Firenze 10+10: unire le forze per un'altra Europa

il: 12 Novembre 2012

Firenze, 9 novembre 2012

 Dieci anni fa li avevano chiamati No Global, parlavano di Tobin Tax – inascoltati, oggi è uno dei punti principali nelle agende europee – e denunciavano l’inequità sociale che il sistema economico neoliberista stava creando in Europa e nel mondo.

In più di un milione avevano attraversato Firenze per il primo Forum Sociale Europeo del millennio. Alle spalle il ricordo bruciante di Genova, ma anche vittorie che avevano riacceso speranze e disegnato nuovi panorami politici, come la Guerra dell’Acqua di Cochabamba, in Bolivia (aprile del 2000) e più in generale il “levantamento” delle popolazioni indigene in America latina, che dopo anni di dittature riprendevano voce per parlare di diritti e autonomie.

Chi c’era a Firenze nel 2002 ricorda come una conquista l’attraversamento pacifico della città, ma anche la paura e la tensione che la mattanza del G8 genovese non permetteva di placare. Oggi, dopo dieci anni, ritorna “Firenze 10+10”, “non un nuovo “Social Forum” ma una (grande) riunione continentale contro la crisi e l’austerità”, come spiegano gli organizzatori.

Tremila visitatori, duecentoquindici organizzazioni, associazioni, reti di base e sindacati provenienti da 21 paesi fino a domenica si mescoleranno in quasi un centinaio di seminari: beni comuni, democrazia,il lavoro, la pace, questi gli assi portanti degli incontri. Attraversati da un comune messaggio: dire no alle politiche di austerity e al fiscal compact, alle politiche liberiste e di privatizzazione delle risorse e dei servizi, costruire insieme un’agenda che parli di giustizia sociale, green economy, scuola, diritti, salvaguardia della Madre Terra. “Unire le forze per costruire un’altra Europa, svincolata dal potere della Troika e della finanza – dicono Jason Nardi e Tommaso Fattori del comitato promotore – Non è un evento celebrativo, qui vogliamo unire le forze sociali che in Europa lottano contro chi tenta di utilizzare la crisi per distruggere i diritti, il modello sociale conquistato in anni di lotte, per svendere e privatizzare i beni pubblici”.

Fra gli incontri più seguiti, quelli della Rete Europea per l’Acqua, nata formalmente a Malmoe, che ha preso vita a Napoli l’anno scorso, e voce durante il FAME 2012, il Forum Alternativo Mondiale per l’Acqua di Marsiglia, a marzo: movimenti per l’acqua pubblica di ogni parte d’Europa hanno formato una piattaforma comune e ora si sono dotati di uno strumento formale – l’ICE, iniziativa dei cittadini europei – per cercare di incidere sulle normative europee: un milione di firme da raccogliere in almeno 8 paesi (soprattutto attraverso l’online) per chiedere alla Commissione Europea di adeguarsi non solo ai principi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che nel 2010 ha dichiarato con la risoluzione 64/292 l’acqua come diritto umano, ma soprattutto alle iniziative cittadine che in molti paesi hanno portato al riconoscimento dei sistemi idrici come beni comuni, non mercificabili, non privatizzabili: il referendum italiano Acqua Bene Comune, ma anche delle ripubblicizzazioni di Berlino, di Parigi e le battaglie del gruppo 136 a Salonicco in Grecia, che in mezzo alla violenza della crisi economica, è riuscito a socializzare la gestione dell’acquedotto cittadino ponendolo al riparo dall’innalzamento selvaggio delle tariffe idriche: 136 è il costo in euro per ogni cittadino, della propria quota di acquedotto.

