Gigi Malabraba alla giornata conclusiva dell'OltrEconomia festival di Trento, ieri 2 giugno

il: 3 Giugno 2014

Intervento di GIGI MALABARBA – Rimaflow di Trezzano sul Naviglio Giornata conclusiva dell’OltrEconomia festival, 

“Lo ha raccontato bene Stedile, siamo in una crisi grave per cui non servono più piccole lotte ma ci serve un progetto più grande.

Dalle nostre istanze, che sono ancora minoritarie nella nostra società, facciamo fatica a ricevere un consenso. Lo vediamo anche nel mondo delle fabbriche, in cui io ho lavorato per 40 anni: lotte anche radicali non riescono a portare avanti le richieste, ma ormai la classe politica non ha più bisogno del consenso per fare le cose.

Noi dobbiamo tornare alla forma del mutuo soccorso fra gli sfruttati: noi non dobbiamo sentirci soli contro la bestia del capitalismo, e dobbiamo anche trovare delle risposte economiche immediate che permetta di continuare a vivere alle persone.

La nostra esperienza è modesta, ed è però quella di un’autogestione operaia, le parole sono grandi ma di fatto la cosa è stata semplice: siamo stati cacciati da una fabbrica e abbiamo pensato che non dovessimo lasciarla in mano ad altri. Abbiamo riavviato la produzione, studiando le fabbriche recuperate dell’America latina, pensiamo alla Zanon inArgentina.

Lavorare senza padroni è possibile e pure necessario. L’esperienza che stiamo facendo non deve essere isolata ma deve essere un’apripista per altre situazioni. Per avere risultati dobbiamo stare nel centro del conflitto, noi l’abbiamo chiamata infatti autogestione conflittuale.

Seguo il Movimento dei Sem terra da decine di anni, ed è incredibile come siano riusciti a combinare un percorso di azione sindacale con un percorso economico con la piccola produzione industriale insieme ad iniziative di formazione, di educazione, è un progetto generale per un nuovo modello di società.

Occupare, resistere, produrre: parole che sono emigrate nelle industrie occupate argentine, ma sono arrivate fino a noi in Europa, a Salonicco, a Marsiglia, fino nel nostro piccolo, alla Rimaflow di Trezzano sul Naviglio perché sono quelle esperienze che dicono che è possibile, che si può fare.

Ma abbiamo anche dei limiti: senza la partecipazione dal basso dei lavoratori non si va avanti, eppure i nostri sindacati non lo capiscono.

I movimenti sociali sono in stand by, e questo si vede anche dai risultati elettorali. Ma in Spagna e in Fancia delle “maree” ci sono state, e questo ha sedimentato messaggi nelle istituzioni.

Solo con una mobilitazione di massa riesci a farti ascoltare dalle istituzioni. Ci deve essere una lotta che impone le nostre richieste a quelle istituzioni che non ascoltano. 

E poi: si può andare oltre il produttivismo? Noi come Rimaflow abbiamo deciso per il riciclo ed il riuso, perché vogliamo smetterla di sovrasfruttare il nostro suolo e con la produzione intensiva.

Ci muoviamo non solo per la materia prima ma anche i per bisogni primari della popolazione: l’alimentazione.

Con la politica dei grandi eventi – Expò 2015 “Nutrire il pianeta” – vengono fatte costruzioni e cementificazioni, togliendo terreno agricolo.

Nutrire il pianeta? Si nutrono solo le multinazionali così. 

Noi appoggiamo il biologico garantendo la distribuzione di 22 gas di Milano, per noi è alimentazione, per quei contadini una possibilità di uscita dal ricatto  della speculazione edilizia. E’ nata una rete, la NO Expo, che sta lavorando per spiegare che dietro queste grandi opere ci sono mafia e corruzione. Abbiamo anche cominciato a lavorare con SOS Rosarno,e denunciamo il problema della sovranità alimentare che colpisce anche la nostrana Piana di Gioia Tauro.

Alleanza città campagna: Genuino Clandestino ha posto al centro il rapporto fra contadini e popolazione urbana. L’ottica delle autoproduzioni: come Rimaflow abbiamo fatto la Ri-passata di Pomodoro, il Ri-moncello eccetera. Connettiamo città e campagna difendendo il nostro futuro.

Al Liceo Occupato Socrate di Bari hanno deciso di uscire dalla schiavitù del bracciantato seguendo l’intera filiera della produzione.

E’ l’economia famigliare che nutre il pianeta, non le multinazionali!

Dobbiamo ricostruire una buona politica e per questo dobbiamo ripartire dall’acqua, dall’educazione, dagli alimenti, e dobbiamo avere su questo una vocazione maggioritaria, e non è quello di quell’altro convegno, ma quello di rispondere davvero ai bisogni della gente!

E su questo abbiamo bisogno di ricostruire un fronte sociale ampio, che nasce dal basso e da un sentimento comune, perché questo sistema non ha più le risposte necessarie.