DIRITTO, NON CRIMINE – Webinar aperto verso la manifestazione nazionale NO DDL Sicurezza

il: 9 Dicembre 2024

11 DICEMBRE 2024 DALLE ORE 15.00 IN DIRETTA SULLE PAGINE FACEBOOK E INSTAGRAM DI RETE IDD, UN APPROFONDIMENTO E UN CONFRONTO CON TESTIMONIANZE E VISIONI SULLA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E LOTTA IN ITALIA E NEL MONDO, ALLA LUCE DELL’APPROVAZIONE ALLA CAMERA DEL DDL SICUREZZA.

Con Dana Lauriola , del Movimento NO Tav, Dana Lauriola, movimento No TAV, Asia Manzari, Extinction Rebellion
e l’Avvocato Arturo Salerni. Introduzione e coordinamento a cura di rete In Difesa Di, con Francesco Martone e Francesca Caprini


La rete In Difesa Di, insieme a tutte le organizzazioni appartenenti alla rete NoDDL Sicurezza, si sta adoperando per la costruzione e promozione della grande manifestazione nazionale il prossimo 14 dicembre a Roma, contro il DDL Sicurezza, per noi DDL Paura.

Centinaia di organizzazioni, sigle sindacali, movimenti sociali, contro la crisi climatica, cittadine e cittadini di tutta Italia, all’indomani dell’assemblea nazionale a la Sapienza, lo scorso 24 ottobre, scenderanno in piazza nella capitale.

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Verso la manifestazione nazionale del 14 dicembre a Roma
evento facebook: https://fb.me/e/2InH2J8vG

Il presente Webinar gratuito “Diritto, non Crimine” s’inserisce nelle decine di iniziative territoriali di supporto, formazione ed educazione sociale, che in tutta Italia si stanno susseguendo per esprimere con forza preoccupazione e dissenso verso un disegno di legge – ora al vaglio al Senato – che prefigura in sostanza il più grande attacco alla democrazia e a coloro – organizzazioni, gruppi, movimenti – che in questo momento storico si battono pacificamente per i diritti e per l’ambiente, contro la crisi sociale e climatica.
Con la partecipazione di attiviste ambientali italiane perseguitate per la loro militanza pacifica – Dana Lauriola del Movimento No Tav e Asia Manzari, del movimento ecologista Extinction Rebellion – e l’inquadramento giuridico e scientifico dell’avvocato Arturo Salerni, di Ludovico Basili dell’Osservatorio contro la repressione, e di Francesco Martone e Francesca Caprini della rete In Difesa Di, ci confronteremo sull’ ulteriore restrizione ai legittimi diritti di libertà di espressione, di riunione e di protesta in corso.

Con il focus della rete In Difesa Di, che da anni accompagna chi difende i diritti umani ed ambientali nel mondo – persone che per questo vengono minacciate, torturate o uccide – costruiremo uno spazio di approfondimento, confronto e testimonianze per costruire strumenti di rafforzamento e lotta contro provvedimenti che in Italia e nel mondo attentano alla libertà, agli ecosistemi, alla protezione della madre Terra e chi la difende.


🕒11 dicembre ore 15.00 webinar

📣DIRITTO, NON CRIMINE
Per la difesa di AMBIENTE, CLIMA E TERRITORI
contro ogni forma di repressione

🔥Verso la manifestazione nazionale del 14 dicembre a Roma
https://fb.me/e/2InH2J8vG

👉Introduce Francesco Martone – rete In Difesa Di
intervengono:

📌Dana Lauriola, movimento No TAV
📌Asia Manzari, Extinction Rebellion
📌Conclusioni di Arturo Salerni, avvocato

👉Coordina: Francesca Caprini, giornalista – Yaku – In Difesa Di

in diretta sulle pagine Fb e Instagram di In Difesa Di


per approfondire WWW.RETEINDIFESADI.ORG

“Le sottoscritte organizzazioni che si occupano di diritti umani, ambiente e a sostegno dei difensori dei diritti ambientali in Europa esprimono la loro preoccupazione per il disegno di legge 1236 (ex 1660) sulla sicurezza attualmente in discussione al Senato italiano. Nel complesso, il decreto segna una preoccupante ulteriore restrizione ai legittimi diritti di libertà di espressione, di riunione e di protesta, tanto che molte organizzazioni italiane per i diritti civili e i diritti umani lo etichettano come il più grave attacco alla libertà di protesta mai sferrato negli ultimi decenni. Questa tendenza non è limitata all’Italia, come possiamo registrare nel nostro lavoro a sostegno del diritto di protesta e di difesa dell’ambiente in vari Paesi europei. È il risultato di una progressiva restrizione dello spazio civico e dell’abbandono dei diritti fondamentali che va di pari passo con l’indebolimento dello Stato di diritto e la scarsa considerazione, se non la violazione, degli standard e delle convenzioni internazionali da parte di un numero crescente di governi in tutto il mondo. 

