Viaggio al Termine della Notte in Colombia – verso la luce delle comunità per costruire Terra Comune

il: 8 Marzo 2020

E’ inziata il 24 febbraio da Popayan la vuelta di Yaku in Colombia. Dopo gli incontri nelle zone umanitarie del Cacarica e con la Comunità di Pace di San José di Apartadò, la delegazione dal 10 marzo incontrerà il Popolo U’wa nei territori ancestrali di Boyacà.

Un’idea che nasconde una pistola è probabilmente un’idea sbagliata. Sulla giustificazione della lotta armata per la difesa dei propri ideali e della propria vita, soprattutto in un cotesto difficile come quello colombiano, il dibattito è aperto e in corso da decenni. Ma quando a parlare è solo la pistola, e dietro la pistola si nascondono, neanche troppo velatamente, soltanto interessi economici – narcotraffico, sfruttamento minerario legale e illegale, allevamenti intensivi di bestiame, latifondi, agroindustria, megaprogetti, insomma il più brutale sfruttamento estrattivo del territorio in tutte le sue forme peggiori – allora il giudizio è unanime: siamo di fronte a bande armate a fini di lucro. Al controllo territoriale per mezzo dell’intimidazione. Alla mafia paramilitare.

Nel pieno dell’attuazione degli accordi di Pace tra Farc e Stato Colombiano firmati nel 2016, e completamente disattesi dal Governo Duque la vuelta di Yaku in Colombia è iniziata:

24 febbraio – Popayan

Nel bel mezzo di una manifestazione studentesca contro l’ESMAD (Esquadrones Moviles Antidisturbio in Colombia è lo squadrone antisommossa ipermilitarizzato) insieme alla Commissione Justicia y Paz, nella sede del Cauca, abbiamo elaborato un piano per migliorare le forme e le pratiche condivise di protezione per le tante e i tanti difensore/i dei diritti umani minacciate/i in Colombia (dal 2016 sono state/i uccise/i 700 leaders sociali, dall’inizio dell’anno 43) dai differenti attori armati dal Chocò al Putumayo. Particolarmente violenta è la città di Puerto Buenaventura – Valle del Cauca – dove la Commissione vorrebbe creare una zona di protezione all’interno della zona umanitaria urbana. Un ponte di solidarietà militante che può e deve dialogare anche con quanti in Italia si battono per la difesa dei Difensori dei Diritti umani. Noi ci saremo e al ritorno in Italia questo percorso verrà condiviso con la Rete Nazionale “In Difesa Di”.

28 febbraio – Turbo- Antiochia

E’ iniziata da Turbo la vuelta organizzata da Juticia y Paz per ricordare dopo 23 anni l’Operazione Genesis, ovvero lo sfollamento di circa 3.500 persone del bajo Atrato e l’assassinio del contadino Marino Lopez, coordinato tra paramilitari e militari per “bonificare la zona” e lasciare campo libero a narcotrafficanti e impresari senza scrupoli. Turbo è in una delle zone più calde della Colombia (in tutti i sensi): il Golfo dell’Urabà. Abbiamo assistito alla presentazione da parte del movimento di donne CLAMORE (vittime del desplazamiento dell’operazione Genesis di 23 anni fa) del progetto “Cittadella de Paz” che dovrebbe sorgere, finanziato – forse – dal Comune di Turbo al posto dello squallido Coliseum, così viene chiamato un grigio campo di basket in cemento, luogo in cui furono ammucchiati per settimane decine di persone sfollate dalla stessa operazione Genesis e di cui resta ancora un piccolo monumento che ne ricorda il dolore.

29 febbraio – Nueva Vida – Cacarica Chocò

Circa 100 persone, in cinque lance da 20 posti salpano da Turbo e risalgono per due ore il fiume Cacarica verso la zona umanitaria afrodiscendente di Nueva Vida (oltre alla lancia sono necessarie tre ore a piedi per raggiungere la comunità). Fanno parte della Carovana appartenenti a Peace Brigates International, difensori dei diritti umani, membri della Commission de la Verdad, rappresentanti delle comunità di numerosi dipartimenti colombiani, indigeni Nasa del Putumayo, Embera del Chocò, Jwi e Sikuani del Meta, ex combattenti delle Farc, ex militari, accademici, giornalisti. Siamo a Nueva Vida per il 2° Festival “Somo Genesis”.

