Nuovi reati e la colpa del dissenso. Il Dl sicurezza continua il suo percorso, dopo aver superato la discussione in Commissione. Arriva alla Camera inseguito dalle critiche dell’opposizione parlamentare, dalle bocciature di giuristi e costituzionalisti (di vario orientamento politico) del Consiglio d’Europa, in particolare del suo Commissario per i Diritti Umani, da un movimento sociale che da più di otto mesi sta riempendo le piazze del Paese.
Più di otto mesi di assemblee, sit-in, scioperi a staffetta, cortei per fermare un provvedimento che vede straripare il pensiero autoritario della Destra sul codice penale, creare nuovi reati, rafforzare i poteri e i privilegi dei corpi di Polizia, limitare le libertà personali. La consapevolezza politica di questo universo civico penso sia uno dei dati più significativi da mettere in evidenza. Si sta assistendo alla crescita di una opposizione politica che riesce a tenere insieme le risposte ai molteplici piani di attacco del Governo sui diversi fronti civili, sociali, economici ed etici.
Uno dei meriti della rete No ddl è anche lo svelamento del piano autoritario messo in opera maggioranza al potere, la politicizzazione di un Decreto che nella narrazione ufficiale doveva rimanere distante da aree costituzionalmente sensibili. La Destra ha provato a mascherare il provvedimento schierando la retorica del senso comune, raccontando di una comunità nazionale degli ultimi e dei fragili minacciata da specifiche categorie. Continuano a costruire mediaticamente il nemico per poi montare l’impalcatura penale per reprimerlo. Ma l’obiettivo è la democrazia, le sue infrastrutture. Passo dopo passo stanno edificando uno “Stato organico”, aconflittuale, in cui il dissenso viene percepito come attacco all’autorità e quindi intrinsecamente eversivo.
Per raggiungere un obiettivo di così ampia portata stanno procedendo in termini metodici all’aggressione alle zone del dissenso, alle aree sociali e culturali da cui può risorgere, di quei corpi intermedi e quelle strutture istituzionali costituzionalmente centrate sul contenimento delle involuzioni assolutistiche. Come i movimenti sociali, i sindacati, la società civile, la Magistratura. Come le strutture della democrazia, appunto.
Per questo motivo è importante tornare e riempire le piazze, costruire la potenza pubblica necessaria per fermare questo progetto. Il 31 maggio costituisce uno degli appuntamenti cruciali di questa battaglia, per tenere insieme la società che si oppone al piano autoritario in corso.
Come il 14 dicembre, il giorno in cui abbiamo riempito piazza del popolo contro il ddl sicurezza, il 31 maggio sarà una piazza di popolo, aperta, plurale, includente, capace di accordare tutte le voci, individuali e collettive della rivolta in corso, di una alternativa all’alleanza tra capitalismo e sovranismo che vuole annichilire ogni possibilità di dissenso. Il progetto della Meloni è al servizio di un piano più alto, di una sfida globale ai diritti e alla possibilità stessa di una trasformazione radicale dell’esistente.
Sarà una piazza capace di esondare in sogni e speranze. Il contrario dell’orrore a cui vogliono abituarci.
di Gianluca Peciola da Comune-Info