articolo originale disponibile a: https://humanrightsdefenders.blog/2021/03/03/colombia-accounts-for-half-the-number-of-all-environmental-defenders-murdered-in-2020/
Secondo il report di Front Line Defenders sulla situazione dei difensori dei diritti umani nel 2020, la Colombia conta metà dei casi mondiali di attivisti ambientali nel 2021, 177 casi su un totale di 331 registrati, la maggior parte dei quali rimane (e rimarrà) impunita.
Durante la pandemia di COVID-19, i difensori e difensore dei diritti umani sono stati esposti non solamente ai rischi quotidiani che devono affrontare a causa sia della loro attività come attivisti che del COVID-19, ma in aggiunta hanno subito le pressioni da parte dei governi per il controllo delle informazioni e dei loro spostamenti.
La maggior parte dei difensori e difensore assassinati erano attivi su temi come sicurezza alimentare, accesso ai servizi sanitari ed erano critici nei confronti del governo per la sua incapacità di trovare una soluzione a questi problemi. Per Front Line Defenders, la crisi sanitaria ha aumentato i rischi specialmente per categorie come le difensore, i leaders delle comunità LGBTQ, rifugiati, migranti e sex workers.
Front Line Defenders è convinta che i casi di omicidio di attivisti e attiviste continuerà a crescere, e che nuove verifiche sull’anno passato porterà il numero totale di omicidi avvenuti in Colombia del 2020 a salire. Il 69% degli omicidi si riferisce a difensori e difensore della terra, dell’ambiente e dei diritti dei popoli indigeni.
Inoltre, il report riporta che secondo la Piattaforma Inter governativa per la Biodiversità e gli Ecosistemi (IPBES), la perdita di biodiversità potrebbe danneggiare la sicurezza alimentare mondiale, e che le comunità indigene giocano un ruolo fondamentale per la conservazione degli ecosistemi. Dal 2017, Front Line Defenders ha registrato 327 omicidi di difensori e difensore dei diritti dei popoli indigeni nel mondo.
In Colombia, la violenza è stata particolarmente diretta contro chi ha partecipato nell’implementazione del Trattato di Pace tra il governo e la guerrilla delle FARC, contro chi ha preso parte alle iniziative per sostituire le coltivazioni di coca, e contro chi si è opposto ai progetti di estrazione di risorse naturali nel paese.
Oltre agli omicidi, Front Line Defenders ha registrato i casi più comuni di violazioni dei diritti umani, che nel caso dell’America Latina sono attacchi fisici (27%), detenzioni ed arresti (19%), aggressioni (13&), azioni legali (13%), e campagne di diffamazione (7%). Il report precisa che molti tra i difensori e difensori che sono stati detenuti, sono stati allo stesso tempo più esposti al rischio di contrarre il COVID-19. Sebbene molti paesi abbiano permesso il rilascio di prigionieri a causa della pandemia, secondo il report i difensori non rientravano tra le categorie di detenuti rilasciati sebbene incarcerati per “crimini non-violenti”.
Nel caso della Colombia, il numero di attacchi ad attivisti e attiviste nel 2020 sembra essere calato, ma ciò non significa che la violenza sia diminuita. La ragione di ciò è che durante la pandemia è presumibile che molte violazioni dei diritti umani non siano state registrate, siccome le organizzazioni responsabili delle segnalazioni non erano in grado di monitorare il territorio.
I difensori e le difensore dei diritti umani non hanno solo dovuto proteggersi dagli attacchi fisici, ma anche da quelli digitali. Nel 2020, Front Line Defenders ha ricevuto 304 richieste di supporto per le seguenti ragioni: 26% per minacce ricevute via Social Media; 16% per hackeraggio dei dispositivi o dei profili sui social media; 11% per sorveglianza telefonica; 11% per sorveglianza fisica e 9% per il sequestro o furto di dispositivi digitali con informazioni sensibili al loro interno.
Più di un quarto delle vittime di questo tipo di attacchi sono difensori dei diritti umani (17%), o attivisti della terra, ambientali e dei popoli indigeni (16%). Infine, Front Line Defenders afferma di aver ricevuto dozzine di segnalazioni da parte di categorie vulnerabili, specialmente da parte di gruppi LGBTQ, di infiltrazioni di disturbatori durante riunioni online che hanno approfittato di falle nella sicurezza digitale.