Scontri e morti nel Cauca colombiano: si inasprisce lo sciopero dei contadini contro il TLC

il: 6 Settembre 2013

Tre contadini morti e più di 50 feriti sono il saldo drammatico dello scontro con le forze di polizia a Mojarras, nel Cauca, nel marco dell’enorme sciopero nazionale che da 17 giorni sta bloccando il paese.

Secondo le testimonianze raccolte anche dai nostri compagni della emittente bogotana di Justicia y Paz,  Contagio Radio, gli squadroni antisommossa denominati ESMAD (acronimo di  Escuadrón Móvil Antidisturbios, gruppo speciale della Dirección de Seguridad Ciudadana – DISEC), hanno cercato di smobilitare “a sangue e fuoco” le oltre 7000 persone che si trovavano a Mojarras manifestando pacificamente attraverso l’interruzione della Panamericana.

Ora una Commissione Onu e rappresentanti della Defensoria del Pueblo sono in cammino verso la regione Sud Occidentale del Cauca per verificare i fatti, che per ora parlano di un primo scontro fra manifestanti e forze armate a suon di pietre e bastoni da una parte, lacrimogeni dall’altra, con un saldo iniziale di 16 contadini portati al vicino ambulatorio sanitario per le gravi intossicazioni derivanti dai gas e dai colpi ricevuti.  “Stiamo parlando di un vero e proprio massacro – ha detto un funzionario locale – è davvero duro veder assassinare i nostri contadini”.

Fino ad oggi nella zona – una regione  particolarmente “calda”, nel paese – anche la Croce Rossa aveva fatto da intermediaria con le forze di polizia. Il vicepresidente Angelino Garzon ha annunciato incontri urgenti con i dirigenti contadini a partire da domani, sabato 7 settembre, nelle regioni del Cauca, Narino, Putumayo, Caquetà, per arrivare ad un accordo fra i settori economici del Paese, il governo naizonale e gli indigeni e contadini che stanno tenendo in scacco il paese con uno sciopero senza precedenti , in opposizione al Trattato di Libero Commercio firmato l’anno scorso con USA, Corea del Sud ed Unione Europea.

Il TLC é un accordo commerciale bilaterale che gli Stati Uniti hanno firmato con differenti paesi dell’America Latina e del Centro America (ad esempio, Ecuador, Perú, Costa Rica, Nicaragua, Repubblica Dominicana), per l’apertura di nuovi canali di scambio di beni e servizi, l’abbattimento di barriere in entrata/uscita e lo stimolo agli investimenti privati, all’interno di un sistema di regole definito per mutuo accordo tra i paesi coinvolti. In Colombia, la ratifica del trattato riveste un’importanza particolare, non solo per il travagliato iter che ne ha ritardato l’adozione di cinque anni, ma anche in considerazione della peculiare posizione della Colombia stessa, mercato importantissimo per gli USA,  il terzo dopo Messico e Brasile. La Colombia é il paese con il più elevato tasso di disoccupazione di tutto il continente latino, con un livello di lavoro nero ed informale che sfiora la preoccupante soglia del 60%; la salvaguardia dei diritti dei lavoratori é ad alto rischio, così come la sicurezza personale degli esponenti sindacali.

Se il Presidente Santos ha salutato l’accordo come “una tappa storica nelle relazioni tra Colombia e Stati Uniti, una tappa storica per l’ingresso della Colombia nel sistema economico mondiale, una tappa storica per gli imprenditori e i lavoratori colombiani”, analisti come Robert Lawrence e Craig Van Grasstek, affermano che il Trattato di Libero Commercio altro non è che una strategia politica, un mezzo per arrivare a scopi ben diversi dal commerciale ed economico. Secondo organizzazioni quali Acción Campesina Colombiana, Acción Permanente por la Paz, Mesa Mujer y Economia, tra le tante, il Trattato é pura espressione dell’ingerenza statunitense in America Latina. L’accordo rappresenta, secondo la Rete, un passo indietro nell’applicazione di politiche pubbliche di sviluppo e benessere sociale, a favore degli strati più vulnerabili della popolazione colombiana, vista la palese asimmetria tra i due paesi (a vantaggio dell’economia statunitense), all’interno del sistema dei reciproci diritti-obblighi previsti.

María Soledad Betancur Betancur, Coordinatrice dell’Osservatorio per i diritti umani –  Observatorio de Derechos Humanos IPC – spiega: “ Le conseguenze del TLC hanno spinto i contadini a diventare protagonisti nell’agenda politica colombiana, per il modello stesso che questo trattato impone loro: uno spoglio costante di beni comuni e piccole e medie proprietà, che fino ad oggi ha creato più di 4 milioni di sfollati ed almeno 6.7 milioni di ettari di terra espropriata o abbandonata in nome di una concentrazione terriera sempre più massiccia. Un documento del gruppo “Memoria Histórica”afferma come tutti i dati dimostrino una reale convergenza fra la questione agraria e la guerra colombiana, unita al narcotraffico, alla questione mineraria ed energetica e all’alleanza criminale fra paramilitarismo, politica, elite locali economico impresari ali e mercanti di droga”.

Il periodo del precedente presidente Uribe è stato caratterizzato proprio dalle regalie della politica verso i grandi gruppi latifondisti che concentrano il maggior numero di ettari di terre coltivate della Colombia: mentre nel 2007, come aiuto per le conseguenze della tremenda ondata di freddo dell’inverno, un contadino di Boyacà riceveva meno di 100.000 pesos colombiani (meno di 40 euro), il programma uribista AIS regalava alle varie famiglie della costa almeno 21 milioni di pesos in contributi a fondo perduto.

Ecco perché questo sciopero contadino sta raccogliendo istanze e solidarietà da molti settori della società e della politica colombiana – anche il partito del Polo – da quelli indigeni ed afro, ma non solo, perché reale espressione dell’indignazione e della profonda povertà dei molti impoveriti dalle politiche neoliberiste portate avanti dal Governo colombiano. ( leggi la lettera d’appoggio di Justicia y Paz Colombia)

Rivendicazioni, quelle dei contadini, ritenute da molti come legittime, e che hanno come finalità il superamento di questa crisi e la messa in pratica di uno sviluppo economico includente e sostenibile, richieste che anche i rappresentanti dei settori che in questi mesi si sono seduti al tavolo delle trattative FARC – ELN – Governo colombiano hanno fortemente messo al centro.

Francesca Caprini – yaku.eu

Una carovana politica partirà dall’Italia per la Colombia il 6 di ottobre per solidarizzare con i movimenti che nel Huila colombiano stanno  manifestando e difendendo i propri territori dalla costruzione di una grande diga a firma di Enel. Sottoscriviamo anche l’appello di Justicia y Paz, in solidarietà con i contadini vittime della violenza militare nel Cauca, dove la carovana arriverà il 15 ottobre.