Fra i partecipanti agli incontri, il trentino Padre Alex Zanotelli: “Questa assemblea è fondamentale: o si lavora insieme in Europa o siamo destinati a fallire sotto la dittatura della finanza. E’ essenziale formare in ogni paese reti sociali e di mobilitazione per pesare sul parlamento europeo, che in questo momento è sotto la pressione delle grandi multinazionali – Veolia, Vivendi, Coca Cola, Pepsi – che proprio lì sono presenti con migliaia di lobbisti”. Acqua come emblema della finanziarizzazione delle risorse, altro tema portante qui a Firenze: “Dobbiamo sottolineare il ruolo delle banche – continua Padre Alex – Tutti guardano noi italiani perchè abbiamo vinto il referendum. E a chi in questo momento è sconfortato perchè quasi ovunque il referendum non viene applicato – nemmeno da noi in Trentino! – dico: la vittoria referendaria è venuta contro una casta politica che non accetta questo cambio epocale. Ma noi non dobbiamo sentirci sconfitti: partendo dal basso, dobbiamo vincere le battaglie locali. Anche nelle prossime elezioni questo dovrebbe diventare un elemento fondamentale. Speriamo che entro l’anno a Napoli possiamo dare l’annuncio della nascita dell’azienda speciale idirca Acqua Bene Comune. Il comune di Saracena, sulla Sila, ha deciso di gestire autonomamente le proprie fonti. L’acqua è parte di un processo di democratizzazione. Se un comune locale non ha il potere sulla gestione dei beni comuni fondamentali di che democrazia parliamo?”.

Da Trento incontriamo anche Anna Irma Battino, giovane reporter del network indipendente Globalproject e parte del Centro Sociale Bruno: “Dopo dieci anni assistiamo ancora all’incontro fra il mondo delle associazioni con quello sindacalista e dei lavoratori. Sono dinamiche che stanno cercando di unirsi, reti europee che si incrociano per affrontare la crisi in atto. Da queste giornate fiorentine mi aspetto un rilancio della primavera di appunatmenti europei di mobilitazioni ed incontri, il primo del quale sarà il 22 marzo a Bruxelles in occasione della riunione delConsiglio Europeo”. Francesca Villa, modenese che studia a Trento ingegneria, la incontriamo mentre cerca fra i vari padiglioni della Fortezza da Basso, un seminario su “Come combattere l’austerità in Europa”: “Se ci spero nel cambiamento? Certo, sennò perchè sarei qui. Con la mia organizzazione, Ingegneria Senza Frontiere, ci siamo preparati guardando un documentario su Firenze 2002. Mi impegnerò a riportare a Trento materiali ed informazioni su queste giornate, in particolare sui beni comuni in chiave ambientale e sociale”. “In Europa siamo sotto una dittatura della finanza che viene pagata dai lavoratori e dai cittadini comuni. Gli stessi fenomeni che abbiamo avuto nel sud del mondo, il cui debito abbiamo sempre detto essere illegale, odioso e illegittimo per il 90%, oggi stanno avvenendo anche da noi, è la stessa logica”, dice ancora il missionario comboniano padre Alex Zanotelli.

E mentre il cortile della Fortezza viene attraversato dalla lunga fila per il caffè di metà pomeriggio – curdi, brasiliani, tedeschi, italiani, giovani, vecchi, politici e cittadini e finalemnte tante donne – ci si prepara alla giornata di domani, quando arriveranno anche i rappresentanti delle reti “calde” – Blockupy, Agorà 99, Another road for Europe – e quelli di Occupy Frankfur, Trasform Grecia insieme ai tunisini e algerini arrivati per raccontare le storie e le esperienze delle reti nate dopo la primavera Araba nel Mediterraneo. Arriveranno anche gli “economisti critici”, cento esperti che discuteranno di un’altra politica economica per l’Europa. Poi si parlerà di mobilità e “grandi opere inutili”, di tassa sulle transazioni finanziare, di giustizia sociale nel Mediterraneo . E dibattiti sono previsti sul “Ruolo delle associazioni per un’uscita democratica dalla crisi”, mercificazione della scuola pubblica, commercio alternativo, acqua pubblica, diritti di cittadinanza per gli stranieri, precariato, reddito minimo e pensioni, salute e beni comuni.

Il programma su www.firenze1010.eu