Per quanto riguarda l’Italia, siamo preoccupati per l’impatto di alcune prescrizioni sul diritto dei movimenti e delle organizzazioni per il clima e l’ambiente a svolgere manifestazioni e proteste, come riconosciuto dagli standard e dalle convenzioni internazionali sui diritti umani. Particolarmente preoccupante è l’introduzione di un reato penale per i blocchi stradali che si accompagnerebbe a sanzioni amministrative.  Sono inoltre previste specifiche aggravanti nel caso in cui il blocco stradale sia effettuato da più persone, con pene detentive che vanno da sei mesi a due anni. 

Desideriamo ricordare che il rapporto tra le attività e le iniziative dei movimenti per la giustizia climatica e il legittimo esercizio del diritto alla libertà di riunione e di associazione è stato affrontato, tra l’altro, da una specifica comunicazione del Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla libertà di associazione e di riunione.  Il Relatore speciale fa riferimento al parere del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, secondo il quale “ci si aspetta che gli attori privati e la società in generale accettino una qualche forma di limitazione delle loro attività nell’esercizio di questo diritto. Qualsiasi forma di punizione prevista per “l’interruzione del traffico” o per altre attività di protesta pubblica dovrebbe essere chiaramente definita per garantire il rispetto dei diritti umani e per prevenire forme ingiuste di interferenza con il diritto alla libertà di riunione pacifica.”[1]

I blocchi stradali, in quanto modalità di esercizio del diritto di riunione  dovrebbero essere pertato considerati come “uso legittimo dello spazio pubblico”, al pari di altre modalità di utilizzo, come la circolazione di veicoli o persone o lo svolgimento di attività economiche. Pertanto, un certo livello di “perturbazione della vita ordinaria causata dalle assemblee, compresa l’interruzione temporanea del traffico” dovrebbe essere tollerato, a meno che non ciò non comporti conseguenze sproporzionate o un pericolo imminente per la sicurezza pubblica. Osservazioni simili sono state espresse dal relatore speciale sui difensori dei diritti ambientali ai sensi della Convenzione di Aarhus, Michel Forst, nel 2024.[2]

Pertanto, gli organizzatori di tali manifestazioni dovrebbero avere la libertà di scegliere, senza interferenze da parte delle autorità statali, i modi più efficaci per trasmettere il loro messaggio.  In sintesi, il blocco stradale è una forma legittima di protesta e gli Stati dovrebbero quindi proteggere gli spazi di azione necessari per le campagne di disobbedienza civile e di azione diretta nonviolenta. Non dovrebbero essere imposte restrizioni a queste forme di protesta pacifica e si dovrebbe esercitare la massima cautela nel decidere arresti, accuse, detenzioni preventive, condanne o imposizioni di multe contro gli attivisti per il clima impegnati in queste azioni.

Si noti inoltre che, in base a un disegno di legge separato approvato in precedenza dal Parlamento italiano, gli attivisti che svolgono azioni dimostrative non violente nei musei o presso i monumenti sarebbero soggetti a multe più salate e a possibili detenzioni.

L’apparato repressivo previsto dal Decreto Sicurezza non si limita alla “criminalizzazione” delle pratiche di disobbedienza civile nonviolenta dei movimenti ambientalisti, ma colpirebbe anche le comunità che resistono alle grandi infrastrutture non necessarie e imposte. Infatti, un’altra norma contenuta nel Decreto Sicurezza introduce delle aggravanti (con la possibilità di un aumento della pena detentiva fino a 20 anni) per i reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale se gli stessi sono commessi “al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.

Nel complesso, desideriamo esprimere la nostra ferma condanna per l’evidente presa di mira di specifici gruppi sociali da parte del disegno di legge proposto, che attacca un ampio spettro di  diritti fondamentali. Infatti, la proposta di legge criminalizzerebbe ed emarginerebbe ulteriormente le comunità vulnerabili, tra cui gli immigrati, i mendicanti, i senzatetto, i Rom, i residenti nelle case abusive e i detenuti.

Alla luce di quanto sopra, esprimiamo il nostro sostegno e la nostra solidarietà alle organizzazioni, alle reti e ai movimenti italiani che stanno convergendo su una piattaforma comune per riaffermare i diritti fondamentali alla libertà di espressione, associazione e protesta, nonché per proteggere e difendere l’ambiente e mobilitarsi per la giustizia climatica e sociale”

di F. Martone


[1] https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n21/203/78/pdf/n2120378.pdf

[2]  https://unece.org/sites/default/files/2024- 02/UNSR_EnvDefenders_Aarhus_Position_Paper_Civil_Disobedience_EN.pdf”