i diritti e le tutele acquisite nella storia dell’Europa sarebbero state messe in discussione. Sono stati ancora una volta smentiti, grazie alla recentissima pubblicazione da parte di Greenpeace di gran parte del testo consolidato su cui è attualmente attestato il negoziato, che conferma quanto la campagna Stop TTIP dice dall’inizio.

“Il TTIP rappresenta il tentativo di costruire un quadro giuridico nuovo, all’interno del quale la libertà delle imprese non abbia alcun limite e i diritti divengano variabili dipendenti dai profitti. Spiega ancora  l’animatore della Campagna STOP TTIP, “ma i giochi non sono andati come i padroni del vapore avrebbero voluto. Le ultime mobilitazioni hanno coinvolto 850 città di Europa e Stati Uniti. Per luglio è prevista una mobilitazione a Bruxelles mentre a ottobre i movimenti internazionale dei due continenti proveranno la spallata finale per fermare i negoziati” . Trattati come questi, questa è la lettura del movimento, possono essere siglati a due soli condizioni: la segretezza e la velocità. Fallita la prima, la seconda non ha potuto essere messa in campo, e il trattato, la cui conclusione era prevista nel dicembre 2014, è a tutt’oggi incagliato, tra l’incudine di una mobilitazione sociale che è cresciuta in tutta Europa e al di là dell’Atlantico, e i conflitti interni emersi tra interessi nazionalistici e poteri industriali: il recente disimpegno del governo francese, le titubanze della stessa Germania sono solo i primi scricchiolii di una costruzione edificata in fretta e senza attenzione alla solidità delle fondamenta.