Attacco alle persone difensore della terra e dell’ambiente

il: 26 Novembre 2021

articolo originale: https://www.globalwitness.org/es/last-line-defence-es/

Dal 2012, Global Witness ha raccolto dati sul numero di omicidi di attivisti per la terra e l’ambiente. Durante questi anni, si è profilata una prospettiva desolante. I dati suggeriscono che, mentre la crisi climatica si intensifica, aumenta anche la violenza contro chi protegge il pianeta. E’ chiaro che lo sfruttamento irresponsabile e l’avidità che sono alla base della crisi climatica, sono anche responsabili della violenza contro gli attivisti.

Nel 2020 si sono registrati 227 omicidi, che significa una media di più di quattro morti per settimana, facendo risultare l’anno passato come il più pericoloso mai registrato per chi difende l’ambiente.

Come sempre, questi attacchi letali sono avvenuti all’interno di un contesto di minacce allargato, che include l’intimidazione, pedinamento, la violenza sessuale e la criminalizzazione. Le nostre cifre, con quasi ogni certezza, sono una sottostima della realtà, dal momento che molti attacchi contro attivist* non sono denunciati.

Nel 2020, più della metà degli attacchi sono avvenuti in tre paesi: Colombia, Messico e Filippine.

Per il secondo anno consecutivo, la Colombia ha registrato il maggior numero di omicidi: 65 attivist* dell’ambiente sono stati uccisi. Questi omicidi sono avvenuto in un contesto di attacchi generalizzati contro i/le difensore/a dei diritti umani e lider comunitari di tutto il paese, malgrado la speranza generata dagli accordi di pace del 2016. Le popolazioni indigene sono state particolarmente colpite e la pandemia di COVID è servita solo a peggiorare la situazione. Il confinamento ufficiale ha portato i difensori ad essere attaccati nelle loro case e a ridurre le misure di protezione del governo.

In Messico, sono stati documentati 30 attacchi letali contro difensor* della terra e dell’ambiente nel 2020, registrando un aumento del 67% rispetto al 2019. Il disboscamento è stato collegato a quasi un terzo di questi attacchi e metà di tutti gli attacchi nel paese erano diretti contro indigeni comunità. L’impunità per i crimini contro i difensori rimane sorprendentemente alta: fino al 95% degli omicidi non subisce alcun tipo di processo legale.

Nelle Filippine, il deterioramento della situazione dei diritti umani ha ricevuto una crescente condanna internazionale. Normalmente, le persone che si oppongono alle industrie dannose vengono represse violentemente dalla polizia e dai militari. Secondo i nostri dati, più della metà degli attacchi letali erano direttamente collegati all’opposizione dei difensori ai progetti minerari, di disboscamento e di dighe.

Difensore e difensori degli ecosistemi boschivi

Nei casi in cui i/le difensor* sono stati presi di mira per proteggere determinati ecosistemi, il 70% stava lavorando per difendere le foreste del mondo dalla deforestazione e dallo sviluppo industriale. In Brasile e Perù, quasi tre quarti degli attacchi segnalati si sono verificati nella regione amazzonica di ciascun paese.

Quasi il 30% degli attacchi è legato allo sfruttamento di risorse (forestali, minerarie e agroalimentare su larga scala), dighe idroelettriche e altri tipi di infrastrutture. Di questi, il disboscamento è stato il settore legato al maggior numero di omicidi, con 23 casi. Il Messico ha visto un grande aumento delle uccisioni legate al disboscamento e alla deforestazione, registrandone nove nel 2020.

Un Impatto diseguale

Come per le conseguenze della stessa crisi climatica, gli effetti della violenza contro i/le difensor* del territorio e dell’ambiente non si fanno sentire allo stesso modo in tutto il mondo. Il Sud del mondo sta subendo le conseguenze più immediate del riscaldamento globale su tutti i fronti. Nel 2020, dei 227 omicidi di difensori registrati da Global Witness, 226 sono avvenuti nei paesi del Sud del mondo.

Ancora una volta si è mantenuto il numero sproporzionato di attacchi contro le popolazioni indigene: più di un terzo degli attacchi mortali perpetrati sono stati contro le popolazioni indigene, nonostante rappresentino solo il 5% della popolazione mondiale. A loro volta, le popolazioni indigene sono state il bersaglio di cinque dei sette omicidi di massa registrati nel 2020.

