Giornata Mondiale dell’Acqua 2022 – incontro con GTV e associazioni trentine

il: 29 Marzo 2022

Il 19 marzo, invitati da GTV (Gruppo Trentino di Volontariato), eravamo anche noi a Villa S Ignazio in occasione della Giornata dell’Acqua.

La giornata mondiale dell’acqua è una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992: il 22 marzo di ogni anno le amministrazioni pubbliche, le associazioni di società civile e tutti i cittadini sono invitati a riflettere sulle tematiche dell’accesso all’acqua potabile, della lotta agli sprechi e all’inquinamento di questo fondamentale bene comune.

È stata un’occasione di confronto e condivisione di esperienze da tutte le parti del mondo, per quanto riguarda la salvaguardia di una delle risorse più preziose per la vita: l’acqua.

La giornata è stata aperta dall’intervento del GTV, che ha portato dati relativi all’accesso all’acqua in diverse parti del mondo, mettendo in luce uno scarto sostanziale tra i Paesi cosiddetti “sviluppati”, che tuttavia sprecano la gran parte della risorsa, e i Paesi del sud del mondo, dove spesso manca l’accesso a fonti idriche potabili, fattore che porta a malattie spesso mortali soprattutto per i più piccoli.

A seguire, tre docenti della Cattedra Unesco del DICAM (Dipartimento di Ingegneria Industriale, Civile e Ambientale dell’Università di Trento), hanno riportato alcuni dei progetti che hanno portato a termine e stanno attuando in Libano per garantire l’accesso all’acqua a diverse comunità. La Cattedra Unesco per lo “Sviluppo Umano e Sostenibile” mira a formare ingegneri consapevoli dell’impatto ambientale, che quindi prediligano soluzioni sostenibili, volte a favorire la gestione comunitaria delle risorse, a grandi opere, che spesso possono risultare dannose.

È poi intervenuta ACAV (Associazione Centro Aiuti Volontari), che ha fornito uno specchio della situazione post-pandemia in Uganda. Hanno riportato che, purtroppo, a causa del lockdown nazionale e della chiusura delle scuole, le bambine hanno ripreso il ruolo di portatrici d’acqua, ovvero sono costrette a intraprendere percorsi molto lunghi per procurare l’acqua alla loro famiglia, lungo i quali spesso subiscono violenze e abusi. L’accesso all’acqua potabile, e alle infrastrutture sanitarie essenziali sono quindi cruciali nel garantire a queste bambine un’educazione, e una vita il più possibile libera dalle violenze.

Infine, noi abbiamo portato la testimonianza di Nidiria Ruiz Medina e Jani Silva, donne colombiane che si organizzano, e rischiano la propria vita per difendere i propri territori, e quindi le risorse naturali, dalle multinazionali del petrolio. In Colombia, dalla firma degli accordi di pace del 2016, più di 2500 difensori e difensore dei diritti umani sono state assassinate, solo perché hanno osato opporsi alla distruzione dei beni comuni e dei loro territori da parte di chi continua a mettere il proprio profitto davanti alle vite umane e alla natura. Quindi ancora oggi, a quasi sei anni dalla “fine del conflitto”, queste persone subiscono continue persecuzioni e violenze da gruppi armati finanziati dalle multinazionali e dai produttori di cocaina, che vogliono imporre la coltura della coca. Non tutte le guerre sono finite in Colombia.

È impossibile, oltre che sbagliato, pensare che tutti i popoli originari siano uguali. Tuttavia, ciò che li accomuna è una visione comunitaria del mondo, non solo per quanto riguarda le persone, ma soprattutto tra umani e natura. L’acqua e la terra sono le fonti della vita, perciò si meritano lo stesso rispetto che portare alle nostre madri, non vanno sfruttate e violentate nella ricerca di un profitto infinito su un pianeta finito.

Pur rappresentando il 4% della popolazione globale, i popoli originari dell’America latina custodiscono nei loro territori l’80% della biodiversità presente al mondo. Questo ci dimostra quindi che un mondo diverso è possibile, noi umani possiamo vivere in comunità con la natura, senza doverla sfruttare e distruggere, difendendola come lo stanno facendo queste persone da ormai 500 anni, da quando i primi colonizzatori europei hanno messo piede nei loro territori.

Come persone di uno dei cosiddetti Paesi “sviluppati”, possiamo solo imparare da queste popolazioni, fare nostra la visione del mondo che ci vede come parte integrante della natura, ed essere al fianco e solidali con tutte le persone che lottano, mettendo i propri corpi in prima linea, contro lo sfruttamento e la devastazione dei beni comuni.