Ingresso alla zona umanitaria di Nueva Vida

All’interno della comunità accerchiata dai paramilitari, abbiamo incontrato Pablo Atrato ex guerrillero delle Farc comandante del Fronte 57 del Bajo Atrato, attualmente Presidente di Ecomun, l’organizzazione nata dagli accordi di pace per gestire le cooperative costituite per reintegrare gli ex combattenti dopo il disarmo.

Pablo Atrato ex Comandante Fronte 57° delle Farc – Bajo Atrato

Oltre all’importanza della presenza nazionale e internazionale in una zona controllata di fatto dal paramilitarismo, l’incontro è stato anche occasione per inviare da parte della comunità agli attori armati un messaggio chiaro: siamo qui, ci resteremo, rispettate la nostra vita e la nostra dignità. PBI accompagnerà la comunità per 45 giorni.

1 marzo – Comunità di Pace San José di Apartadò – Antiochia

La comunità è una realtà unica, situata proprio al centro delle lotte intestine che hanno dilaniato la Colombia per più di 50 anni, nata dal desiderio di un gruppo di più di 500 persone di non cedere alla spirale di violenza e di vendetta che la circondava. Si trova nella regione di Urabà, distretto di Antioquia, nella zona a nord Paese, li dove si incrociavano le rotte dei narcotrafficanti. La Comunità è nata nel 1997: un gruppo di 1000 persone che ha deciso di dire basta alla violenza e che per questo ha pagato un prezzo di sangue molto alto diventando il bersaglio che ha accomunato Farc, esercito e forze paramilitari. Trecento persone sono morte da quando la Comunità si è costituita e ancora oggi i suoi membri sono oggetto di intimidazioni e soprusi.

Herman Tuberquia portavoce della Comunità di Pace di San José de Apartadò

La costruzione di una zona di pace è stata un atto di coraggio per provare a dare un futuro a chi restava. E da allora è diventata un simbolo. Siamo arrivati a San José de Apartadó il giorno dopo l’assassasinio di Amado Torres, di 49 anni della Junta di accion Comunal di Apartadò. A poca distanza è stato contemporanemante trovato il corpo del consigliere comunale Didian Agudelodesaparecido da quattro giorni. Abbiamo incontrato le tenaci militanti di Operazione Colomba che insieme a noi animano in Italia la Rete in Difesa Di. Abbiamo parlato con i rappresentanti della Comunità che si sento accerchiati dagli attori armati. Ma allo stesso tempo resistono. Per la Pace. La Pace vera.

Perché quella finta è stata firmata con gli accordi del 2016 tra Farc e Stato colombiano. Adesso la situazione appare, se possibile, peggiore di prima. I territori abbandonati dalle Farc una volta smobilitatati i loro fronti militari, non sono tornati alle comunità ma sono state occupate da ogni sorta di attore armato, strumento o attore principale a seconda dell’interesse da proteggere. Non sono più necessari grandi eserciti armati per controllare i territori, dal momento che la guerrilla delle Farc è ormai fuori dai giochi – le “Farc nuova marquetalia” di recente costituzione e comandate dal dissidente Ivan Marquez, non sembrano ancora incidere sul complicato scacchiere del conflitto colombiano. Quindi – a parte alcune eccezioni come nel Golfo dell’Urabà – sono sufficienti piccole basi paramilitari disseminate trai punti strategici del Paese e informatori sparsi ovunque. Inoltre i membri delle Juntas de accion comunal (di cui faceva parte l’assassinato Amando Torres) sono quasi interamente controllate da forze paramilitari. Le Juntas decidono in particolare sulle opere infrastrutturali delle comunità che rappresentano, e quando qualcuno si oppone al dicktat paramilitare la fine purtroppo può anche essere quella di Amando Torres. Un sistema che ricorda nelle sue dinamiche fosche e criminali quello mafioso. Una vasta rete consociativa che si sovrappone e si mescola alle istituzioni, controlla i territori, e con le intimidazioni e la violenza ottiene, spesso, quanto vuole: controllo territoriale, soldi, potere.

Berito Cobarìa autorità spirituale U’wa

Dal 10 marzo Yaku sarà nel territorio U’wa per “aiutare questo Popolo ad aiutarci”. Attraverso il sostegno all’artigiano tradizionale realizzato dalle donne della Comunità, vogliamo contribuire a rafforzare il ruolo di questo popolo che la loro cosmogonia vuole come i Guardiani della Terra e in equilibrio simbiotico con gli ecosistemi. Per difendere i nostri territori dai cambiamenti climatici, dagli isterismi dei virus, dalla nostra follia biocida, abbiamo anche bisogno della loro parola, della loro forza spirituale, dei loro canti rituali. Abbiamo bisogno di Terra Comune.