LEGGI IL DOCUMENTO DEL FORUM DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA SU BACINI INNEVAMENTO E SICCITA’
Ben 278,5 milioni di metri cubi: è questa la quantità d’acqua che ogni anno viene consumata in Trentino per alimentare settori come agricoltura (120), industria (100), acqua potabile (50) e per produrre neve artificiale (8,5). Cifre simili si riscontrano in Alto Adige dove per sostenere l’agricoltura vengono utilizzati 150 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, con l’industria e l’uso potabile che si attestano rispettivamente a 50 e 45 milioni. In provincia di Bolzano però, ogni anno si consuma più acqua per imbiancare le piste da sci: circa 10 milioni di metri cubi.
Le spese nel dettaglio
Per entrare più nel dettaglio, in Trentino il settore che ogni anno movimenta i volumi di acqua maggiori è quello idroelettrico con 17.853 milioni di metri cubi, pari al 91,2% del totale. Seguono l’uso ittiogenico nelle pescicolture (3,4%), quello agricolo (3,1%) e quello civile (1,6%), in cui rientra l’acqua potabile e dove si riscontrano consumi più alti rispetto alla media nazionale ma anche molte meno perdite negli acquedotti. Tuttavia, come spiega il dirigente generale del Dipartimento territorio e trasporti, ambiente, energia e cooperazione, Roberto Andreatta, quando si parla di questi dati è importante distinguere fra l’acqua «prelevata» e quella che poi viene effettivamente consumata. Per esempio l’utilizzo idroelettrico praticamente non consuma questa risorsa, dal momento che l’acqua viene restituita all’ambiente a valle della turbina. «Nella nostra provincia è l’irrigazione a consumare la maggior parte dell’acqua prelevata», afferma Andreatta. Infatti fra evaporazione, inclusione nel raccolto e traspirazione dalle piante la metà del volume utilizzato viene consumato, mentre la parte restante ricarica la falda o il flusso superficiale: «Oppure si perde in evaporazione non produttiva», sottolinea il dirigente.
Le coltivazioni
«Al contrario fino al 90% dell’acqua prelevata per uso civile e domestico ritorna ai fiumi e agli acquiferi in forma di refluo. Al contempo le industrie generalmente consumano solo circa il 5% dell’acqua che prelevano». Comunque Andreatta guarda al proverbiale bicchiere mezzo pieno: «Se raffrontato a quello di altre regioni il fabbisogno idrico del Trentino è assolutamente marginale, basti pensare che da noi ci sono poco più di 20.000 ettari coltivati e irrigati a fronte degli oltre 247 mila del Veneto».
Casomai il problema è rappresentato dai cambiamenti climatici e dagli scenari futuri collegati. Secondo l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente i conflitti per questa importante risorsa sono destinati a crescere, inoltre l’aumento delle temperature e la diversa distribuzione delle precipitazioni indotta dai cambiamenti climatici modificheranno il ciclo idrologico, andando quindi ad alterare la quantità (disponibilità di acqua nello spazio e nel tempo) e la qualità delle risorse idriche (superficiali e sotterranee). «A livello nazionale — sottolinea il dirigente della Provincia — i cambiamenti climatici porteranno a ridiscutere alcune coltivazioni come quella del riso, che ha bisogno di molta acqua. Diversamente la vite, già molto diffusa in Trentino, potrebbe svilupparsi ulteriormente in quando poco idroesigente». Detto questo Andreatta ricorda che gli investimenti andranno indirizzati laddove si consuma più acqua e, conseguentemente, dove c’è una più ampia possibilità di razionalizzazione: «Negli ultimi anni abbiamo già investito molto come per gli impianti a goccia, ma il settore agricolo dovrà essere ulteriormente sviluppato prevedendo un sistema di bacini di accumulo per recuperare maggiori quantità d’acqua».
Capitolo neve
Cionondimeno è anche alla luce di queste necessità che molti hanno iniziato a chiedere più sacrifici al comparto sciistico, un settore tradizionalmente sostenuto anche attraverso fondi pubblici. Come già anticipato, per produrre neve artificiale ogni anno, vengono utilizzati 8,5 milioni di metri cubi d’acqua: l’equivalente di 3.400 piscine olimpioniche (oltre 7.400 se si calcola anche la Provincia di Bolzano). «Più che ai numeri dovemmo guardare a quanto è aumentata la richiesta d’acqua per produrre neve artificiale», osserva Marco Albino Ferrari giornalista e scrittore (il suo ultimo libro è «Assalto alle Alpi»), nonché una delle voci più autorevoli sulla cultura della montagna. «Di anno in anno questa richiesta è aumentata, perché i giorni buoni per produrre neve sono sempre meno ed è necessaria sempre più acqua da sparare in brevi periodi». Nel frattempo i prezzi degli impianti aumentano e in quota si moltiplicano i bacini artificiali. «Sulle Dolomiti lo skipass giornaliero è arrivato a costare 80 euro, una cifra altissima, mentre il pubblico italiano cala vertiginosamente lo sci è diventato uno sport per pochi eletti. Inoltre — punta il dito lo scrittore — dire che i bacini di innevamento servono per spegnere gli incendi è solo una scusa». Ferrari non chiede di chiudere le grandi stazioni «dove si fanno ancora affari d’oro», ma perlomeno che non vengano concessi nuovi impianti. «All’opposto investire risorse pubbliche nelle stazioni che arrancano, come la Panarotta, è un ragionamento miope e anacronistico». Per Ferrari in questo comprensorio sarebbe meglio investire su scialpinismo e ciaspole. «Mettere soldi pubblici per salvare questi impianti è accanimento terapeutico, non possiamo salvare le piccole centrali dello sci che non si reggono in piedi da sole. In passato — prosegue lo scrittore — lo sci e il turismo hanno salvato le Alpi dalla povertà, oggi però l’overtourism può portare addirittura allo spopolamento».
Il turismo
Effettivamente tra seconde case e affitti brevi che fanno lievitare i prezzi, in queste località i residenti sono sempre meno. «In centri come Cortina d’Ampezzo, Canazei piuttosto che Madonna di Campiglio, assistiamo a una sorta di “sostituzione etnica”: i locali vengono rimpiazzati dai turisti che si comprano le case per le vacanze». Il rischio è che montagne sempre più spopolate diventino nuovi terreni di conquista, grandi serbatoi a cui attingere per recuperare una risorsa sempre più scarsa. «Agricoltura, turismo e idroelettrico si strapperanno l’acqua a vicenda, di questo passo — conclude Ferrari — i conflitti non potranno che aumentare
diTiziano Grottolo – Corriere del Trentino nov 2023