Quando Lula è andato al governo abbiamo pensato che si potesse ancora realizzare una riforma agraria di tipo classico. Era un’illusione. All’agrobusiness non interessa più sviluppare le forze produttive dell’industria nazionale brasiliana, usano le macchine e i veleni per ottenere solo il massimo del lucro possibile. Proponiamo una riforma agraria di tipo nuovo, popolare, rivolta non solo alle necessità dei contadini senza terra ma a quelle di tutto il popolo. Al centro vanno messe la produzione di cibo senza veleni e l’agroecologia. Joao Pedro Stedile, l’esponente più autorevole del Mst, parla con Carta Maior delle nuove sfide per il suo Movimento e spiega che nell’attuale regime le imprese hanno sequestrato le elezioni: 2262 di loro hanno speso più di 4,6 miliardi di reais nelle due ultime votazioni. “Siamo stati ricevuti dalla presidenta e le abbiamo presentato le nostre proposte senza farci illusioni”, dice, ma “i cambiamenti non vengono dai palazzi, vengono dalle strade e da un popolo cosciente e organizzato. E’ sempre stato così nella storia dell’umanità e noi seguiremo questo cammino”
Secondo il leader più significativo del MST, il programma del governo di conciliazione tra le classi ha esaurito le sue possibilità. “La riforma agraria stabilizza le persone nelle campagne e svuota le favelas”. E’ l’idea centrale, oggi, del discorso che, con perseveranza, mette in pratica da 35 anni, il fondatore e uno dei leader più significativi del MST, l’economista del Rio Grande del Sud, Joao Pedro Stedile. Carismatico, uno dei pensatori di radice marxista e degli attivisti di sinistra più importanti del paese, Stédile non esita a dire: “Si è persa una storica opportunità di fare la cosiddetta riforma agraria classica in Brasile.” Per lui, la cosa importante ora è la lotta che può scaturire dall’alleanza tra lavoratori delle campagne e delle città – quelli che faranno la riforma agraria popolare. E aggiunge: “La città grande è un inferno per il contadino perché per lui ci sono solo la favela e il supersfruttamento”. Nell’intervista esclusiva a Carta Maior, Stedile parla anche del 17 aprile (anniversario della strage di Eldorado dos Carajas – il 18° quest’anno – e giornata internazionale delle lotte contadine e per la riforma agraria), della privatizzazione delle terre, dell’accesso ai minerali, delle acque e perfino dell’aria dell’Amazzonia. Parla inoltre dell’agrobusiness e dei media, armi che proteggono l’agrobusiness e i suoi profitti.
Quali sono i maggiori cambiamenti nel modo di agire del MST, a partire da quest’anno?
La riflessione collettiva nel MST e nella Via Campesina Brasile è che, in passato, il programma della riforma agraria mirava a risolvere il problema della terra da lavorare e allo stesso tempo a sviluppare le forze produttive, il mercato interno, per l’industria nazionale e così si inseriva nel processo di sviluppo nazionale. Questo tipo di riforma agraria è conosciuta come riforma agraria classica. Si realizzava quando c’erano le condizioni per un’alleanza tacita tra i contadini, che avevano bisogno di terra, e la borghesia industriale, che aveva bisogno di un mercato interno. In Brasile siamo arrivati vicino a realizzare questa possibilità nella crisi degli anni 60, quando il governo Goulart presentò un progetto di riforma agraria classica che era rivoluzionario per l’epoca. Goulart presentò il progetto il 13 marzo e cadde il 1 aprile. Più tardi, questo programma avrebbe potuto essere realizzato durante la ridemocratizzazione del paese, con il governo di Tancredo Neves, quando José Gomes da Silva, il nostro maggiore specialista di riforma agraria classica, era presidente dell’Incra. Gomes preparò un piano che prevedeva di insediare 1,4 milioni di famiglie in 4 anni. Lo presentò a Sarney il 4 ottobre e cadde il 13 ottobre del 1985. Quando è arrivato al governo Lula, abbiamo ipotizzato che quel programma potesse essere ripreso. Ma ormai il contesto economico e politico era cambiato e la riforma agraria classica fu indefinitamente rinviata.
Quindi la riforma agraria classica non ha più senso in Brasile? E a cosa si può mirare perché si realizzi alla fine la giustizia sociale ed economica nelle campagne?
