Il cancelliere Luis Videgaray ha firmato l’accordo a nome del governo messicano
CITTA` DEL MESSICO – Con la firma dell’accordo di Escazù,il Messico, principale luogo di aggressioni nei confronti dei difensori ambientali, si è esposto nel garantire maggiore giustizia in materia di diritto ambientale, sia nel proteggere gli attivisti, sia nell’assumere ed implementare azioni e provvedimenti appropriati “per prevenire, investigare e sanzionare attacchi, minacce e intimidazioni” nei loro confronti.
Secondo il Centro Mexicano de Derecho Ambiental (CEMDA), nel periodo da luglio 2016 al dicembre 2017, sono stati assassinati in Messico 29 difensori ambientali e sono state perpretate oltre 88 aggressioni contro circa 240 attivisti, 10 organizzazioni e 30 comunità di contadini e indigene.
In accordo con il report del CEMDA, nella maggior parte dei casi di aggressione gli esecutori delle violenze erano agenti o uomini di Stato, i quali attaccarano coloro i quali si opposero alla costruzione di alcuni progetti definiti di “sviluppo del territorio”, soprattutto nello Stato del Messico, Oaxaca, Puebla, Chiapas e Sonora. L’Accordo di Escazù, promosso dalla Comision Economica para America Latina y el Caribe (CEPAL), è stato definito dalla Oficina en Mexico del Alto Comisionado para los Derechos Humanos (ONUDH) come “trascendentale”, in quanto si tratta del “primo trattato internazionale che riconosce i difensori dei diritti umani e che genera degli obblighi specifici per i paesi firmatari riguardo al dovere di proteggere chi affronta rischi a causa della lotta per la salvaguardia dell’ambiente”. L’ONUDH sottolinea come “il riconoscimento del lavoro svolto da questi difensori e la loro protezione risulti essere importante in una regione così tanto marcata da aggressioni e violenze contro le persone che difendono l’ambiente”.
L’America Latina è la regione più pericolosa al mondo per quanto riguarda la difesa dell’ambiente: nell’anno appena trascorso almeno 116 attivisti ambientali sono stati assassinati “per aver contestato apertamente il governo e le imprese che sottraevano ingiustamente le loro terre e per aver denunciato le pratiche corrotte ed ingiuste che permettono queste azioni”, riporta l’organizzazione Global Witness.
Il CEMDA ha inoltre riportato come in Messico i progetti che hanno più generato violenza sono quelli principalmente relazionati con le miniere, con l’infrastruttura, l’industria idroelettrica ed energetica, lo sviluppo immobiliare, la semina transgenica e l’abbattimento clandestino dei boschi.
Obblighi e clausole
L’accordo di Escazù obbliga gli stati a creare, rendere fruibile ed a diffondere in maniera proattiva e proficua materiale di carattere informativo sull’ambientale e a garantire a tutti i popoli indigeni l’accesso alla documentazione tradotta nella propria lingua. Introduce però anche alcuni limiti alla libertà di diffusione dell’informazione, giustificati in parte da ambigui concetti come quello che vuole la divulgazione come un qualcosa che “influenza negativamente la sicurezza sia nazionale che pubblica, inclusa la difesa del paese” o in grado di “generare un rischio o un danno significativi nell’esecuzione della legge o nella prevenzione, nell’indagine e nella persecuzione dei delitti”.
Il preambolo del testo afferma che “partendo da un punto di vista basato sui diritti, si riconoscono i principi democratici fondamentali e l’obiettivo è quello di affrontare alcune delle sfide più importanti ed impegnative della regione: il flagello dell’ineguaglianza ed il profondo radicamento della cultura del privilegio”.
Infatti, in America Latina il 10% della popolazione è ricca e possiede il 71% della ricchezza totale, mentre il 99% della terra è in mano all’1% dei proprietari terrieri. Secondo un documento redatto da Oxfam nel luglio 2016, le tre persone più ricche del subcontinente ottennero le loro fortune grazie alle miniere, un settore favorito dalle concessioni e dagli
sgravi fiscali dello stato.
Nel gennaio 2017, Michel Forst, il relatore incaricato dalle Nazioni Unite di redigere un report riguardo alla situazione vissuta dai difensori dei diritti umani in Messico, ha dichiarato che quelli più soggetti a violenze ed a criminalizzazioni sono i difensori dei diritti dei popoli indigeni e dei diritti alla terra, all’acqua e alla protezione dell’ambiente.
Forst ha infatti dichiarato che “questo accade spesso in un contesto di mega progetti in ambito estrattivo, energetico e di grandi opere. In diverse occasioni i difensori mi raccontarono di come le valutazioni sull’impatto ambientale dei progetti non vengano rese disponibili alle comunità interessate”. Ha inoltre aggiunto “che la preoccupazione maggiore sta nella crescita dei conflitti relazionati alla protezione dei diritti riguardanti la terra e l’ambiente, in quanto la discussione sul modello di sviluppo e di sostenibilità da utilizzare non viene condivisa e accordata con le comunità interessate in prima persona da questi nuovi e grandi progetti”.
All’entrata in vigore dell’accordo di Escazù manca solo la ratifica del Senato della Repubblica. La ONUDH si è resa disponibile ad aiutare il governo messicano con la propria assistenza tecnica per garantire la piena implementazione del testo.
CREDIT: https://www.proceso.com.mx/553036/mexico-se-compromete-a-proteger-a-defensores- ambientalistas-mediante-el-acuerdo-de-escazu