Dopo mesi di stop forzato causato dal covid-19, la protesta sociale riaccende la Colombia
Lunedì 21 ottobre un nuovo Paro Nacional – una serie di scioperi e grandi mobilitazioni intersezionali – ha interessato le principali città colombiane.
Le richieste dei manifestanti sono le stesse che hanno già portato il popolo colombiano a mobilitarsi alla fine del 2019: il rispetto degli accordi di pace tra il governo e il gruppo guerrigliero Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC), la cessazione della violenza nel paese e degli omicidi sistematici e selettivi contro leader e lideresas sociali. Una delle grandi critiche sollevate dal Paro Nacional riguarda la gestione disastrosa della pandemia di covid-19 da parte del governo Duque, che vede la Colombia tra i primi dieci paesi al mondo per numero di decessi da Coronavirus ogni 100.000 abitanti. Considerando inoltre che il 66% della popolazione attiva occupata nel settore dell’economia informale le conseguenze del lunghissimo lockdown sono state ancora più nefaste, aggravando la situazione economica di lavoratori già precari prima che la pandemia sconvolgesse il mondo.
La giornata del 21 è stata tendenzialmente pacifica e non si sono registrati particolari scontri con le forze dell’ordine. Gli organizzatori hanno inoltre sensibilizzato i partecipanti a mantenere il distanziamento e all’uso della mascherina per evitare di trasformare il Paro Nacional in un vettore di contagio del Covid-19.
La protesta ha incluso, oltre le migliaia di lavoratori e studenti, la partecipazione della Minga Indigena tra le sue fila, un tipo di mobilitazione ricorrentemente utilizzata dagli indigeni del dipartimento del Cauca (Colombia sud-occidentale) dalla fine del secolo scorso come strumento di protesta e di rivendicazione di diritti. Nello specifico, la nuova Minga ha si schiera per porre fine alla violenza generalizzata nel paese e il rispetto degli accordi di pace con le FARC da parte del governo.
La minga, come riportato da Infobae, trova il supporto del senatore Feliciano Valencia: “Esiste una identità politica comune tra la Minga e il Paro Nacional, le rivendicazioni sono simili perché il problema della Colombia è strutturale. Il problema è che ciò che è a rischio in Colombia è la vita delle persone, e per questa ragione ci siamo uniti”
Il Paro Nacional del 21 ottobre si colloca sulla scia delle grandi manifestazioni contro il governo avvenute in Colombia negli ultimi anni, prima dello scoppio della pandemia mondiale. Uno dei momenti più salienti è rappresentati dalla mobilitazione nazionale del 21 novembre 2019, quando centinaia di migliaia di colombiani protestarono contro il governo per le riforme pensionistiche e del lavoro e nuovamente per il rispetto degli accordi di pace. In questa occasione la repressione da parte degli apparati polizieschi, specialmente in particolare dell’ESMAD, l’unità antisommossa colombiana è stata particolarmente violenta e sfociata nell’omicidio di Dilan Cruz, giovane studente diciottenne ucciso dall’ESMAD con un proiettile “antisommossa” alla nuca. Il bilancio finale contò tre morti e 273 feriti.
La voglia di cambiamento del popolo colombiano si era mostrata evidente anche prima delle mobilitazioni del novembre 2019. Le importanti elezioni amministrative del 27 ottobre 2019 avevano significato una importante sconfitta del Centro Democratico, il partito del presidente Ivan Duque e dell’ex presidente Alvaro Uribe, occasione in cui gli elettori delle due principali città del paese (Bogotá e Medellín) avevano scelto sindaci appartenenti a liste verdi ed indipendenti. Un risultato sorprendente soprattutto per Medellín, città natale di Alvaro Uribe e storica roccaforte della destra uribista.
Il Paro Nacional conquista nuovamente la scena pubblica dopo le forti proteste del 9 e 10 settembre nate dalla morte di Javier Ordóñez, l’avvocato e tassista torturato e ucciso a colpi di manganello e teaser da due agenti di polizia che l’avevano sorpreso a bere alcolici per strada. L’indignazione e la rabbia popolare sono sfociate in diverse proteste spontanee a Bogotá e in altre città, con una sanguinosa repressione da parte della polizia che solamente a Bogotá ha provocato 13 morti e 58 feriti per colpi di arma da fuoco.