Come ho detto, la riforma agraria classica voleva risolvere il problema del lavoro nelle campagne e lo sviluppo industriale attraverso la crescita del mercato interno. Oggi, il capitalismo è egemonizzato dal capitale finanziario e dalle transnazionali che controllano il mercato mondiale del cibo. A questa classe dominante non interessa più la riforma agraria, di nessun tipo, perché non ha bisogno del mercato interno, né dei contadini, né di un’industria nazionale. E per questo stanno realizzando un nuovo modello di controllo della produzione agricola da parte del capitale, che è l’agrobusiness. L’agrobusiness rappresenta gli interessi dei grandi proprietari di terra, del capitale finanziario e delle transnazional i. Un modello basato sulla monocultura, all’interno del quale, ogni azienda si specializza in un solo prodotto come la soia, la canna, il bestiame o l’eucalipto
(l’80% delle terre in Brasile sono destinate a queste attività). Invece di usare manodopera fanno uso intensivo di macchine agricole e di veleni, il tutto controllato da imprese trasnazionali. Distruggono l’ambiente, dato che il loro unico obiettivo è il massimo lucro possibile. E sono completamente dipendenti dal capitale finanziario che anticipa i soldi per comprare i prodotti delle transnazionali e così si chiude il ciclo. Mezza dozzina di imprese ottengono profitti, mentre al popolo restano la disoccupazione e i danni all’ambiente che già influiscono negativamente sul clima anche nelle città. Per questo, alla classe dominante attuale non interessa più la riforma agraria classica ed è quindi impossibile che i contadini la ottengano. Per questo parliamo della necessit&agrav e; di lottare per una riforma agraria di tipo nuovo, quella popolare appunto.
Che cos’è la “riforma agraria popolare”?
Di fronte a questa nuova realtà dominata dal capitale internazionale e finanziario, abbiamo discusso molto nel MST, con il coinvolgimento di tutti i militanti, della base, di intellettuali e professori amici, durante due anni. E alla fine abbiamo celebrato in febbraio il nostro VI congresso nazionale, durante il quale abbiamo approvato questa formulazione di una riforma agraria popolare. Popolare, perché oggi deve rispondere non solo alle necessità dei contadini senza terra che hanno bisogno di lavorare, ma alle necessità di tutto il popolo. E il popolo ha bisogno di cibo, di alimenti sani, senza veleni, ha bisogno di la voro, di sviluppo dell’agroindustria, di educazione e cultura. Quindi il nostro programma di riforma agraria di nuovo tipo parte dalla necessità di democratizzazione della proprietà della terra, fissando limiti, e propone la riorganizzazione della produzione agricola, mettendo al primo posto la produzione di alimenti senza veleni. Per questo abbiamo bisogno di adottare e universalizzare un nuovo modello tecnologico che è l’agroecologia. Ed è stato questo che abbiamo chiesto di mostrare a Silvio Tendler nel suo nuovo documentario, O veneno está na mesa 2 – Il veleno è in tavola, 2.
Il fatto che è possibile e necessario il modello agroecologico per la produzione di alimenti sani a vantaggio di tutta la popolazione, si evitano così malattie, in particolare il cancro, provocato da alimenti contaminati da agrotossici. L’Istituto Nazionale del Cancro ha avvertito che nel 2014 ci saranno 526.000 nuovi casi di cancro in Brasile. La maggior parte al seno e alla prostata. Abbiamo bisogno di una riforma agraria che valorizzi la vita nelle zone interne del paese, creando lavoro per i giovani. E per questo proponiamo l’installazione di migliaia di piccole agroindustrie in forma cooperativa, che daranno lavoro a milioni di giovani che devono studiare. Proponiamo la democratizzazione dell’educazione perché tutti abbiano gli stessi diritti e opportunità senza dover abbandonare le campagne.
Lei ha denunciato che in questo modello di agrobusiness si privatizza anche l’aria. Come avviene?
