“Per la vita e per la pace”

il: 4 Novembre 2020

A Bogotà manifestano gli ex guerriglieri

Oltre duemila militanti del partito FARC (Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune), ex guerriglieri delle FARC-EP ( Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo), si sono radunati la domenica scorsa nel centro di Bogotá, dopo un “pellegrinaggio”, marcia, di 200 km e 10 giorni, per manifestare contro l’assassinio dei firmatari dell’accordo di pace che ha disarmato l’ex guerrigliero. Resteranno a Bogotá fino al 5 novembre.
La marcia iniziò il 21 ottobre nel comune di Mesetas, nel dipartimento di Meta ), dopo l’assassinio degli ex combattenti Juan Monroy e Luis Alexander Largo. Entrambi furono uccisi il ​​16 dello stesso mese in quella regione. Altri due ex guerriglieri sono stati assassinati il ​​24 ottobre mentre la delegazione marciava verso Bogotà, fatti che Rodrigo Granda, uno dei negoziatori dell’accordo e leader del partito, ha definito “colpi bassi alla pace”.
Dopo la firma dell’accordo di pace finale tra il governo e l’ex guerrigliero delle FARC, nel novembre 2016, circa 11.000 membri e militanti del gruppo ribelle hanno smobilitato e deposto le armi; di questi, circa 3.400 sono dislocati negli Spazi Territoriali di Formazione e Reincorporazione (ETCR) per sviluppare progetti produttivi nell’ambito del loro processo di reinserimento nella vita civile. Tuttavia, alcuni ex ETCR (la cui validità legale era di soli 24 mesi, ma le cui strutture sono ancora mantenute e ora fanno parte dei comuni) sono soggetti a pressioni, minacce e molestie da parte di gruppi armati illegali legati al traffico di droga.
“Ci stiamo mobilitando chiedendo rispetto per le nostre vite e anche rispetto degli accordi di pace di fronte a un genocidio contro i firmatari”, ha detto la senatrice Victoria Sandino, che occupa uno dei 10 seggi al Congresso che quel partito ha ricevuto a seguito degli accordi firmati nel novembre 2016.
Chiedono una riunione con il Presidente della Colombia, ma da parte sua Iván Duque, mette in dubbio la buona fede degli ex guerriglieri riguardo la verità e la riparazione delle vittime e avvalla l’ opinione che gli assassinii siano, in parte, regolamenti di conti tra gente dedicata al narcotraffico. Duque ha assunto il potere nel 2018 con un programma governativo che prometteva di modificare gli accordi con le FARC, considerando che hanno premiato impunemente gli atroci crimini commessi dai guerriglieri durante quasi sei decenni di rivolta armata.
Il capo di Iván Duque, Álvaro Uribe, uscito da poco dagli arresti domiciliari, come prima mossa ha intenzione di modificare la Jurisdición Especial para la Paz (JEP).

REFERENDUM PER LA REVOCA DEL PRESIDENTE DUQUE.

Da notare che con la formazione di un Comitato Promotore a Bogotá davanti al Registro nazionale dello stato civile, si stanno raccogliendo firme per un referendum di revoca contro il presidente Iván Duque. Sembra che il referendum si chiamerà “Ciao Duque!” Il presidente ha un’immagine negativa per il 63 percento dei colombiani , secondo il risultato di un sondaggio recente . La sua preferenza è solo, quindi, del 37 percento.
Si tratta di uniniziativa guidata dal presidente della Commissione per la pace del Senato, il senatore Roy Barreras, che ha annunciato l’ avvio del processo di raccolta delle firme. Secondo Barreras, questo referendum aiuterà a risolvere anche altre questioni di natura sociale, il cui scopo principale è quello di avvantaggiare il popolo colombiano cittadini. Il senatore ha dichiarato: “Inizieremo il processo di questo referendum con il quale renderemo possibile la revoca presidenziale, il reddito di base universale, il costo zero per le iscrizioni per gli studenti universitari e la pensione minima vitale per tutti i colombiani.”

Che la pace non ci costi la vita.