Come negli anni precedenti, nel 2020 quasi 9 su 10 delle vittime di attacchi mortali erano uomini. Tuttavia, le donne che agiscono e parlano anche affrontano forme di violenza specifiche di genere, compresa la violenza sessuale. Le donne spesso affrontano una doppia sfida: la lotta pubblica per proteggere la loro terra e la lotta spesso invisibile per difendere il loro diritto a manifestare all’interno delle loro comunità e famiglie.

Le resonsabilità delle imprese

Molte aziende si impegnano in un modello economico estrattivo che privilegia in modo schiacciante i profitti rispetto ai diritti umani e all’ambiente. Questo irresponsabile potere aziendale è la forza sottostante che non solo ha portato la crisi climatica sull’orlo del collasso, ma ha perpetuato l’uccisione dei difensori.

In molti paesi ricchi di risorse naturali e di biodiversità, le aziende operano nella quasi totale impunità. In un contesto in cui l’equilibrio del potere è inclinato a favore delle corporazioni, non capita spesso che qualcuno venga arrestato o portato davanti alla giustizia per aver ucciso dei difensori. Quando ciò accade, spesso sono gli uomini che premono il grilletto, impugnano le pistole, pagano, e non quelli che altrimenti potrebbero essere implicati, direttamente o indirettamente, nel crimine.

Tutti i governi sono stati estremamente disposti a eludere e violare il loro mandato fondamentale di difendere e proteggere i diritti umani. Non tutelano i difensori: in molti casi perpetrano direttamente violenze nei loro confronti e, in altri, sono eventualmente complici delle società.

Peggio ancora, gli stati di tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Brasile, alla Colombia e alle Filippine, hanno utilizzato la pandemia di COVID per rafforzare le misure draconiane per controllare i cittadini e chiudere lo spazio civico.

Esiste un chiaro legame tra la disponibilità di spazio civico e gli attacchi contro i difensori: le società più aperte e tolleranti subiscono pochissimi attacchi, mentre negli stati autoritari gli attacchi sono molto più frequenti.

Con l’intensificarsi della crisi climatica, aumenta anche il suo impatto sulle persone, compresi i difensori del territorio e dell’ambiente. Un’azione significativa per il clima richiede la protezione dei difensori e viceversa. Senza grandi cambiamenti, questa situazione rischia solo di peggiorare: man mano che più terra viene espropriata e più foreste vengono abbattute per guadagni a breve termine, sia la crisi climatica che gli attacchi ai difensori continueranno a peggiorare.

I governi possono invertire le sorti della crisi climatica e preservare i diritti umani proteggendo la società civile e approvando leggi che ritengano le società responsabili delle loro azioni e profitti. I legislatori hanno fatto troppo affidamento sull’autovalutazione aziendale e sui meccanismi aziendali volontari. Di conseguenza, le aziende continuano a causare, contribuire e beneficiare di violazioni dei diritti umani e danni ambientali, soprattutto oltre confine.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite, attraverso i suoi Stati membri, deve riconoscere formalmente il diritto umano a un ambiente sicuro, sano e sostenibile; garantire che gli impegni a rispettare l’accordo di Parigi includano la protezione dei diritti umani; e attuare le raccomandazioni del Relatore speciale sui difensori dei diritti umani e del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani.

Gli Stati devono garantire che le politiche nazionali proteggano i difensori del territorio e dell’ambiente e abroghino la legislazione utilizzata per criminalizzarli; richiedere alle aziende di svolgere la dovuta diligenza sui diritti umani e l’ambiente nelle loro operazioni globali; e indagare e perseguire tutti gli attori coinvolti nella violenza e altre minacce contro i difensori.

La Commissione europea si sta attualmente preparando a pubblicare una normativa vincolante sulla dovuta diligenza, compresa un’iniziativa sulla governance aziendale sostenibile. Dovrebbe garantire che questa iniziativa richieda a tutte le società che operano nell’UE, comprese le istituzioni finanziarie, di identificare e affrontare i danni ai diritti umani e all’ambiente lungo le loro catene del valore. Questa legislazione dovrebbe includere regimi di responsabilità coerenti, nonché sanzioni per ritenere le società responsabili per il mancato rispetto.

Infine, le aziende e gli investitori devono pubblicare e attuare efficaci sistemi di controllo per identificare e prevenire danni ai diritti umani e all’ambiente lungo le loro catene di approvvigionamento e operazioni; adottare e attuare una posizione di tolleranza zero contro ritorsioni e attacchi contro i difensori del territorio e dell’ambiente; e offrire riparazione in caso di danni ai diritti umani e all’ambiente.