Tra le caratteristiche di questo nuovo modello del capitale, c’è quella del dominio del capitale finanziario e delle transnazionali e quando si avvicinano all’agricoltura cercano di appropriarsi di tutte le risorse naturali per ricavarne il massimo profitto. In un periodo di crisi capitalista nell’emisfero nord, come quello che stiamo vivendo, questa loro necessità aumenta, poiché l’appropriazione privata delle risorse naturali (sia terra che minerali, acqua, energia elettrica) è fonte inesauribile di una rendita straordinaria superiore a quella derivante dallo sfruttamento del lavoro. Poiché le risorse fanno parte della natura e loro, appropriandosene, le mettono sul mercato a prezzi molto superiori a quelli del valore misurato con il costo d i produzione. Per questo, dall’instaurazione dell’egemonia del neoliberismo, hanno imposto condizionamenti giuridici, in tutti i paesi del mondo, orientati dagli USA e dagli organismi internazionali al loro servizio, come FMI, WTO, Banca Mondiale, per garantire la proprietà privata dei beni della natura. Quindi, grazie alla legge dei brevetti (approvata nel 1995), ora possono essere padroni dei semi. Per questo fanno cambiamenti genetici e dicono che si tratta di un nuovo essere vivente, transgenico, prodotto in laboratorio. Hanno privatizzato le acque. Sia quelle delle falde freatiche che quelle delle fonti naturali. Hanno privatizzato l’accesso ai minerali.
Le ricchezze del sottosuolo del paese, proprietà della popolazione e che dovrebbero essere al servizio del popolo, non sfuggono a questo processo di spoliazione.
Il Brasile ha concesso, negli ultimi anni, sotto la gestione della vecchia Arena, che fino ad oggi non ha lasciato la mammella del Ministero delle Miniere e dell’Energia, più di 8.000 licenze di minerazione nel nostro sottosuolo ad imprese private che dovrebbero essere al servizio di tutto il popolo. E ora, come ho detto, stanno tentando di privatizzare l’ossigeno prodotto dalle foreste native. Misurano con il GPS la quantità di ossigeno prodotto dalle foreste, emettono un documento che stabilisce un certo valore e questo si converte in dollari, come credito del carbonio, che viene venduto in Europa in modo tale che le imprese inquinatrici facciano ammenda e continuino a inquinare. Qui in Brasile perfino l’impresa Natura sta facendo questo.
Come agiscono le transnazionali in quest’area in Brasile, oggi?
Per avere un’idea, in termini di valori, dalla crisi mondiale del 2008 ad oggi sono entrati in Brasile più di 200 miliardi di dollari che sono stati usati per risorse naturali. Solo nel settore della lavorazione della canna da zucchero, che era proprietà della tradizionale borghesia nazionale, ora tre imprese transnazionli (Cargill, ADM e Bungue) controllano più del 50% dell’attività.
E’ molto importante che lei sottolinei questi temi: cambiamento di parametri dell’agricoltura nel paese e una agricoltura rivolta alla produzione di alimenti. Quali sono i nuovi parametri?
La nostra analisi collettiva ritiene che l’organizzazione della produzione di alimenti e di prodotti agricoli deve essere orientata su altri parametri. I capitalisti, con il loro modello di agrobusiness, si basano solo sul paradigma della produzione di merci per il mercato mondiale, nella ricerca incessante del massimo profitto, dell’aumento della produttività del lavoro e della produttività fisica di ogni palmo di terra. Noi vogliamo riorganizzare la produzione basandoci su altri parametri. Basandoci sulla storia della civiltà che ha sempre visto gli alimenti come un bene e non come una merce, sull’idea che tutti gli esseri umani hanno diritto ad alimentarsi. Puntando a una produzione agricola in equilibrio con la natura e non contro di essa. E soprattutto organizzando la p roduzione per dare lavoro alle persone perché esse abbiano un reddito e possano vivere in buone condizioni e felici, nell’interno del paese, senza cadere nell’illusione che potrebbero essere felici solo andando nella grande città. La grande città è l’inferno in vita per il contadino. Perché gli offre soltanto la favela e il supersfruttamento.
