Al MUSE parla solo ENI

il: 22 Ottobre 2020

Ieri sera al MUSE – Museo di Scienze del Trentino – una serata sulla sostenibilità ambientale promossa da ENI viene interrotta dai Frydays For Future con uno striscione contro la multinazionale. Nonostante la protesta, non viene dato spazio a dibattito o domande dal pubblico: una brutta scivolata dell’organizzazione, che nega la polemica su greenwashing e non raccoglie la perplessità della società civile attorno all’azienda energetica italiana, inquisita per corruzione e  pubblicità ingannevole, da anni al centro di denunce e polemiche per danni ambientali e violazione dei diritti umani in Italia e nel mondo.

Yaku ed Extinction Rebellion ripropongono al MUSE le domande che non hanno potuto fare durante la serata.

Ieri sera la conferenza al Muse – Museo di Scienze del Trentino – “Rifiuti che diventano utili” poteva essere un momento di confronto e crescita collettiva: è stato invece una delusione e forse un pericoloso precedente che vale la pena non sottovalutare.

L’incontro era promosso da ENI – multinazionale dell’energia in mano statale per il 30% – da mesi al centro di una feroce polemica per l’accordo di formazione sui temi ambientali con le scuole italiane (lo stipulò l’ex ministro Fieramonti con l’Associazione Presidi Italiani); ENI è anche stata multata dell’antitrust per pubblicità ingannevole, ed è inquisita per una serie di gravi atti di corruzione in Nigeria, dove ENI gestisce uno dei più grandi presidi petroliferi del mondo attraverso la sussidiaria locale Nigerian Agip Oil Company (Naoc).

Ma soprattutto, ENI è contestata da anni e ovunque, per la continua violazione dei diritti umani ed ambientali nel mondo.

Per questo, martedì era stato diffuso un comunicato stampa da Yaku e sottoscritto da XR – Extinction Rebellione da numerose organizzazioni italiane e trentine e da cittadine/i.

Alle 18.30, ora di inizio dell’incontro pubblico e della diretta facebook, una decina di attivisti dei Fraydays For Future sono entrati con uno striscione con la scritta “ENI uccide”, che hanno aperto sul palco motivando l’azione di disturbo con le accuse che pendono contro la multinazionale, e denunciando anche la perquisizione della polizia di un paio di giorni fa a danni del Centro Sociale Rivolta, dopo una dimostrazione alla raffineria ENI di Porto Marghera.

“Spegniamo la diretta facebook”, dice la conduttrice, mente gli ospiti – lo chef Alfio Ghezzi,la fisica Gabriella Greison e Adolfo Villafiorita di FBK – si zittiscono, così come Gianluca D’Aquila, Responsabile dello Sviluppo del Progetto Waste to Fuel – Eni Rewind, che in collegamento da remoto non dice una parola su ciò che sta accadendo.

Ai ragazzi in protesta non viene concesso nessuno spazio di confronto, ma viene promesso un giro di domande finale dal pubblico.

Dopo un’ora e mezza di incontro dal basso valore scientifico – sull’economia circolare la divulgazione e le pratiche si sprecano, senza contare che proprio quest’anno si è tenuto il primo Forum Mondiale delle Economie Trasformatrici (purtroppo in remoto, era infatti previsto a luglio a Barcellona con migliaia di partecipanti) – non è stata data parola al pubblico.

Alle attiviste/i di Yaku e XR presenti in sala, che richiedevano di poter fare alcune domande, è stato detto che “il format” non lo prevedeva. Non un commento su quello che era successo. Fra censura e indifferenza, si è consumata così la serata inziale che caratterizza l’accordo fra MUSE – per il 57% finanziato da casse pubbliche, ma soprattutto bene comune della comunità trentina – ed ENI, simbolo internazionale di distruzione di ecosistemi e usurpazione di territori e diritti.

L’incontro faceva parte della rassegna “Muse Loop”, che andrà avanti con altri due eventi fino al 4 dicembre.

Ci pare da una parte sorprendente il negarsi in maniera così palese al confronto – anche pacifico – con la società civile che presenta le proprie riflessioni ed istanze.

Ma anche poco consono al tempo che stiamo vivendo, che se da una parte pulsa di nuova linfa, con le manifestazioni giovanili che percuotono spazi ed istituzioni con la richiesta di rispetto della natura e riconoscimento della crisi climatica, dall’altra è infestato da una pandemia dalle chiare radici nella distruzione di ecosistemi e sinergie.

