Dopo 19 giorni dall’uccisione di Berta Caceres, la leader ambientalista che difendeva la terra, l’acqua e le popolazioni indigene e contadine dai soprusi delle transnazionali spalleggiate dal governo dell’Honduras, un nuovo omicidio colpisce il gruppo del Cophin: il 16 marzo hanno ucciso Nelson Garcia, trent0tto anni, padre di cinque figli, un altro leader ambientalista, appartenente al Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene, l’organismo di cui Berta Caceres era l’anima.
Alcuni killer l’hanno ucciso sparandogli in faccia a Rio Chiquito, dove la mattina stessa un presidio di centocinquanta persone organizzato dal Copinh è stato sgomberato dalle autorità pubbliche in uno dei tanti terreni contesi. Terreni coltivati da sempre dai contadini che abitano quella zona ma che si scontrano con “titoli di proprietà” ottenuti dai latifondisti al servizio di imprese straniere..
L’uccisione di Nelson Gracia conferma che siamo di fronte a interessi troppo alti e che quella gente senza scrupoli non intende fermarsi anche perché si sente le spalle coperte.
In questo momento siamo in grandeapprensione per l’incolumità di Gustavo Castro, ambientalista messicano, che si trovava ospite in casa di Berta al momento della sua uccisione e che è riuscito a salvarsi fingendosi colpito a morte dalle pallottole dei sicari. È l’unico testimone oculare ma non si fida della polizia honduregna. Subito dopo i fatti molte organizzazioni sociali di tutto il mondo hanno chiesto che le indagini siano affidate a un gruppo internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite oppure della Commissione Interamericana per i Diritti Umani (Cidh). Ma finora la richiesta non ha trovato accoglienza.