Ma il gruppo ruralista, che circola liberamente nei palazzi di Brasilia….e l’agrobusiness non accettano questi parametri…
Chiaro, sono i portavoce della classe dominante. I capitalisti, per mantenere i loro alti profitti nelle campagne, spogliano la natura e espellono i popoli dell’interno e si fanno proteggere da quello stato borghese che è lo stato brasiliano. Con leggi rivolte a difendere i loro interessi, come hanno fatto con il cambiamento del codice forestale, per esempio, ecc. Si fanno proteggere dal loro potere giudiziario che è un potere ancora monarchico, che rende impossibili gli espropri per la riforma agraria, che impedisce la legalizzazione delle terre indigene e quilombolas, che impedisce perfino l’esproprio delle aziende con lavoro schiavo (come richiede la Costituzione). E tutto questo è sostenuto dalle tv, soprattutto la Globo, la Bandeirantes, la SBT, che manipolano tutti i giorni il nostro popolo dicendogli che l’agrobusiness &egrav e; l’unica soluzione, che l’agrobusiness è ciò che sostiene il Brasile, quando è proprio il contrario. I media sono armi ideologiche per proteggere l’agrobusiness e i suoi profitti.
Come avverrà questo spostamento delle azioni verso l’ambito urbano? Com’è questa alleanza del MST con le città?
Il nostro programma di riforma agraria popolare implica oggi il coinvolgimento di tutto il popolo perché non riguarda solo i senza-terra. E quindi dobbiamo spiegare al popolo, alla classe lavoratrice, che la riforma agraria è necessaria perché si alimentino meglio, in modo sano, senza veleni. Dobbiamo spiegare che il programma delle agroindustrie darà lavoro, che universalizzare l’educazione nell’interno del paese creerà milioni di posti di lavoro per gli educatori ecc.
Questa alleanza si va formando attraverso la costruzione di una coscienza collettiva di tutte le classi lavoratrici. Attraverso un piano di lotte che coinvolga tutti nella battaglia per i cambiamenti sociali. E, soprattutto, con un programma politico di cambiamenti per il paese che unifichi tutti i settori della classe lavoratrice della città e delle campagne. Tutto questo richiede tempo, energie, ma è la strada per costruire cambiamenti reali in città e in campo agricolo. Per questo dovremo condurre molte battaglie, passare attraverso molti “pedaggi” che la classe dominante ci imporrà.
E le città? La città è diventata un grande affare che allontanai più poveri, spingendoli sempre più all’interno dei loro spazi. Come cambiare tutto questo?
I territori urbani, le città e le loro periferie sono anche loro vittime di questo modello del grande capitale, che vuole trarre straordinari profitti anche dalle città conquistate attraverso la speculazione sui prezzi degli edifici, dei terreni, degli spazi urbani. La differenza tra il valore reale di una casa, di una piazza, di un edificio e il prezzo di mercato che impongono rappresenta la rendita della quale si appropriano e che tutta la società finisce per pagare. Ancor peggio, i lavoratori finiscono per essere espulsi verso le periferie in modo permanente e lì i trasporti pubblici non arrivano. O sono stati privatizzati, o sono molto cari. Per questo, la bandiera di lotta della tariffa zero per il trasporto pubblico in tutte le grandi città è giustissima e necessaria. Di fronte a tutto questo, come ha sostenuto la nostra cara professoressa Ermínia Maricato, è necessaria una grande riforma urbana che restituisca al popolo il diritto di usare la propria città. Le città sono state sottratte al popolo e ora appartengono solo agli speculatori, alle banche e all’industria automobilistica.
L’ultimo governo del PT è stato deludente?
I governi Lula e Dilma non sono stati governi del PT, né della classe lavoratrice. Sono stati governi di composizione di classi, e questa ha generato un programma di governo neosviluppista, che si propone di far crescere l’economia, distribuire il reddito e riassumere il ruolo dello stato soppiantando il mercato (dei tempi del neoliberismo). In questo senso questi governi hanno compiuto il programma e in questo programma tutte le classi hanno guadagnato qualcosa ma i banchieri, come ha detto lo stesso Lula, i banchieri sono stati quelli che hanno guadagnato di più. Ma questo programma e questa composizione di classi, secondo i movimenti sociali, sono arrivati al limite. E ora non riescono più a risolvere i problemi fondamentali del popolo, che ancora soffre per la mancanza di abitazioni dignitose, lavori qualificati, accesso all’università e trasporto pubblico civile. Le manifestazioni dell’anno scorso sono state il segnale che il modello del neosviluppismo è arrivato al limite. E come ho detto prima, spero che i settori organizzati della classe lavoratrice costruiscano un programma unitario di cambiamenti e riprendano l’iniziativa delle mobilitazioni di massa. Questo permetterà di avere nel futuro governi anche popolari che possano fare i cambiamenti strutturali dei quali abbiamo bisogno. Per ora i movimenti sociali di tutto il paese hanno costruito unità into rno alla necessità di una riforma politica, che restituisca al popolo la sovranità di scegliere i propri rappresentanti. Visto che, nell’attuale regime, le imprese hanno sequestrato le elezioni. Secondo il TSE, 2262 imprese hanno speso più di 4,6 miliardi di reais nelle due ultime elezioni e l’80% di queste risorse provenivano da 117 imprese soltanto. Il che vuol dire che il nuovo collegio elettorale, che decide chi deve essere eletto, è costituito da queste 117 imprese che impiegano il loro denaro per farli eleggere. Questo deve cambiare, per salvare una democrazia fragile e difettosa. C’è una necessità urgente di una riforma politica. Sarà quindi necessario convocare un’assemblea costituente sovrana (nella forma in cui viene eletta) destinata esclusivamente a questi cambia menti.
