Colombia: accordo raggiunto tra indigeni della Onic e il Governo colombiano
Riconosciuta l’autonomia dei territori indigeni. 32 milioni di euro destinati all’acquisto dei territori rivendicati come ancestrali. Sul Trattato di Libero Commercio il governo si impegna a correggere le distorsioni sugli scambi commerciali con misure compensative ad hoc. Salta il negoziato sulla politica minerario-energetica: una commissione mista Governo-Onic sarà incaricata di elaborare una road map per il raggiungimento di un accordo. Fuori dal tavolo di dialogo gli indigeni non rappresentanti dall’Onic.
L’associazione italiana Yaku partecipa come ente osservatore internazionale, insieme alla Commissione Justicia y Paz e alle comunità del Putumayo.
Dopo 8 giorni di mobilitazioni in tutto il Paese, 3 di blocchi stradali, e decine di feriti negli scontri con l’ESMAD, le forze antisommossa della polizia, il 24 ottobre a La Maria, nel Cauca è stato raggiunto l’accordo tra gli indigeni Colombiani rappresentati dalla Onic – organizzazione nazionale dei popoli indigeni della Colombia – e il Governo. Tra i punti di maggior peso discussi sulla tavola del negoziato, ai popoli indigeni della Onic che rappresentano circa l’80% delle popolazioni native colombiane è stato riconosciuto il diritto all’autonomia, all’educazione tradizionale, a un sistema sanitario proprio e il diritto a organizzarsi attraverso meccanismi decisionali e di partecipazione ancestrali. Circa 32 milioni di euro saranno destinati all’acquisto di nuove terre per sanare le rivendicazioni indigene sui territori ancestrali.
Sul Trattato di Libero commercio (TLC) la cui entrata in vigore aveva causato la mobilitazione contadina del mese di agosto (17 morti e scontri in tutto il Paese) il governo si impegna –semplicemente – ad analizzare e a correggere le “distorsioni” causate dal TLC sugli scambi commerciali attraverso misure compensatorie e di sostegno alla produzione e il consumo dei territori indigeni.
Ma sul punto di maggior conflitto l’Onic e il governo rappresentato dal ministro dell’interno Aurelio Iragorri Valencia, non hanno trovato un accordo. L’estrattivismo e la politica energetica è il vero e proprio volano dell’economia colombiana – sostiene il governo – e la causa maggiore dei conflitti ambientali e sociali in Colombia – è il coro unanime delle organizzazioni indigene e sociali di tutto il Paese – tra cui Justicia y Paz -. Circa il 50% dell’area andina colombiana e sotto concessione mineraria. Inoltre ci sono i danni prodotti dalla costruzione delle megadighe, come quella del Quimbo nel Huila e i danni ambientali prodotti dallo sfruttamento petrolifero nell’area amazzonica nelle regioni del Putumayo, Caqueta, Narino e una parte del Meta.
Su questo tema i delegati dell’Onic hanno spinto per la costituzione di una Commissione mista che dovrebbe rivedere l’iter delle concessioni rilasciate dal governo alle multinazionali. I rappresentanti istituzionali hanno accettato di buon grado e tutto si è risolto con un bel brindisi e canti popolari a base di aguardiente, mercoledì scorso, proprio nel luogo mitico di concentrazione indigena, a La Maria. In quello stesso luogo, nel 2004, gli indigeni avevano preso a sassate gli elicotteri mandati dall’ex Presidente Uribe, per sedare l’ennesima giusta rivolta.
Ma i tempi cambiano anche se la mobilitazione non si placa del tutto. L’Onic, spinta dalla base delle comunità che rappresenta, ha annunciato una nuova “minga indigena” contro la Politica minerario energetica.
Mentre le organizzazioni indigene che non si riconoscono nell’Onic, sono ancora sugli scudi: i Nasa concentrati a Mocoa nel Putumayo; altri popoli come i Tairona nel nord della Colombia. Per decidere quale misure adottare, al di là degli accordi presi da altri attori sul futuro del Paese.