Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Come Yaku parteciperemo alla grande manifestazione nazionale di domani, 26 novembre.
Una data che è già storia per il numero, cresciuto esponenzialmente in questi ultimi mesi, di associazioni, organizzazioni, cittadine e cittadini che vi aderiscono e che hanno costruito insieme questa data. E’ tempo di far sentire una voce forte e decisa che si opponga alle violenze, agli assassinii, alle discriminazioni che in Italia e nel mondo si concentrano con ogni evidenza verso le donne: “Non accettiamo più che la violenza condannata a parole venga più che tollerata nei fatti. Non c’è nessuno stato d’eccezione o di emergenza: il femminicidio è solo l’estrema conseguenza della cultura che lo alimenta e lo giustifica. E’ una fenomenologia strutturale che come tale va affrontata”, si legge nel comunicato di “Non una di meno” (https://nonunadimeno.wordpress.com) la piattaforma che promuove l’incontro. E ancora: “La libertà delle donne è sempre più sotto attacco, qualsiasi scelta è continuamente giudicata e ostacolata. All’aumento delle morti non corrisponde una presa di coscienza delle istituzioni e della società che anzi continua a colpevolizzarci”.
Noi contribuiamo con il percorso che ci è proprio, evidenziando come nei territori dove l’attacco alle risorse e ai beni comuni è più violento le donne sono le prime vittime, e che la lotta contro la violenza di genere deve passare per forza dalla lotta contro le politiche economiche neoliberista. Dall’altra, quelle stesse donne che lottano contro la repressione che estrattivismo e spoliazione delle proprie risorse provocano sul loro corpo e nei loro territori, diventano anche le protagoniste di una risposta alternativa basata sulla giustizia sociale ed ambientale; perché naturalmente portatrici di una visione dell’economia differente e solidale; o per il legame ancestrale e spirituale con gli elementi : il superamento della “femminilizzazione della povertà” deve passare anche dal quel legame con l’acqua e con la terra che rappresentano il cardine dell’universo culturale, spirituale e affettivo.
Per questo saremo i piazza sabato, ma anche in Colombia al fianco delle tante donne che in questi giorni lottano per vedere i propri diritti riconosciuti all’interno dei nuovi negoziati di Pace, firmati ieri a Bogotà fra FARC – Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, e Governo di Manuel Santos. Nei quasi sessant’anni di guerra in Colombia, dei 6,2 milioni di vittime riconosciute ufficialmente più della metà sono donne. Migliaia sono le violenze, gli stupri, le vessazioni che un territorio militarizzato e sotto conflitto armato registra ogni giorno nel silenzio generale. Nei tanti incontri di donne indigene, contadine, afrodiscendenti, colombiane che si stanno susseguendo in ogni parte del Paese, la messa in discussione del modello patriarcale si lega indissolubilmente alla critica verso il modello economico biocida che si esercita sulle vite e sui corpi delle donne, e nei quali la riflessione femminista si accompagna a una forte critica del modello estrattivista.
La Colombia, emblema di guerre economiche e diseguaglianze, vuole diventare il Paese delle “Donne Costruttrici della Pace Bene Comune”. Il 25 novembre è stato scelto nel 1999 come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite che ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi proprio a Bogotà nel 1981. L’immagine scelta per la manifestazione di domani è quella di una matrioska: perché ci piace pensare di avere tante anime, di essere tante e diverse, ma di poterci rafforzare, insieme, ovunque. Adelante.