Vogliamo comunque provare a sperare che la chiusura dimostrata ieri sia stata solo una brutta parentesi, e scriviamo di seguito alcune delle domande che volevamo porgere ad ospiti ed organizzazione museale, certi che siano degne di risposta per alimentare il giusto dibattito cittadino attorno a temi che interessano tutti:

LE DOMANDE di XR – Extinction Rebellion Trento e Yaku

1.Il progetto presentato, Waste to fuel ENI rewind, essendo basato su Ricerca e Sviluppo viene presentato come uno degli elementi chiave che dovrebbe sostenere la trasformazione di Eni in una società integrata di energia dal basso impatto carbonico. Il relatore responsabile del progetto potrà confermarmi però che per il 2019 l’impegno economico di Eni in attività di ricerca scientifica e sviluppo tecnologico ammonta a meno di 200 milioni di euro su un fatturato di circa € 70 miliardi. Quanto ha investito ENI sul progetto Waste to fuel?

2.Vorremmo portare all’attenzione del pubblico e dei relatori alcuni dati. Eni dichiara di aver investito 4.5 miliardi di euro nel 2019 per quote di partecipazione in 20 differenti giacimenti petroliferi in Norvegia. Ha ampliato i propri possedimenti in Alaska e si è aggiudicate il blocco esplorativo di un’area di 17 miliardi di metri cubi di gas nel bacino del Kutei, in Indonesia.

Al momento estrae giornalmente 1.9 milioni di barili di petrolio.

E nei prossimi due anni prevede di aprire 140 nuovi siti d’estrazione, immagino per aumentare ulteriormente i volumi estratti.

Chiediamo dunque, a valle di questi numeri: Eni si sta fortemente impegnando per la sostenibilità ambientale? Quanto vale la produzione di biocarburante paragonata all’estrazione di petrolio?

3. Eni è stata multata dall’Antitrust di 5 milioni di euro per pubblicità ingannevole della campagna promozionale di un nuovo carburante: il Diesel+. Avrebbe attribuito al carburante vanti ambientali che sono risultati infondati.

Queste presentazioni svolte con personaggi illustri e famosi e con ricercatori e ricercatrici all’interno di un museo che promuove pratica di sostenibilità e di tutela ambientale, non è un tentativo di ulteriore greenwashing da parte dell’azienda?

4. Parlando di economia circolare non abbiamo sentito citare alcune parole chiave ad essa legate: solidarietà e responsabilità sociale; autogoverno dei territori, mutualismo, giustizia sociale. Quale coerenza si può individuare verso una multinazionale che se da una parte vanta esperienze virtuose su riduzione degli sprechi, rifiuti, e recupero idrico, dall’altra è stata denunciata da popolazione indigene in Africa ed America latina per sfollamento forzato, inquinamento, distruzione ambientale e corruzione?

Yaku, che da anni lavora in America latina e in Italia per la difesa dei beni comuni e delle comunità indigene e contro il sistema estrattivista, condivide le riflessioni di XR, di seguito riportate:

Sentiamo il bisogno di ottenere delle risposte.

Sentiamo il bisogno di condividere con il pubblico presente alla conferenza le nostre perplessità.

Sappiamo che Eni è la prima azienda italiana per emissioni climalteranti. Sappiamo che Eni continua ad investire gran parte del suo capitale nell’estrazione di combustibili fossili e nella ricerca di nuovi giacimenti, cosa che, secondo la scienza e addetti ai lavori, rappresenta una minaccia enorme per la vita sul nostro pianeta per come la conosciamo e per le comunità umane.

Eni si impegna in un’enorme campagna pubblicitaria “verde”; approdando nuovamente al MuSe di Trento per parlare di economia circolare e promuovere il nuovo progetto Waste to Fuel di Eni Rewind.

A partire dall’8 di ottobre una sessantina di attivist* si è incatenat* ed ha fisicamente occupato il cancello di ingresso alla sede di Eni di Roma, rischiando l’arresto, senza ottenere per tutte le 54 ore di durata del presidio una risposta o un riscontro di alcun tipo.

Abbiamo urgente bisogno, in quanto cittadin* preoccupat* per il nostro futuro, di un confronto con Eni, per discutere di come le scelte fossili dell’azienda, e la campagna pubblicitaria dietro cui le nasconde, potrebbero impattare sulla nostra vita, su quella delle generazioni future e sugli ecosistemi naturali.

Riteniamo inoltre sia nostro dovere informare il pubblico di tale conferenza delle nostre posizioni, alla ricerca di un dialogo con la comunità locale.

Due settimane fa decine di attivisti di Extinction Rebellion si sono incatenati per 54 ore davanti all’entrata della sede di Eni a Roma preoccupati per la crisi climatica ed ecologica, non hanno ricevuto nessuna risposta da parte di Eni. Siamo qui, oggi, per ascoltare le vostre risposte, in maniera pacifica. Chiediamo un cambiamento delle strategie estrattive e distruttive di ENI e chiediamo di bloccare le sue pratiche di Greenwashing anche sul nostro territorio, in particolare all’interno del MUSE, un museo che ha sempre rivolto la sua attenzione verso la biodiversità e la tutela dell’ambiente.

Trento, 22 ottobre ’20

Yaku e XR – Extinction Rebellion e Extinction Rebellion Soth Tyrol