Lettera aperta al Parco Adamello Brenta

il: 26 Ottobre 2013

Al Presidente e ai membri della Giunta Esecutiva del Parco Naturale Adamello Brenta

Sabato 19 ottobre, eravamo in una cinquantina a camminare insieme nel Brenta, provenienti dalla Rendena e da altre valli del Trentino, su proposta del Comitato Acqua Bene Comune delle Giudicarie e delle SAT di Storo e Pieve di Bono, con l’appoggio di Yaku, Mountain Wilderness e del Gruppo di Acquisto Solidale “La formica”.
Salendo da Campo Carlo Magno abbiamo visto le ferite inferte alla montagna da impianti e piste da sci. Ancora non c’è molta neve,

 ma presto questa zona che abbiamo percorso con scarpe da ginnastica e scarponi sarà invasa da sciatori. 
Arrivando allo Spinale, si è presentato ai nostri occhi uno spettacolo meraviglioso, cime innevate tutt’attorno: Presanella, Carè Alto, Tosa, Castelletto,…
Il nostro sguardo si è fermato su Serodoli. Possibile che si pensi davvero all’ipotesi di costruire piste anche lì? Per favore, assicurateci che il Parco non darà mai il via libera ad un progetto simile!
Dallo Spinale siamo scesi a Montagnoli, arrivando lì dove le Funivie di Madonna di Campiglio vorrebbero costruire un bacino per stoccare circa 200.000 metri cubi d’acqua per farne neve artificiale.
Circa la metà di questo enorme bacino ricadrebbe nel territorio del Parco, nella zona C in cui, stando all’articolo 19 delle Norme di attuazione del Piano del Parco, “È vietata la realizzazione di bacini di accumulo idrico a cielo aperto ai fini dell’innevamento artificiale”.

Con questa lettera, vi chiediamo di non concedere la deroga che vi è stata richiesta.
Sono molti i motivi per cui riteniamo non dovreste dare il consenso alla realizzazione di questo progetto.
– Ci preoccupa il modello di sviluppo turistico che sta caratterizzando l’alta Val Rendena: si punta quasi esclusivamente sui grandi numeri in inverno e si spreme al massimo l’ambiente per ricavarne un profitto immediato; ch

iediamo al Parco di avere il coraggio di uno sguardo lungimirante che sappia andare nella direzione di un turismo di qualità invece che di quantità e che non pregiudichi per il futuro la fruizione di un ambiente tra i più belli del Trentino.
– L’acqua è un bene comune e va protetto. Non abbiamo visto approfonditi studi che rassicurino sul fatto che il Sarca di Nambino non sarà compromesso dai ripetuti ed ingenti prelievi d’acqua, specie nella stagione invernale quando il torrente è in magra.
– Il territorio non tornerà mai più come prima, l’impatto sull’ambiente della costruzione del bacino sarà fortissimo ed indelebile.
– Le Dolomiti di Brenta sono state riconosciute dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità”, di tutta l’Umanità, ed è nostra la responsabilità di salvaguardarle.
– A nostro avviso, infine, la realizzazione di un simile bacino nel territorio del Parco striderebbe profondamente con gli obiettivi di un ente che lavora per la “tutela dell’ambiente e della biodiversità”.

Vi salutiamo con la speranza di vedere sempre l’essenza del Parco riflessa nelle sue decisioni.
Camminatori e camminatrici a Montagnol
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