Il 3 novembre di un anno fa nasceva il Vivèro nel cuore del quartiere Pigneto a Roma. Uno spazio condiviso di 4 realtà molto diverse tra loro ma, tra le tante sfacciettature e particolarità, con un generale obiettivo comune: fare comunità.
In un periodo così difficile, quello della pandemìa e dei lockdown, ogni organizzazione con i suoi diversi percorsi e pratiche ha messo in campo quanto di meglio ha potuto in questi mesi difficili: il collettivo Enoize con i corsi di avvicinamento al vino e alla socialità (in un periodo in cui si evoca la “distanza sociale” come la cura di tutti i mali); la Comune del Crocicchio, l’organizzazione di quartiere con il mercato in piazza Nuccitelli insieme ai prodotti di Terra Terra e le tante iniziative in difesa del Pigneto contro la gentrificazione e la disgregazione sociale; Terra Terra la rete contadina autogestita, che ha disegnato lo spazio del Vivèro come un luogo di incontro e distribuzione di prodotti genuini per l’intero quartiere, contro la grande distribuzione in un’ottica di rafforzamente della rete città-campagna; infine Yaku, che si è identificata in questi diversi percorsi riportando nelle pratiche orizzontali di lotta e relazionali le esperienze e le culture sud americane dei territori in resistenza, indigeni, contadini e urbani. Il 3 novembre non abbiamo festeggiato il nostro compleanno, perché in questo periodo non ce la siamo sentita di festeggiare e basta. Ma lo faremo questo sabato 7 novembre, sfilando insieme per le vie del quartiere durante la mattinata; portando la nostra voce in Piazza Nuccitelli all’assemblea di quadrante con le altre realtà di Roma est; partecipando nel pomeriggio sotto il MIBACT alla mobilitazione dei lavoratori delle spettacolo; poi verso sera alla manifestazione cittadina contro il governo dei coprifuoco, per uscire dalla pandemìa attraverso politiche e pratiche sociali solidali.
Siamo allora ancora qui, insieme a tutt* voi. E più di prima è ora importante organizzare la nostra rabbia, per un orizzonte di significati ampio, condiviso, e in vista di un mondo “altro” in cui approdare.