di Francesca Caprini per Il Manifesto
E’ come una scossa tellurica quella che sta attraversando l’America latina in questi mesi, ed ha un ritmo indigeno.
Lo dimostra la giornata del 21 novembre, che sarà Paro Nacional in Colombia, promosso in primis dal CRIC – il Consiglio Regionale Indigeno del Cauca – all’indomani dell’eccidio di otto Nasa lo scorso 29 ottobre, fra cui la giovane governatrice Cristina Bautista, autorità ancestrale Neehwe’sx del territorio indigeno Tacueyó. Lo sciopero nazionale nato sull’onda dell’indignazione indigena,
Oltre
100 persone da oltre 120 realtà, 14 reti e 15 Regioni: l’Assemblea
di Roma (9 novembre 2019 presso il centro sociale Scup) verso il
Forum Mondiale delle economie trasformative di Barcellona 2020 è
stata una giornata intensa di lavoro per preparare la partecipazione
italiana all’evento del prossimo giugno in cui si proverà a
rilanciare, mettere in connessione e far conoscere le migliaia di
pratiche che intendono
contrastare il paradigma
estrattivo dell’economia e della finanza neoliberista mettendo le
comunità, i territori,
di F. Caprini per QcodeMag
Difficile dare definizioni di quello che sta succedendo in Bolivia in queste settimane: definire “golpe” la fuga in Messico del presidente destituito Evo Morales – invitato ad andarsene dopo la vittoria elettorale dello scorso 20 ottobre, subito tacciata di brogli dagli stati della Organización de los Estados Americanos (OEA) – o “dittatura” l’iniziativa della presidenta autoproclamata Janine Añez , che da sabato ha dato pieni poteri all’esercito, esonerandolo da conseguenze penali se dovesse usare la
Yaku aderisce e rilancia il corteo del 13 Novembre in difesa delle popolazioni del Rojava, contro l’attacco del dittatore Erdogan.Appuntamento in Via Verdi (davanti Sociologia) alle 17.30
Il ritiro dell’impegno militare statunitense nel Nord della Siria, ha dato il via libera alle operazioni militari della Turchia di Erdoğan nel Rojava. La guerra si materializza con tutto il suo portato di morte: continui bombardamenti, armi chimiche, esecuzioni sommarie, violazioni dei diritti fondamentali e del diritto internazionale stanno mettendo in fuga la popolazione,
Evo Morales presidente per la quarta volta consecutiva e la Bolivia non trova pace. Dopo essere stato eletto lo scorso 20 ottobre contro lo sfidante di destra, l’ex presidente del partito MNR Carlos Mesa, vincendo con dieci punti di vantaggio, il Primer mandatario boliviano e il suo vice Garcia Linera si dibattono fra accuse di brogli e la mancata sfida al ballottaggio. Uno scontro che si riflette nelle strade delle città boliviane, dove esplodono continui scontri fra sostenitori ed oppositori del
Sette morti fra i quali la governatrice sono il saldo drammatico dell’attentato martedì scorso nel territorio della comunità indigena Nasa di Tacueyò, in Colombia. A pochi giorni dal grave fatto di sangue, il richiamo della comunità indigena per una massiccia mobilitazione contro la violenza.
Il Consiglio Regionale Indigena del Cauca (CRIC) ha denunciato il sanguinoso attacco che nel pomeriggio di martedì 29 ottobre – per mano, secondo le loro dichiarazioni, del gruppo armato legato alla dissidenza delle FARC, Dagoberto Ramos –
Apre a Roma domenica 3 novembre lo spazio collettivo El Vivero. Quattro realtà di movimento, di terra, di acqua e di quartiere, costruiscono uno spazio fisico e politico per costruire una territorio congiunto fra città e campagna, fra Italia e America latina, fra movimenti per la difesa dell’acqua, del cibo, del lavoro, del Buen Vivir.
Sono Yaku, Terra Terra, Enoize e la Comune del Crocicchio. L’inaugurazione partirà fra canti e balli e il concerto della Titubanda, poco dopo la fiera mensile
Per far si che la Consulta Popular, che si è tenuta questa domenica, fosse valida c’era il bisogno che almeno il 40% degli aventi diritto al volo, ed iscritti alle liste elettorali, si presentasse ai seggi e che almeno 1955 di loro appoggiassero il Sì. Dopo la chiusura delle votazioni il risultato è stato raggiunto: più del 45% degli aventi diritto al voto ha dato la propria preferenza al Sì, dichiarando così l’acqua come diritto umano nel territorio.
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Questa domenica,
Dal
1 ottobre in Iraq è iniziata una nuova fase di proteste sociali,
questa volta autenticamente spontanee e difficili da controllare da
parte delle forze politiche o da organizzazioni di società civile,
ma gradualmente sostenute da una vasta parte dell’opinione pubblica e
dai principali sindacati: ieri quello degli insegnanti ha lanciato
uno sciopero generale di 4 giorni, quello degli avvocati incita alla
disobbedienza civile, mentre gli studenti stanno occupando molte
università nelle province del Centro-Sud e sono scesi nelle piazze
in