Ma la forza del MST è rimasta integra o no? Ventimila lavoratori hanno protestato davanti al Planalto, due mesi fa. E poi sono stati ricevuti da Dilma.
Il MST è una piccola parte di un insieme di forze popolari del popolo brasiliano. Noi abbiamo cercato di restare uniti resistendo al capitale e mantenendo i nostri progetti di cambiamento. Altri settori della classe, influenzati dalla piccola borghesia o dai media sono stati travolti. Abbiamo portato 15.000 militanti al VI congresso, come spazio di unità e celebrazione della nostra mistica del cambiamento. Per questo siamo stati ricevuti dalla presidenta e le abbiamo presentato le nostre proposte senza farci illusioni. I cambiamenti non vengono dai palazzi, vengono dalle strade e da un popolo cosciente e organizzato, è sempre stato così nella storia dell’umanità e noi seguiremo questo cammino.
Questa settimana, il 17 aprile, si ricorda il 18 ° anniversario del Massacro di Eldorado dos Carajás, quando 1500 lavoratori senza terra sono stati brutalmente aggrediti dalla Polizia Militare del Pará e 19 di loro sono stati crudelmente assassinati dagli agenti. Com’è la situazione del processo? Come state agendo su questo?
Non potremo mai dimenticare quel 17 aprile del 1996 (era presidente Fernando Henrique), quando la Polizia Militare del Pará, finanziata dall’impresa Vale ha assassinato crudelmente 19 nostri compagni. Poi altri due sono morti e ci sono ancora oggi 69 feriti con conseguenze gravi. Il processo giudiziario si è trascinato fino ai nostri giorni. Solo i due comandanti sono stati condannati a più di 200 anni di prigione. Tuttavia sono ricorsi in appello e sono agli arresti domiciliari in un edificio della PM di Belém, in appartamenti con tutti i privilegi degli ufficiali. Tradizionalmente, tutti gli anni facciamo, nello stesso luogo, un grande accampamento con i nostri giovani della regione amazzonica, perché i giovani non dimentichino e si coinvolgano nella lotta per la giustizia e la riforma agraria. In tutto il paese facciamo manifestazioni, celebrazioni ec umeniche e protestiamo davanti al potere giudiziario che protegge platealmente solo gli interessi dei ricchi e dei fazendeiros del Brasile. Tra le riforme strutturali necessarie ci sarebbe bisogno di una riforma del sistema giudiziario che democratizzi e metta questo potere sotto il controllo della società. Si è visto come si comporta l’imperatore Joaquim Barbosa (presidente del Supremo Tribunale Federale), con i suoi comportamenti megalomani. Ha pure comprato un appartamento a Miami e immagino che il suo sogno sia di andarci a vivere. In tutto il mondo, nei più di cento paesi in cui è organizzata la Via Campesina ci saranno manifestazioni, visto che questo 17 aprile è stato dichiarato Giornata Mondiale di lotta contadina. E perfino qui in Brasile, vergognandosi, Cardoso, nell’ultimo anno di governo, firmò un decreto dichiarando il 17 aprile, Giornata nazionale della Lotta per la Riforma Agrarai. Quindi, in questo giorno, è legale che si lotti per la riforma agraria.