Colombia: Il paese con più assassini di difensori nel mondo

il: 1 Febbraio 2019

15 gennaio 2019

Secondo l’organizzazione irlandese Front Line Defenders (FDL), la Colombia primeggia nella lista mondiale degli assassini di difensori dei diritti umani, con 126 casi registrati solo nel 2018, seguita da Messico con 48 assassini, Filippine con 39, Guatemala con 26 e Brasile con 23.

Quello che risalta è che in Colombia sono stati assassinati quasi tre volte tanto il numero di difensori che in Messico, paese considerato il più pericoloso durante l’anno appena trascorso, e che il numero totale potrebbe essere più alto in quanto il comunicato di FLD non include i casi registrati di dicembre. Secondo il Programma Somos Defensores, i cui dati sono stati utilizzati per il report di FLD, un registro preliminare di assassini di leader sociali nel mese di dicembre documenta sei casi. 

Queste cifre allarmanti di violenza si devono al fatto che, dopo due anni dall’accordo di pace tra il governo e le FARC-EP, lo “stato ha fallito nell’implementazione della maggior parte dei suoi obblighi, tra cui stabilire una presenza integrale nelle regioni rurali e implementare la restituzione delle terre e i programmi di sostituzione dei coltivi di uso illecito“.

Di conseguenza, i pericoli ai quali vanno incontro gli attivisti aumentano. L’anno scorso furono assassinati 35 difensori di diritti umani in più rispetto al 2017. Inoltre, si sono registrati più casi di minaccia di morte e incarcerazione, che hanno costretto all’allontanamento forzato di questi leader.

PROCURATORE GENERALE: Sì, c’è sistematicità nell’uccisione dei leader sociali

Di fronte al tema della continuità delle aggressioni contro i leader sociali, il procuratore generale Néstor Humberto Martínez ha riconosciuto che gli assassini sono sistematici per due ragioni: il profilo degli esecutori e delle vittime in questi casi mostrano elementi comuni in tutto il paese. Secondo la procura, gli autori della maggior parte di questi crimini sono stati riconosciuti nei cosidetti Autodefensas Gaitanistas de Colombia, nei Caparrapos e nell’ELN, mentre il 50% delle vittime sono membri delle giunte di azione comunale.

Questa affermazione della procura rappresenta un passo indietro rispetto alle precedenti dichiarazioni in cui la stessa negava la sistematicità degli assassini. Secondo Leonardo Díaz, coordinatore della protezione nel Programma Somos Defensores, questo riconoscimento è “un passo in avanti” sebbene in ritardo dato che le organizzazioni sociali come Somos Defensores aveva documentato la sistematicità dietro a questi casi già da più di 10 anni.

Di fronte alla dichiarazione della procura che la responsabilità dei crimini non ricade sulle Forze Pubbliche, Díaz ha affermato che “si nota la responsabilità dello stato per azione o inazione contro i paramilitari“. Inoltre, riconoscendo che questi crimini seguono un filo comune, “lo stato sta riconoscendo di aver smesso di fare ciò che è di sua competenza, ovvero proteggere la società civile e le organizzazioni sociali“.

Traduzione a cura di Yaku

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